domenica 29 maggio 2011

Power's Young

Partiamo da un dato di fatto:
comunque andrà a Milano, c'è stata la dimostrazione che i giovani hanno in mano il proprio futuro.

La vera differenza nella campagna elettorale di Pisapia (oltre al personaggio stesso) l'hanno fatta le migliaia di giovani, di partito e no, che durante un periodo lungo un mese si sono impegnati a fondo per portare il vento del cambiamento nella capitale lombarda, e da lì si spera in tutta Italia.
E' evidente. Durante la campagna elettorale, nelle piazze, nel mondo di internet, tutti i giovani hanno saputo e voluto - finalmente aggiungo io - parlare con un linguaggio giovane, con il linguaggio della rete, con l'ironia, con i blog, con i twitter e i facebook e con le loro facce giovani e pulite hanno saputo coinvolgere anche i vecchi militanti di partito prendendosi per una volta il palcoscenico politico italiano.

Sembra che l'insegnamento che Obama ci diede durante le elezioni presidenziali del 2008 sia ormai stato recepito dalla sinistra e dai giovani italiani.

Ma non è solamente una questione di entusiasmo che ha mandato avanti questi giovani che oggi si prendono i propri spazi.
Girando per le strade, da Milano fino ai piccoli paesi di provincia, vediamo una nuova generazione finalmente consapevole del proprio ruolo e delle proprie capacità, e che nella maggior parte dei casi si sono meritati con il sudore il proprio ruolo e le proprie competenze.
Capacità politiche ed amministrative.
Non a caso il nuovo sindaco di Bologna, Virginio Merola, ha reputato di inserire nella propria giunta una buona percentuale di giovani, probabilmente perchè proprio i giovani più di altri hanno la lente per osservare e capire l'attuale società italiana lasciata loro in eredità dai propri padri.

Il cambiamento è iniziato, come giovani abbiamo la possibilità di prenderci i nostri spazi. Adesso sta a noi.

venerdì 27 maggio 2011

Università pubblica e per tutti: ma qualcuno ci crede ancora?


E’ di questi giorni l’interrogazione parlamentare presentata da alcuni senatori appartenenti a diversi gruppi (Pd, Udc, Api, Fli, IoSud) che propone, quale strumento per risolvere i mali dell’università italiana, di adottare anche nel nostro Paese, come già fatto dal governo conservatore in Inghilterra, il cosiddetto “rapporto Browne”.

Si tratta di un sistema che lascia campo all’aumento esponenziale delle tasse universitarie (fino a 9000 sterline) fornendo agli studenti meno abbienti un prestito che dovrà poi essere restituito al termine degli studi qualora lo studente ora lavoratore riesca a raggiungere una certa soglia di reddito (21000 sterline). Il fine sarebbe quello di spingere gli studenti a scegliere le università migliori e quindi incentivare una concorrenza fra queste ultime.
Se l’interrogazione parte da una considerazione tanto condivisibile quanto evidente, ossia che il sistema universitario italiano è al collasso a causa dei tagli indiscriminati effettuati dal Governo, la soluzione prospettata è, secondo il nostro parere, quanto di peggio si potesse partorire. In sostanza si dice: “siccome il Governo ha deciso di disinvestire nell’istruzione e nella ricerca, studenti pensateci voi a salvare l’università italiana”.
Partiamo da alcuni dati di fatto: l’Italia è uno dei Paesi col minor numero di laureati (19% della popolazione fra i 25-34 anni, mentre la media europea è al 30%, in Francia, Spagna e Regno Unito il 40%); nel 2013 il fondo integrativo per borse di studio sarà decurtato del 95% rispetto al 2009 (e già oggi in Italia usufruisce di borsa di studio l8,4% degli studenti, in Germania il 24%); il nostro mercato del lavoro valorizza poco la laurea (anzi in certi casi lo vede addirittura come un ostacolo, perché il laureato “si aspetta di più”); ciò nonostante all’estero i laureati italiani sono ricercati per il loro livello di preparazione.
Il quadro che ne risulta mostra che il livello della didattica nell’università italiana, in considerazione dello scarso finanziamento che riceve, è comunque di ottima qualità. Il problema è che ciò viene poco o pochissimo valorizzato e difficilmente finisce per dare al sistema Italia quella marcia in più che gli permetterebbe di competere con maggiori possibilità a livello internazionale.
I nostri migliori ricercatori sono spinti ad emigrare all’estero, andando così a contribuire allo sviluppo di quei Paesi che, con lungimiranza, hanno capito che in questo campo possono giocarsela veramente con i Paesi emergenti, e non solo spingendo al ribasso sul costo del lavoro e sugli standard di protezione sociale. Perché invece di guardare al Regno Unito, che ha ridotto di più del 20% i finanziamenti al sistema universitario (solo noi, la Grecia e la Lettonia abbiamo fatto altrettanto), non guardiamo ad esempio a Francia e Germania che hanno invece incrementato notevolmente tali finanziamenti, e che hanno sviluppato un serio welfare a supporto degli studenti?
Noi crediamo che una riforma del diritto allo studio sia sicuramente necessaria ma non certo in senso ulteriormente peggiorativo, indirizzo peraltro già intrapreso con l’introduzione dello strumento del prestito d’onore con la l. 240/10 (riforma Gelmini), ma al contrario riformandolo in senso più democratico e soprattutto rifinanziandolo iniziando dallo ristanziare le risorse ad oggi tagliate.
Le università italiane devono sì riuscire nella sfida di diversificare le proprie fonti di finanziamento, ma lo Stato non deve tirarsene fuori ed anzi puntare su questo campo, istruzione e ricerca, per riuscire ad uscire finalmente dalla crisi senza avere le ossa rotte (in termini di costi sociali e competitività), e al tempo stesso intervenendo per fare sì che il titolo di studio diventi realmente un valore aggiunto nella carriera lavorativa e dunque anche uno strumento, anzi lo strumento per eccellenza, di mobilità sociale.
Siamo quindi allibiti nel constatare questa saldatura fra la visione di questo Governo, esplicata più nelle sue finanziarie che con la riforma Gelmini, e la proposta di alcuni senatori dell’opposizione.
In particolare ci stupisce constatare la cospicua presenza, tra i firmatari, di senatori eletti nelle liste del Partito Democratico.
Se siamo ormai consapevoli della linea adottata dal governo, ci domandiamo ora che visione abbia dell'università pubblica il più grande partito d'opposizione e soprattutto se possiamo iscrivere tale visione nel campo del riformismo europeo.
Il modello di università che ne esce è quello di un’università classista che ostacola gli studenti non dotati dei mezzi economici necessari: nella migliore delle ipotesi costruisce una generazione di giovani ultra indebitati prima ancora di avere un’occupazione (in un mercato occupazione che oggi fa segnare record storici sulla disoccupazione giovanile), nella peggiore contraddice completamente il dettato costituzionale (art. 34), per cui i capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi, e lo Stato deve rendere effettivo questo diritto con borse di studio e altre provvidenze. Bisogna mettersi bene in testa che rendere selettivo il percorso di studi, responsabilizzando gli studenti, è cosa ben diversa dal rendere selettiva anche la mera possibilità di accedere a questo percorso.
Sperando che da qualche parte in Italia ci sia ancora qualcuno che creda in un’università pubblica e di qualità, per ora non possiamo che pensare che il peggio non è ancora passato. Dopo tutto una volta che si è toccato il fondo si può sempre iniziare a scavare.


Andrea Curcio – Senato Accademico
Matteo Domenighini – Consiglio di Amministrazione
Università degli Studi di Brescia

sabato 21 maggio 2011

Brescia, Pisapia & Università

A Milano il candidato del centro sinistra, Giuliano Pisapia, oltre a presentare la sua figura gentile, caso più unico che raro, ha presentato anche un corposo programma su come intende agire per cambiare Milano e farla ritornare quel motore economico e morale di inizio anni '90.

In particolare, per l'importanza che la città riveste nel campo della cultura, è degno di nota il capitolo che Pisapia dedica alla cultura e più specificatamente all'Università. Egli porta 6 punti di sviluppo per la vita universitaria, non vista come un qualcosa chiuso all'interno delle quattro mura degli atenei, ma che si allarga ad abbracciare tutta la città di Milano, riconoscendo cosi lo status di studente universitario, e non di semplice cittadino che per propria scelta frequenta gli studi universitari nella capitale lombarda.
Potete leggere il suo programma cliccando qui e leggendo da pagina 29.

giovedì 19 maggio 2011

Bike sharing in salsa bresciana

Secondo la classifica del Sole 24ore Brescia risulta essere la città leader, per numero di utenti, nel servizio di bike sharing.
Brescia si posiziona prima con 177 utenti ogni 10.000 abitanti davanti a Milano con 99 e Bergamo 88.
Appena appresa la notizia il vicesindaco Rolfi e neo assessore alla mobilità ha celebrato tale risultato come un frutto del lavoro della propria giunta.


Vorrei però far presente al vicesindaco Rolfi che tale progetto è partito durante la precedente giunta di centrosinistra capeggiata da Corsini che aveva installato 24 stazioni seguite poi da sole 3 nuove stazioni di cui una, quella del pirellino, richiesta e voluta dalla regione.

Ma adesso c'è il piano di installare altre 12 stazioni in giro per la città. Vero, anzi verissimo. Si dia il caso che però anche in questo caso non è certamente merito dell'attuale giunta, visto che tali stazioni verranno installate con fondi europei senza alcuna partecipazione da parte del comune.

E cosa dire dei fantomatici sconti per gli studenti universitari. Essi si limitano, per il momento, semplicemente alla mancanza dei 5 euro di cauzione per avere la tessera di bicimia, e questo solo dopo un'esplicita richiesta dei rappresentanti quando Brescia Sintesi era lanciata sugli sconti agli universitari per i posti auto.

E come non parlare del decadimento della qualità del servizio di BiciMia in giro per la città. Ormai sempre più spesso assistiamo a rastrelliere inesorabilmente vuote o inesorabilmente piene, a problemi di software e cosi via.

Non basta installare nuove stazioni con soldi altrui per potersi fregiare del titolo di leader italiano del bike sharing e della mobilità su due ruote.

Sono tutti eticamente colpevoli

Nella giornata di lunedì si è tenuto il Senato Accademico dell'Università bresciana.
Come primo punto all'ordine del giorno era fissata l'approvazione del codice etico, necessario, secondo la nuova normativa, per poter assegnare gli incarichi didattici e per bandire ogni nuovo concorso.
Il Rettore Pecorelli durante la seduta ha proposto all'assemblea di adottare un codice etico snello, composto da pochissimi articoli tutti decisamente scarni ad eccezione di quello riguardante il nepotismo tema caldo di tutto l'autunno appena passato e punto di forza dei fautori della riforma Gelmini.

martedì 17 maggio 2011

E adesso??

E adesso?
Possiamo dire con molta tranquillità, pur dovendo aspettare i ballottaggi, che il centro sinistra in Italia, e in particolare nella provincia di Brescia, ha vinto questo giro di amministrative.
Elezioni amministrative che assumono però anche carattere politico data la presenza di quattro grandi città, ed in particolare di Milano.
Possiamo quindi affermare con altrettanta tranquillità che nella giornate di Domenica e Lunedì c'è stata una netta vittoria politica del centro sinistra.

mercoledì 11 maggio 2011

Chi ben comincia...

Quando ho creato il blog, la mia intenzione era, soprattutto, di parlare dei problemi della città di Brescia e di portare la mia visione e le mie soluzioni.

Eppure in un clima come quello attuale, non posso esimermi dal parlare ancora una volta del Partito Democratico, attualmente unica alternativa di governo in città.
La miccia accesa nei giorni scorsi dai vari Gitti e Corsini, con commenti a seguire della Castelletti, sembra ormai arrivata alla polvere da sparo pronta cosi a far esplodere il tutto.
L'ultimo tratto di miccia è stato consumato oggi con l'intervista al consigliere Pd Rebecchi.
Rebecchi oltre a tirar le orecchie ai sopracitati ci ha tenuto a ribadire come il candidato del Pd per il 2013 è ancora, come sempre, Emilio Del Bono.

Senza voler entrare nei meriti e nei demeriti che portarono 3 anni fa Del Bono ha perdere lo scontro diretto con Paroli, il centrosinistra bresciano ancora una volta cade nei suoi vecchi errori, scontrandosi e rinfacciandosi non all'interno del partito, ma per l'ennesima, volta sui giornali, portando i propri panni sporchi davanti alla cittadinanza.
Da elettore di centrosinistra non posso che pensare che se questa è l'alternativa alla giunta del non fare di Paroli, il futuro non è certamente roseo, indipendentemente da colui che dovesse vincere nel 2013.
Scontri interni tra correnti pubblicizzati davanti alla città, un continuo rincorrersi tra nomi senza poi portare un vero piano di sviluppo della città che vada oltre quelle solite 4-5 frasi che continuano a ripetersi.
Il popolo del centro sinistra è composto da gente matura, che necessità e richiede di andare oltre i soliti slogan. Ad oggi il partito si è dimostrato incapace di dare risposte concrete.

E non c'è da stupirsi se poi gli elettori disertano le urne. Dopotutto come si può ascoltare coloro che prima firmano documenti pro-primarie e poi hanno già deciso il nome del futuro candidato sindaco?

E se chi ben comincia è a metà dell'opera, qui a Brescia siamo ben lontani dall'aver neanche iniziato

martedì 10 maggio 2011

E' un partito per vecchi!

Solo qualche giorno fa scrivevo un commento sul ruolo che i giovani dovrebbero avere nel Partito Democratico e degli atteggiamenti che lo stesso dovrebbe avere nei loro confronti. Neanche il tempo di archiviarlo che qualcuno ha deciso di darmi ragione su tutta la linea. Il PD è un partito per vecchi.

Nella serata di ieri si è tenuta una conferenza stampa del centro culturale, fondato dall'On. Corsini e da altri importanti esponenti del partito bresciano (riconducibili all'area ex DS), durante la quale si è presentato il nuovo ciclo di conferenze che si terrà nei prossimi mesi.
E l'On. Corsini, probabilmente, non aspettava che un'occasione del genere per ribadire il concetto già espresso durante il corso di formazione dei Giovani Democratici.
Dopo una legislatura passata a Roma è sua volontà ricandidarsi a Brescia, non si sa ancora se come Sindaco o come semplice consigliere comunale, ma è suo desiderio portare nuovamente la sua esperienza al servizio di Brescia.

lunedì 9 maggio 2011

I soldi non ci sono. Inventiamoceli!

Con la retrocessione del Brescia in serie B si è ripreso a parlare del nuovo stadio e dell'annessa cittadella dello sport.
Stadio nuovo, stadio vecchio, a Mompiano, si, no, a San Polo. Tutti parlano, ognuno dice la sua, ma chi sembra avere le idee ben chiare è l'assessore ai lavori pubblici Mario Labolani, che neanche ventiquattr'ore dopo la sconfitta del Brescia contro il Catania, ha riconfermato, in una veloce intervista a BSNews, la volontà del comune di continuare nel progetto della cittadella dello Sport da costruire su via Serenissima, tra San Polo e Buffalora.
Punta ad un impianto che possa ospitare anche sfide internazionali. Progetto davvero necessario avendo la squadra cittadina in serie B.

domenica 8 maggio 2011

Non è un partito per giovani?

Ieri durante tutta la giornata si è svolta la grande assemblea programmatica del partito democratico bresciano.
Lungo tutta una giornata si è discusso, studiato, elaborato quattro grandi documenti su altrettanti quattro grandi temi che abbracciano la vita di ognuno di noi.
Cultura, ambiente, lavoro, welfare, la base della società civile e di ogni partito che voglia davvero fare politica all'interno delle istituzione lasciando da parte ogni forma di propaganda e slogan.

sabato 7 maggio 2011

6 Maggio: e il Partito Democratico?

Non sono mai stato un amante delle bandiere di partito negli scioperi indetti dalle sigle sindacali.
Eppure mi sarei aspettato se non una partecipazione, quantomeno delle dichiarazioni di vicinanza alla CGIL da parte del Partito Democratico nazionale e locale.
Eppure tutto ciò non è avvenuto! Esclusi alcuni singoli esponenti che hanno partecipato in forma privata allo sciopero e relativa manifestazione, il Partito Democratico si è tenuto ben distante dall'evento di ieri.
Mi domando il motivo di questo comportamento:

- il Partito Democratico non condivide la piattaforma esposta dalla CGIL?
- il Partito Democratico non ha ancora scelto se stare con un sindacato che si batte con e per i lavoratori, piuttosto che con quelli che fanno patti scellerati con governo ed industriali vari?
- il Partito Democratico ha un'altra visione del mondo del lavoro? E se si, qual è?
- il Partito Democratico pensa che la situazione del lavoro in Italia sia rosea?

mi piacerebbe avere delle serie e precise risposte, soprattutto per capire dove si stia dirigendo in questo momento fondamentale per la vita futura del nostro paese il Partito Democratico, che tante volte ama definirsi come "un partito di governo momentaneamente all'opposizione".
Ma se non si è in grado di fare opposizione, come si spera che i cittadini possano pensare che si sappia governare?

venerdì 6 maggio 2011

Autolesionismo tra gli studenti bresciani

Stamattina a Brescia, come nelle altre principali città d'Italia, si è tenuto il grande sciopero generale indetto dalla CGIL.
In attesa dei dati, delle cifre sulle quali discutere, analizzare, scontrarsi, si può solo affermare che dalla piazza il corteo di oggi era un biscione lungo chilometri che si snodava per il centro di Brescia tra l'incredulità e la curiosità dei cittadini ai lati della strada.
Un corteo pacifico con cittadini e lavoratori di tutte le età, dagli studenti medi ai pensionati dello SPI, che in modo civile hanno portato all'attenzione del paese i problemi della classe lavoratrice e delle future generazioni del nostro stato.

giovedì 5 maggio 2011

Gli universitari bresciani sono evasori fiscali!

Palazzo Martinengo Palatini - Rettorato
Almeno questo è quello che hanno scritto i quotidiani locali e diversi quotidiani di respiro nazionale come il Corriere della Sera e Libero nelle loro edizioni milanesi. Ma partiamo dal principio.

Per far ciò, dobbiamo tornare all'estate del 2009, quando il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione dell'Ateneo cittadino approvano il nuovo piano tasse per la rimodulazione e l'aumento della contribuzione studentesca a seguito dei tagli operati dal ministero dell'università (MIUR). Durante quell'occasione una parte della rappresentanza studentesca riconducibile alle liste Progetto Ingegneria e Studenti Per votarono a favore del nuovo piano tasse, ma in cambio chiesero un serio controllo delle autodichiarazioni effettuate dagli studenti in fase di iscrizione.
Seppur all'epoca l'amministrazione acconsentì a tale richiesta, nulla cambiò per circa un anno e mezzo.

mercoledì 4 maggio 2011

IL TPL e la nuova pedonalizzazione del centro 1a parte

In questi giorni ha fatto notizia - e polemica - il nuovo presunto piano di pedonalizzazione delle maggiori piazze bresciane da parte della giunta di centrodestra Rolfi-Paroli.
Non è mia intenzione, nè tantomento interesse, fare polemica sul fatto se sia un ritorno al passato o meno dopo tre anni di politica di incentivazione all'uso del mezzo privato.
I fatti parlano chiaro e ogni cittadino potrà farsi l'idea che vorrà.
Vorrei invece concentrarmi su un aspetto diverso: su come questa nuova pedonalizzazione debba unirsi al TPL (Trasporto Pubblico Urbano) e ad un suo complessivo miglioramento.
Una pedonalizzazione del centro storico necessita forzatamente di politiche di supporto al cittadino per permettergli di raggiungere e vivere il centro storico.

martedì 3 maggio 2011

All'UniBS si farà lezione negli scantinati

"Un ateneo che merita di essere scelto - precisa - non solo perché è un'ottima università ma anche perchè è meno affollata di altre..."
Sergio Pecorelli - BresciaOggi 29 Apr. 2011

Alle parole del Rettore Sergio Pecorelli rispondono i fatti che ogni giorno si palesano davanti agli occhi di qualunque studente dell'Università di Brescia.
Probabilmente il Magnifico Rettore non ha mai avuto l'occasione di visitare e di condividere gli spazi che come universitari frequentiamo ogni giorno.

Della vita, della morte e di altre sciocchezze: intervista in odore di testamento biologico

Proprio in questi giorni, dopo il passaggio definitivo delle leggi salva Berlusconi alla camera, torna in voga nella scena politica italiana il testamento biologico e la libertà di scelta del cittadino di fronte alle cure mediche e relativo consenso informato.

Il governo Berlusconi, insieme alle opposizione di centro e centrodestra, sembra intenzionato a proporre una legislazione decisamente restrittiva sul tema, senza che le opposizioni di centro sinistra abbiano finora fatto alcuna forma di protesta o proposta alternativa.