giovedì 28 luglio 2011

Campus universitario. Tutti d'accordo! Certo come no

E' di appena pochi giorni fa la delibera del Consiglio Comunale di Brescia che da il via al cambio di destinazione d'uso dell'area della Caserma Randaccio per poter procedere con il progetto del Campus Universitario e partecipare cosi al bando del MIUR, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Per chi era in Consiglio Comunale, è sembrato per poco tempo di trovarsi su un altro pianeta in altri tempi, per un attimo maggioranza e opposizione, pur con alcune critiche, hanno votato compatti a favore del cambio di destinazione, con la sola eccezione dei consiglieri Bragaglio (PD), Albini(SeL) e Cosentini (IdV) che hanno deciso per l'astensione a causa di alcuni problemi sul metodo usato.

Ma qualcuno si è domandato cosa ne pensasse l'istituzione universitaria che dovrà in seguito gestire e supportare i costi di tale struttura? Se da parte degli studenti c'è grande fibrillazione ed entusiasmo, anche se con forti dubbi sulla concretezza dell'opera e sulle modalità con cui è stato portato avanti, alcune parti del mondo universitario sono fortemente scettiche su questa nuova struttura.

Ma facciamo prima un attimo i conti.
Attualmente l'Ateneo cittadino ha a propria disposizione 400 posti letto comprensivi dei nuovi posti all'interno della struttura appena completata presso il Campus di via Valotti.
Con l'avvio del nuovo campus presso la caserma Randaccio, si avrebbero a disposizione altri 196 posti letto - meno una ventina destinati all'housing sociale imposto dalla regione - ma al contempo verrà meno il rapporto tra la Statale e il Franciscanum con una diminuzione, rispetto all'attuale cifra, di 80 posti letto dislocati nel centro storico. A regime avremo quindi un aumento di circa un centinaio di posti rispetto a quelli attualmente disponibili.

La realizzazione del Campus, per un valore complessivo di 25 milioni di euro, di cui 6,25 di valore dell'immobile, non saranno a carico dell'Ateneo cittadino, ma della nuova Fondazione Eulo, nella quale non è presente la Statale bresciana, che coprirà i costi di realizzazione attraverso la partecipazione ad un bando del MIUR e ad un bando regionale - che obbliga la destinazione del 10% dei posti letto all'housing sociale. In parole povere, l'Ateneo cittadino non sarà mai proprietario della struttura, con i vantaggi e gli svantaggi che ciò comporta, ma l'avrà in comodato d'uso per i successivi 30 anni, con l'unico impegno di accollarsi i costi di gestione della struttura. Si prospetta quindi un'esclusione della Cattolica bresciana dalle residenze studentesche comunali.

Ed è proprio l'aspetto dei costi di gestione che spaventa l'ateneo. Infatti a fronte di circa 196 posti letto si prospettano spese di manutenzione pari a quasi mezzo milione di euro all'anno per 30 anni. Un costo di 2.551 euro l'anno per singolo posto letto nel campus, a fronte del costo di 1.000 euro per posto letto che assicurava il contratto con il Franciscanum. Avremo quindi un aumento totale dei posti, ma in proporzione anche un aumento del costo del singolo posto letto.

Ma non ci si ferma qui. Infatti i numeri elencati sono quelli del solo primo step, quello che prevede la realizzazione e successiva gestione di residenze universitarie corredate da alcuni servizi, in prevalenza aule studio.
I futuri step prevedono la realizzazione di ulteriori posti letto per visiting professor e impianti sportivi aperti anche alla cittadinanza, nonché la costruzione a raso di un parcheggio nel cortile sud dello stabile, i cui costi di gestione si presume saranno a carico della fondazione EULO, che è partecipata in prevalenza dal comune di Brescia.

Un dato questo che ha fatto storcere il naso a molti durante l'ultimo Consiglio di Amministrazione datato Venerdì 22 Luglio, tanto che la delibera sul Campus studentesco non ha ricevuto la consueta approvazione all'unanimità. Perplessità queste che si estendono ben oltre il CdA, andando ad investire anche personalità di un certo rilievo che non reputano necessario un investimento tanto corposo soprattutto dopo che l'ateneo, con la gestione Preti, ha avviato una decisa politica di campus universitario presso il polo di via Valotti. A queste perplessità sui costi, poi si affiancano perplessità sulle modalità con cui il comune ha portato avanti il tutto, con i tanti annunci non anticipati da un vero dialogo con l'Ateneo cittadino. 
In particolare sembra che ad alcuni abbia dato fastidio l'annuncio, da parte della consigliera Nini Ferrari, di un futuro trasloco degli uffici delle segreterie studenti presso la nuova struttura, senza essersi prima consultata o quantomeno aver avvertito delle intenzioni i responsabili della Statale.

Ancora una volta la mancanza di trasparenza e di un piano solido e ben strutturato ha dato a molti la sensazione che più che trovarsi di fronte ad un progetto serio, per l'ennesima volta ci si trovi di fronte ad una mossa di propaganda elettorale. Sensazione questa rafforzata dalla data di inizio dei lavori che non inizieranno prima della primavera del 2013. Dopo le prossime elezioni amministrative.

A ciò bisogna associare che con la diminuzione delle borse di studio assegnate dalla Statale si prospetta, secondo le parole del Prof. Caimi presidente del CEDISU, una sensibile diminuzione di richiesta di alloggi da parte degli studenti, con il rischio di ritrovarsi con alloggi vuoti.
Con i costi di gestione non comprimibili, si prospetta un aumento del costo, per l'Ateneo, del singolo posto letto.

Tanti problemi e tanti perplessità che si sarebbero potute probabilmente evitare se ci fosse stato maggior confronto tra l'istituzione universitaria e l'amministrazione cittadina che in molti casi ha compiuti passi poco chiari non solo verso il Consiglio Comunale, ma anche verso colei che è la sua interlocutrice obbligata.

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