domenica 19 giugno 2011

Internet non è la soluzione della politica

Con l'ultima tornata elettorale - amministrative e referendum - molti nel centro sinistra italiano hanno scoperto e celebrato la rete.
I commenti vanno da "io l'avevo detto e previsto" di Civatiana memoria a semplici prese d'atto in cui si riconosce l'importanza fondamentale di internet nel nuovo modo di comunicare.

Il primo grande politico a livello planetario ad usare internet in tutta la sua potenzialità, fu Barack Obama durante le elezioni presidenziali americane del 2008. Attraverso la rete e grazie ai suoi sostenitori fece passare in modo chiaro e conciso il suo famosa slogan "Yes, we can", slogan che raccoglitore di contenuti e speranze permise ad Obama di diventare il primo presidente di colore nella storia degli Stati Uniti.
Venendo più vicino a noi, sia nello spazio che nel tempo, le figure di Pisapia e dei Grillini sono ormai emblematiche se si vuol parlare di politica internettiana in Italia.

Molti hanno tessuto mille lodi nei confronti di internet. La rete ha avvicinato la gente ai problemi, ha risvegliato l'interesse delle masse per il bene comune e ancor di più ha contribuito ad avviare in molti paesi del nord Africa i processi per la trasformazione democratica.

Eppure Internet non è la soluzione ai problemi della politica e/o dei mali del mondo. Quando si parla di internet bisogna partire da due parole: comunicazione e slogan.

Non dobbiamo infatti dimenticarci che internet è innanzitutto un mezzo di comunicazione, partecipativo, ma comunque un semplice mezzo. La rivoluzione culturale che ha imposto la rete è per certi versi paragonabile a quella indotta nei secoli scorsi dagli altri mezzi di comunicazione di massa (la stampa, la radio, la televisione).
E' indubbio che, come detto, rispetto ai mezzi di comunicazione precedenti, internet sia uno strumento partecipativo, dove chiunque può contribuire a mettere in rete informazioni, idee, ma anche falsità ed opinioni in malafede difficili da controllare, ma soprattutto da verificare.

Come ogni mezzo esso va analizzato e conosciuto prima di sfruttarlo appieno, perché se da una parte da la possibilità di avvicinare le persone alla politica, dall'altra ha la forte potenzialità di allontanarle con informazioni qualunquistiche difficili poi da smentire - vedasi il caso Grillo.

Qui si allaccia la seconda parola. Come in qualsiasi altro mezzo di comunicazione la cosa più facile da far passare attraverso internet sono gli slogan. Il più famoso è certamente "Yes, we can", ed in Italia il pisapiano "Io ci credo".
Slogan che se attirano le persone, difficilmente possono spiegare quali sono le idee politiche di una parte e di un'altra. Internet da questa possibilità, ma come già detto prima pone il problema di scindere le informazioni vere da quelle false, le proposte concrete dalla semplice propaganda. Inoltre in un paese dove una minima parte della popolazione legge i quotidiani, difficilmente da un giorno all'altro i cittadini si interesserebbero delle opinioni di singoli sconosciuti. Ricadiamo cosi nel paradosso degli altri mezzi di comunicazione di massa, dove la notizia la fanno solo coloro che godono di una posizione dominante. Tale concetto nella rete esiste, non più come posizione dominante fisicamente, ma come posizione culturalmente e sociologicamente dominante, che non fa più mettere in discussione quello che viene diffuso da coloro che si ritrovano in tale posizione.  

Internet non è quindi la panacea di tutti i mali e di tutti i problemi. Permette si di informare e di informarsi, ma al contempo attira soprattutto per gli slogan e i messaggi forti - come negli altri mezzi di comunicazione.
Il rischio vero è quello di ricadere per l'ennesima volta nel populismo, non più radiofonico ma internettiano, perché si è troppo occupati ad interessarsi su come passare un messaggio nella rete anziché elaborare il messaggio. C'è il serio pericolo di trasferirsi dal contenuto al contenitore.

L'unico modo per rendere davvero efficace la rete è far crescere l'interesse del cittadino verso la gestione del bene comune,  nel contempo far crescere la sua maturità sociale, invogliarlo quindi a ragionare con una visione critica della società. La rete è un mezzo, non il modo. L'unico modo è quello di ritornare a parlare di politica e di problemi comuni ai cittadini, di lavoro, di giovani, di ambiente e cosi via. Solo dopo aver parlato e discusso di questi si potrà costruire una speranza, e solo allora internet potrà entrare e fare la sua parte.

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