sabato 19 dicembre 2009

Intervento in CdF in merito alla questione Erasmus

Attualmente come fatto notare dal personale docente, la percentuale degli studenti che frequenta un periodo di studi all'estero è molto bassa, anche rispetto alla media nazionale. Da quanto rileviamo dal questionario sottoposto ai laureandi notiamo come nei vari corsi di laurea in media meno del 30% degli studenti si avvale dell'offerta Erasmus. Dagli stessi questionari vediamo come la percentuale si alza sensibilmente nelle lauree specialistiche, compreso il corso a ciclo unico di Edile Architettura, e in quelle più internazionali come come i corsi di Elettronica e di Telecomunicazione.

Tali dati sono a mio parere giustificati da una serie di circostanze. In primis lo studente bresciano ha, in generale, una mentalità più provinciale rispetto ai propri colleghi che studiano in atenei più “internazionali”, ha difficoltà a lasciare la propria città, e in alcuni casi addirittura il proprio paese.

E' riconducibile a questa motivazione, a mio avviso, anche la scarsa conoscenza delle lingue straniere. La maggior parte degli studenti seppur abbiano superato il PET, non sono in grado di mantenere una conversazione in lingua inglese, figurarsi seguire delle lezioni nella lingua madre del paese ospitante o di sostenere esami.

Una testimonianza emblematica su quanto detto viene dalla responsabile Erasmus della facoltà di Economia che denuncia una chiusura degli studenti bresciani all'interno del proprio gruppo di amici, atteggiamento che non favorisce certamente l'integrazione degli studenti stranieri che frequentano la nostra università. Tale atteggiamento è negativo due volte, per primo perchè non favorisce lo scambio culturale, quindi nel nostro studente non nasce la curiosità di confrontarsi con altri modelli culturali/didattici, in secondo luogo porta dei feedback negativi sulla nostra università nei paesi d'origine degli studenti stranieri che ospitiamo.

Questa seconda conseguenza è molto grave perchè come è ben noto il passaparola tra studente è una delle fonti principali alle quali si attinge per scegliere la propria università per l'Erasmus, è una cattiva nomea sull'università e sulla città non può far altro che far diminuire ulteriormente il già esiguo numero di studenti Erasmus che studiano nella nostra città.

Una seconda conclusione che si può fare analizzando i dati è la visione che lo studente medio ha dell'Erasmus. Pochi lo vedono come una vera esperienza didattica, la maggior parte lo vede come un'esperienza di vita, importante si, ma che ti lascia indietro con gli esami. Con il processo di Bologna e la relativa riforma del 3+2, si sono resi fondamentali i primi tre anni del percorso di studi e nello studente che punta a laurearsi nel minor tempo possibile l'Erasmus è solo un ostacolo che rallenta i tempi. Per questo motivo, a mio avviso, la percentuale maggiore di studenti Erasmus si concentra nella specialistica, questo perché avendo già un titolo di studio in mano lo studente, che è anche più consapevole, prende il tutto più tranquillamente.

Tale problema è accentuato anche dal non sempre chiaro e semplice riconoscimento dei crediti acquisiti all'estero. Capita, non di rado, che alcuni professori facciano diverse difficoltà addicendo mancanze al piano di studi precedentemente accordato.

C'è inoltre una mancanza amministrativa da parte del nostro Ateneo. L'ufficio “Rapporti Internazionali” non è adeguato ai propri compiti, sia come mole di lavoro, sia come competenze minime degli strutturati. I dipendenti affiliati a tale ufficio, sono si in numero di quattro, ma di cui solo due a regime effettivo, essendo gli altri due part-time. Inoltre tale ufficio non si occupa esclusivamente di Erasmus, ma raggruppa tutta una serie di compiti che vanno oltre la semplice mobilità studentesca. Tale situazione rende difficoltoso il supporto agli studenti all'estero e a quelli in loco che sono interessati a partire.

Inoltre è emblematico come non sia presente all'interno di tale ufficio nessuna persona che sia in grado di mantenere una conversazione in lingua inglese. Quest'ultima situazione non danneggia gli studenti in entrata per i quali esiste lo sportello studenti istituito dall'ultimo CRS, ma i rapporti internazionali che vengono affidati alla buona volontà dei singoli professori mancando cosi una strutturazione ufficiale dei rapporti internazionali.

Per ovviare a tale situazione come rappresentanti degli studenti, e in particolare il sottoscritto, ci siamo già mossi in due direzioni diverse ma complementari. Siamo già stati a colloquio con il Sig. Angelo Bissolo responsabile dei “Servizi agli studenti” per analizzare la situazione e vedere in quali direzioni ci si può muovere per migliorare la situazione. Inoltre anche a Brescia è nata l'ESN (Erasmus Student Network), un'associazione di studenti che hanno frequentato l'Erasmus, che si occupano di informare e dare supporto a coloro che hanno intenzione di partire per un'esperienza di studio all'estero.

In ultimo non sono da sottovalutare, ancor più in un periodo di crisi come quello attuale, le spese da sostenere per un periodo di studio all'estero. La borsa di studio fornita dal nostro Ateneo è in molti casi inferiore a quella fornita da altre università italiane e nella maggior parte dei casi non permette di coprire le spese di permanenza con ulteriore aggravio per le famiglie degli studenti.

Per

Progetto Ingegneria



Andrea Curcio