domenica 31 luglio 2011

Perchè vendere il proprio corpo?

Da oggi inizio ad ospitare su questo blog il lavoro di un giovane vignettista bresciano. Il suo nome è Stefano Ferrara. Segnatevi il suo nome.

La prima vignetta ci mostra due nostre conoscenze che impartiscono, in questo periodo di rivendicazione della dignità femminile, una lezione ad un gruppo di bambine.

Mi scusi Compagno Segretario

E' di oggi la bella intervista al segretario cittadino del Pd di Brescia Giorgio De Martin.

Sul secondo quotidiano cittadino, il segretario affronta molti passaggi, da quelli più prettamente politici fino a quelli amministrativi con una particolare attenzione alle amministrative del 2013.
Un discorso degno di un segretario che vuol essere segretario di tutti e che al contempo scaccia alcune idee demagogiche come le primarie interne al partito per decidere qualunque cosa.
Gli iscritti hanno dato un mandato preciso ed eletto una dirigenza che ha tutto il diritto, oltreché il dovere, di delineare e mandare avanti la linea politica del cittadino. Se cosi non fosse, non si renderebbe necessaria la figura del Segretario politico.

Non sono cosi illuso nel credere in un partito in cui va tutto bene e in cui nessuno litighi. Sarebbe strano il contrario e in quel caso si che ci sarebbe da preoccuparsi. Dopotutto se Giovanni Sartori sintetizza la politica come la sfera delle decisioni collettive sovrane, è insito che tali decisioni, essendo collettive, possano venire solo dopo e attraverso un confronto/scontro.
Dunque ci si confronti, si litighi negli organi deputati, ma alla fine, e su questo mi associo all'augurio di De Martin, che il partito esca compatto davanti agli elettorali e ai cittadini. E' questa la nostra forza. Forza che ci permette di accettare anche candidati sindaci di altri partiti - come a Milano e a Cagliari - perché consapevoli della portata della nostra linea politica e delle capacità dei nostri amministratori.

Se però mi permetti Compagno Segretario, vorrei portarti due appunti che sicuramente avrai già vagliato e valutato.
Innanzitutto mi fa piacere che ancor prima delle primarie, l'idea è di costruire una coalizione con delle regole chiare che non permettano a qualcuno di sfilarsi a primarie effettuate. Ma penso che insieme alle regole delle primarie come Partito Democratico abbiamo il dovere di portare una bozza di programma elettorale, delle linee guida che devono essere alla base dell'alleanza sulle quali discutere, confrontarci, e perché no anche modificarle, con gli altri partiti. Queste linee dovranno poi essere approvate insieme al regolamento delle primarie. Nel confronto delle primarie non dovranno scontrarsi idee in antitesi tra loro, ma dovranno contrapposti diverse declinazioni delle stesse idee. Questo perché sono le idee la base di ogni movimento politico. Si parte dalle idee per costruire la coalizione, non il contrario. L'elettore medio del centro sinistra è un elettore consapevole ed attento, molto più critico verso il proprio partito rispetto al corrispettivo elettore di centro destra.
Se partiamo dalla coalizione per arrivare alle idee saremo destinati per sempre alla sconfitta.

E partendo da questo ultimo concetto vorrei partire per la seconda mia osservazione. Siamo sicuri Segretario, che l'UdC, e il terzo polo in generale, condivida con noi le idee che stanno alla base del nostro partito e della nostra area politica? Come possiamo allearci con personaggi che fino ad oggi, per convinzione o per opportunità politica non fa differenza, hanno supportato l'attuale amministrazione che tanto male sta facendo alla nostra città?
Siamo cosi sicuri di voler tentare anche a Brescia esperimenti di grand coalition che seppur con altri attori ha cosi miseramente fallito a livello nazionale?
Penso che dobbiamo dialogare, ma con coloro che si pongono come nuovi soggetti - ma per davvero, non minestre riscaldate - e con i movimenti civici per arrivare davvero a creare qualcosa di rivoluzionario, anche nell'ambito nazionale, che possa riportare la città di Brescia ad essere una locomotiva, oltreché economica, soprattutto civile in Italia e in Europa.

Sono sicuro che sarai in grado di farlo insieme a tutto il Partito Democratico.
Un grande augurio di buon lavoro e un in bocca al lupo Compagno Segretario.

venerdì 29 luglio 2011

Un trasporto pubblico senza biglietto

Uno degli aspetti positivi della rappresentanza studentesca è quello di aver l'occasione di confrontarti con persone che altrimenti difficilmente potresti incontrare.
Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di dialogare con alcuni dirigenti ed impiegati di Brescia Trasporti - la controllata del comune che gestisce il servizio di trasporto locale - che fornendomi dati e una diversa prospettiva mi hanno aperto un nuovo mondo: un trasporto pubblico urbano senza biglietto è possibile!

Ma iniziamo dai dati. Secondo fonti di Brescia Mobilità - di cui Brescia Trasporti è una controllata - ogni anno attraverso la bigliettazione si recuperano dai cittadini che usufruiscono del servizio circa 13,7 milioni a fronte di una spesa complessiva di 34,2. In particolare durante l'incontro mi si faceva notare che seppur la cifra è considerevole, una buona fetta di quanto prelevato viene poi in realtà speso per tutti i servizi correlati alla bigliettazione: controlli, uffici, macchinari ecc...

Oltre a ciò, se consideriamo 100 il totale della somma che la Regione Lombardia destina al trasporto pubblico locale, l'85% di questi viene destinato al distretto milanese e il restante 15% a tutte le altre provincie, compresa Brescia. Ci si rende quindi conto della forte disparità con cui vengono trattate le varie provincie lombarde.

Nonostante ciò l'efficienza del Tpl bresciano è decisamente più elevata rispetto a quella milanese.

L'addizionale IRPEF varata dal comune poco tempo fa, porterà nelle casse del comune - per finanziare la metropolitana - dal secondo anni in poi circa 12 milioni di euro.
Ci si rende conto allora che attraverso una tassa di scopo, non è cosi impensabile rendere il trasporto pubblico in forma gratuita, ancor più se in tale obbiettivo si coinvolgono i comuni dell'hinterland oggi toccati dal servizio di Brescia Trasporti.

Ma per giustificare ciò, non possiamo fermarci al semplice calcolo economico, bisogna prima che con i numeri, supportare questa idea attraverso una vera presa di posizione ideologica.
Partiamo innanzitutto da una visione ambientalista. L'annullamento del biglietto dell'autobus come lo conosciamo oggi porterebbe più gente ad usufruire del mezzo pubblico perché percepito come gratuito.
Nel far ciò si ridurrebbe il numero di macchine in circolazione e quindi si migliorerebbe la qualità dell'aria e la vivibilità della città - che ricordo è una delle più inquinate d'Europa. Indirettamente si migliorerebbe anche il servizio stesso perché meno auto sono presenti, più gli autobus e quindi il trasporto pubblico, sarebbe efficiente. Una diminuzione del numero di automobili in circolazione permetterebbe una rielaborazione della rete viaria cittadina con il possibile restringimento di diverse arterie con la creazione di LAM e di piste ciclabili.
Un miglioramento delle condizioni ambientali in città è qualcosa che riguarda tutti, da colui che usa la bicicletta per andare a lavoro a quello che passa con il SUV in piazzale Arnaldo o in Corso Zanardelli.
Una visione economica: alcuni dati sono stati esposti in precedenza. Ad oggi l'evasione sul biglietto è stimata da Brescia Trasporti in circa il 15% dell'utenza. Un aumento dei controlli, a detta dei dirigenti di Brescia Trasporti, comporterebbe dei costi che non verrebbero coperti dall'evasione scoperta. Con una tassa di scopo l'evasione non potrebbe essere presente - oltre a quella già insita nella società - e si risparmierebbero i soldi necessari per i controlli e per le attrezzature di bigliettazione. Si pagherebbe meno in generale e individualmente, perchè quello che oggi viene pagato da pochi verrebbe pagato da tutti. Infine si avrebbe un introito fisso, indipendentemente dal flusso di passeggeri, che consentirebbe di fare progetti con meno variabili aleatorie.
Una visione sociale: è innegabile che oggi a Brescia chi ha la possibilità usi il mezzo privato. Chi usa il mezzo pubblico sono sopratutto coloro che appartengono alle fasce più deboli della popolazione: pensionati, studenti, coloro che non possono permettersi un'automobile. Far ricadere esclusivamente su di loro il costo del trasporto pubblico urbano è socialmente inaccettabile. Se per colui che usa il SUV per andare in Corso Zanardelli 200 euro l'anno non sono nulla, per colui che fatica ad arrivare a fine mese sono un'ulteriore e pesante voce di spesa. Inoltre la tassa di scopo ha il pregio di far ricadere il costo del trasporto pubblico proporzionalmente al patrimonio personale. Chi più ha contribuirà di più al sostentamento di un servizio che non dev'essere considerato sfigato, ma che come nell'ottica nordeuropea dev'essere considerato come l'unico modello di mobilità sostenibile.

Dopo questa analisi possiamo affermare che attraverso delle serie politiche, rendere il trasporto pubblico gratuito - che poi gratuito non è perchè come molti altri servizi viene pagato attraverso i contributi dei cittadini - non è impossibile.E sono due le direzioni da seguire. La prima è prevalentemente locale, dove bisogna avere un'amministrazione che abbia il coraggio di puntare su questo tema e di fare una scelta che può sembrare impopolare, ma che non può portare che benefici a tutti i residenti. La seconda riguarda invece il piano regionale, che deve tornare ad investire maggiormente sul trasporto pubblico penalizzando nei finanziamenti il trasporto su gomma privato, e sopratutto fare una valutazione di ripartizione dei fondi in base all'efficienza del servizio fornito.
Dopotutto un altro mondo è possibile.

giovedì 28 luglio 2011

Campus universitario. Tutti d'accordo! Certo come no

E' di appena pochi giorni fa la delibera del Consiglio Comunale di Brescia che da il via al cambio di destinazione d'uso dell'area della Caserma Randaccio per poter procedere con il progetto del Campus Universitario e partecipare cosi al bando del MIUR, il ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.

Per chi era in Consiglio Comunale, è sembrato per poco tempo di trovarsi su un altro pianeta in altri tempi, per un attimo maggioranza e opposizione, pur con alcune critiche, hanno votato compatti a favore del cambio di destinazione, con la sola eccezione dei consiglieri Bragaglio (PD), Albini(SeL) e Cosentini (IdV) che hanno deciso per l'astensione a causa di alcuni problemi sul metodo usato.

Ma qualcuno si è domandato cosa ne pensasse l'istituzione universitaria che dovrà in seguito gestire e supportare i costi di tale struttura? Se da parte degli studenti c'è grande fibrillazione ed entusiasmo, anche se con forti dubbi sulla concretezza dell'opera e sulle modalità con cui è stato portato avanti, alcune parti del mondo universitario sono fortemente scettiche su questa nuova struttura.

Ma facciamo prima un attimo i conti.
Attualmente l'Ateneo cittadino ha a propria disposizione 400 posti letto comprensivi dei nuovi posti all'interno della struttura appena completata presso il Campus di via Valotti.
Con l'avvio del nuovo campus presso la caserma Randaccio, si avrebbero a disposizione altri 196 posti letto - meno una ventina destinati all'housing sociale imposto dalla regione - ma al contempo verrà meno il rapporto tra la Statale e il Franciscanum con una diminuzione, rispetto all'attuale cifra, di 80 posti letto dislocati nel centro storico. A regime avremo quindi un aumento di circa un centinaio di posti rispetto a quelli attualmente disponibili.

La realizzazione del Campus, per un valore complessivo di 25 milioni di euro, di cui 6,25 di valore dell'immobile, non saranno a carico dell'Ateneo cittadino, ma della nuova Fondazione Eulo, nella quale non è presente la Statale bresciana, che coprirà i costi di realizzazione attraverso la partecipazione ad un bando del MIUR e ad un bando regionale - che obbliga la destinazione del 10% dei posti letto all'housing sociale. In parole povere, l'Ateneo cittadino non sarà mai proprietario della struttura, con i vantaggi e gli svantaggi che ciò comporta, ma l'avrà in comodato d'uso per i successivi 30 anni, con l'unico impegno di accollarsi i costi di gestione della struttura. Si prospetta quindi un'esclusione della Cattolica bresciana dalle residenze studentesche comunali.

Ed è proprio l'aspetto dei costi di gestione che spaventa l'ateneo. Infatti a fronte di circa 196 posti letto si prospettano spese di manutenzione pari a quasi mezzo milione di euro all'anno per 30 anni. Un costo di 2.551 euro l'anno per singolo posto letto nel campus, a fronte del costo di 1.000 euro per posto letto che assicurava il contratto con il Franciscanum. Avremo quindi un aumento totale dei posti, ma in proporzione anche un aumento del costo del singolo posto letto.

Ma non ci si ferma qui. Infatti i numeri elencati sono quelli del solo primo step, quello che prevede la realizzazione e successiva gestione di residenze universitarie corredate da alcuni servizi, in prevalenza aule studio.
I futuri step prevedono la realizzazione di ulteriori posti letto per visiting professor e impianti sportivi aperti anche alla cittadinanza, nonché la costruzione a raso di un parcheggio nel cortile sud dello stabile, i cui costi di gestione si presume saranno a carico della fondazione EULO, che è partecipata in prevalenza dal comune di Brescia.

Un dato questo che ha fatto storcere il naso a molti durante l'ultimo Consiglio di Amministrazione datato Venerdì 22 Luglio, tanto che la delibera sul Campus studentesco non ha ricevuto la consueta approvazione all'unanimità. Perplessità queste che si estendono ben oltre il CdA, andando ad investire anche personalità di un certo rilievo che non reputano necessario un investimento tanto corposo soprattutto dopo che l'ateneo, con la gestione Preti, ha avviato una decisa politica di campus universitario presso il polo di via Valotti. A queste perplessità sui costi, poi si affiancano perplessità sulle modalità con cui il comune ha portato avanti il tutto, con i tanti annunci non anticipati da un vero dialogo con l'Ateneo cittadino. 
In particolare sembra che ad alcuni abbia dato fastidio l'annuncio, da parte della consigliera Nini Ferrari, di un futuro trasloco degli uffici delle segreterie studenti presso la nuova struttura, senza essersi prima consultata o quantomeno aver avvertito delle intenzioni i responsabili della Statale.

Ancora una volta la mancanza di trasparenza e di un piano solido e ben strutturato ha dato a molti la sensazione che più che trovarsi di fronte ad un progetto serio, per l'ennesima volta ci si trovi di fronte ad una mossa di propaganda elettorale. Sensazione questa rafforzata dalla data di inizio dei lavori che non inizieranno prima della primavera del 2013. Dopo le prossime elezioni amministrative.

A ciò bisogna associare che con la diminuzione delle borse di studio assegnate dalla Statale si prospetta, secondo le parole del Prof. Caimi presidente del CEDISU, una sensibile diminuzione di richiesta di alloggi da parte degli studenti, con il rischio di ritrovarsi con alloggi vuoti.
Con i costi di gestione non comprimibili, si prospetta un aumento del costo, per l'Ateneo, del singolo posto letto.

Tanti problemi e tanti perplessità che si sarebbero potute probabilmente evitare se ci fosse stato maggior confronto tra l'istituzione universitaria e l'amministrazione cittadina che in molti casi ha compiuti passi poco chiari non solo verso il Consiglio Comunale, ma anche verso colei che è la sua interlocutrice obbligata.

mercoledì 27 luglio 2011

Sul lago d'Iseo non solo le parole di un pazzo visionario

A pochi giorni di distanza dal mio articolo sull'opportunità di utilizzare il lago d'Iseo come una fonte di energia e soprattutto di teleraffreddamento, e al conseguente scetticismo di qualcuno, a rimettere la carne sul fuoco ci ha pensato il Giornale di Brescia.

E' sicuramente un caso, figuriamoci se qualche giornalista legge questo blog, ma oggi a pagina 23 del noto quotidiano, nella sezione dedicata al Sebino Franciacorta, si parla proprio delle ricerche a cui ha partecipato il Prof. Pilotti.
Si illustrano i vari step e le collaborazioni internazionali - tra cui un team di ricercatori australiani - che si sono susseguite sul lago d'Iseo con un denominatore comune: la partecipazione della facoltà di Ingegneria dell'ateneo cittadino coordinata dal Prof. Pilotti.
Infine l'articolo si chiude portando a conoscenza dei cittadini che quello prospettato da me nel vecchio post, l'uso dell'acqua del lago per raffreddare ambienti, diventerà presto realtà nella sede del Consorzio dei Laghi.

Come non esser contento di questo risultato? Ancora una volta la ricerca universitaria si scopre precursore dei tempi e portatrice di soluzioni tecniche all'avanguardia.

Qui potete leggere l'articolo del Giornale di Brescia

lunedì 25 luglio 2011

Il lago d'Iseo potrebbe essere usato come un termovalorizzatore

Innanzitutto bisogna chiarire che per l'Unione Europea la parola inceneritore non è sinonimo di termovalorizzatore. Gli inceneritori hanno come effetto primario la combustione dei rifiuti solidi urbani, e solo come effetto collaterale l'utilizzo del vapore, ricavato dalla combustione, per la creazione di energia o di teleriscaldamento.

Un caso particolare si svolge proprio a Brescia, dove questi due termini sono ormai diventati sinonimi, anche, o soprattutto, per giustificare d'innanzi alla popolazione locale la presenza di uno dei più grandi inceneritori d'Europa.
Uso la parola giustificare, perché la capacità dell'inceneritore bresciano va ben oltre il fabbisogno locale, costringendo cosi la centrale a bruciare oltre 200.000 tonnellate l'anno di rifiuti importati da fuori città. La necessità di bruciare il massimo possibile è data dal fatto che questa tipologia di impianti funziona in modo sicuro solamente quando i forni di combustione, e la relativa temperatura, bruciano a regime, cioè entro un determinato range di temperature.
Inoltre questa necessità di continui rifiuti da bruciare, tende a far si che A2A e l'amministrazione comunale disincentivi, quando non ostacola, la pratica della raccolta differenziata da parte dei cittadini. Non è certo un mistero che la raccolta differenziata della plastica venga girata a necessità direttamente nei forni dell'inceneritore bresciano.

Tutto ciò ha però delle ricadute sulla salute dei cittadini di Brescia e dei paesi limitrofi. Nonostante la dirigenza di A2A si ostini ad affermare il contrario, diverse ricerche indipendenti hanno dimostrato come i livelli di inquinamento attorno alla centrale, ed in particolare nell'aria sud-est della città, sia ben più elevati rispetto ad altre zone cittadine.
E' quindi palese come questi impianti, seppur utili, portino con sé mille problematiche, facendoci quindi interrogare se essi non debbano essere l'extrema ratio del problema dei rifiuti.

E se noi oggi stiamo a discutere di queste problematiche, dobbiamo anche sapere che nella provincia di Brescia disponiamo di un mega impianto di termovalorizzazione il cui sfruttamento non avrebbe impatto ambientale.

Per lo svolgimento del mio stage e conseguente tesi, ho avuto il piacere di dialogare con il Prof. Pilotti, docente di Idraulica all'Università degli Studi di Brescia. Discutendo del progetto di stage, il Prof. Pilotti, mi faceva notare come la termovalorizzazione altro non sia che lo sfruttamento della differenza di calore - che altro non è che energia - e, che nel bresciano disponiamo del grande bacino del lago d'Iseo che è un enorme accumulo di energia termica. Possiamo vedere come la differenza di temperatura tra la superficie del lago e la profondità di 50 metri sia pari nel periodo estivo ad circa 13-14 gradi - qui trovate tutti i dati -, con una temperatura in profondità pari ad una media di circa 6 gradi centigradi.
In particolare il Prof. Pilotti mi faceva notare come lo sfruttamento dell'acqua fredda di profondità potrebbe essere tranquillamente congeniale ad un modello di teleraffreddamento - contrapposto al teleriscaldamento delle centrali - nei processi industriali e durante il periodo estivo. Tutto questo con un impatto ambientale pari a zero.
Ancora una volta il mondo universitario e della ricerca pubblica si dimostra all'avanguardia. Ci sarebbe da domandarsi come mai la famosa A2A o la Cogeme, multiutility della zona, non si siano ancora attivate od interessate ad un progetto cosi ambizioso.
Staremo a vedere.

Comunicato Giovani Democratici di Brescia sui fatti norvegesi

Nella giornata di domenica la Segretaria cittadina del Giovani Democratici Giulia Zambolin ha scritto e inoltrato ai compagni norvegesi dell'AUF un messaggio di cordoglio per quanto successo. Di seguito il testo in italiano e in inglese


--- Italian Version
Come Giovani Democratici di Brescia (Italia) desideriamo esprimere le nostre più sincere condoglianze a tutti i giovani compagni dell'"Arbeidernes ungdomsfylking" (il movimento giovanile del partito laburista norvegese ndr), colpiti da questo terribile e inspiegabile lutto, e con loro tutta la Norvegia.
Le parole sono insignificanti quando succedono cose cosi drammatiche, ma è l'unico modo che abbiamo per esprimere tutto il nostro sostegno a questi ragazzi, che hanno fatto dell'impegno sociale e politico una loro ragione di vita, e che hanno visto i loro amici uccisi da un cieco e folle estremismo politico.
Fatti come questi non dovrebbe avvenire nell'Europa del 21esimo secolo, e questa è la ragione per la quale noi pensiamo che, per lo più dopo un evento così drammatico, il contributo e l'impegno dei movimenti giovanili sia fondamentale per la costruzione di una società più civile.

Giovani Democratici Brescia



--- English Version
As Brescia Young Democrats group (Italy), we want to express our most sincere condolences to all the young comrades of "Arbeidernes ungdomsfylking", striken by this terrible and inesplicabile mourning, and to all Norway.
Words are quite meaningless when such dramatic things happen, but this is the only way we have to express all our support to these guys, who made of social and political commitment a way of life, and who have seen their friends killed by
folly and blindness of political extremism.
Things like this should not happen in our 21s t century Europe, and this is the reason why we think that, mostly after such a dramatic event, contribution and commitment of young movements are fundamental for the construction of a more civil society.

Giovani Democratici Brescia

domenica 24 luglio 2011

Come cambia la rappresentanza nell'UniBS

Con l'approvazione del nuovo statuto, sono state gettate le nuove basi della rappresentanza di Ateneo e in particolare nel nostro caso della rappresentanza studentesca. Prima di illustrare le nuove modalità, vediamo la situazione attuale.

Attualmente la didattica di Ateneo è affidata esclusivamente alle facoltà - che sono in tutto quattro - e la ricerca è invece affidata ai dipartimenti dove non sono presenti gli studenti. Alla facoltà afferiscono i Consiglio di Coordinamento Didattico (CCD) ai quali possono afferire uno o più corsi di laurea affini tra loro.
Oltre a questo livello si trova l'ateneo con i suoi organi collegiali che sono il Senato Accademico e il Consiglio di Amministrazione, affiancati da altri organi di rappresentanza specifica come il Consiglio rappresentativo degli Studenti (CRS), che riunisce gli studenti di tutte le facoltà e ha la facoltà di esprimere parere obbligatorio su tematiche che riguardano gli studenti.
Le rappresentanze studentesche sono quindi presenti, partendo dal livello minimo fino al più alto in un ordine del 15% minimo rispetto alla composizione generale: CCD, Consiglio di Facoltà, CdA, Senato Accademico, CRS, nel consiglio per lo sport univeristiario.
Gli organi sono solo quelli di diretto interesse per gli studenti. Nei rettangoli smussati sono quelli in cui è presente la rappresentanza studentesca. Negli organi ovali non sono presenti gli studenti. Il colore azzurro indica che si occupano solo o prevalentemente di didattica. Il colore rosso indica che si occupano di ricerca. Il grigio indica altre mansioni. Il colore verde indica organi che si occupano di tutte le tematiche di Ateneo. Le frecce indica la subordinazione diretta di un organo rispetto all'altro. La doppia freccia indica pari dignità degli organi. Tutti gli organi sono subordinati a Senato e CdA
Con la riforma universitaria le facoltà spariranno per come le conosciamo oggi, vedendo collassate le proprie prerogative sui dipartimenti che si occuperanno cosi oltre che della ricerca anche della didattica. Bisogna dire subito che gli studenti in tale organo da statuto non saranno presenti anche se si parlerà e si voterà di didattica. A livello di dipartimento sarà invece istituita una commissione paritetica studenti-docenti con compito di supervisione e di valutazione della didattica senza però alcun potere effettivo di controllo non potendo in alcun modo influire con un proprio voto nel consiglio di dipartimento. E se le facoltà perderanno i propri poteri, rimarranno in vita dei surrogati di facoltà, i consigli di coordinamento, dove afferiscono più dipartimenti riuniti per macro area disciplinare. Come lo stesso nome indica avranno esclusivamente compiti di coordinamento delle risorse condivise tra i vari dipartimenti, ma in concreto non si occuperà di didattica. Saranno presenti gli studenti. Studenti presenti come prima anche nel Consiglio di Amministrazione e nel Senato Accademico. In entrambi gli organi viene meno la rappresentanza di tutte e quattro le facoltà venendo diminuiti i membri studenteschi rispettivamente a 2 e 3. Inoltre il Senato Accademico viene svuotato di ogni sua prerogativa che vengono quasi tutte girate sul Consiglio di Amministrazione. Rimarrà in vita principalmente con il ruolo di organo consultivo.
Infine saranno presenti nel nucleo di valutazione, organo che dovrà valutare l'attività didattica e di ricerca dell'intero ateneo.
Viene invece a sparire il Consiglio Rappresentativo nella sua forma attuale. Diverrà un semplice comitato, e non più un organo, che dovrà interfacciarsi esclusivamente con il Rettore, non avendo più la facoltà di esprimere pareri obbligatori sulle tematiche di interesse studentesco.
La forma romboidale indica organi in cui sono presenti gli studenti ma che non hanno de facto o de jure potere di voto. Il colore giallo indica l'organo gestionale di tutto l'ateneo che decide su ogni singolo aspetto dell'ateneo. Per le altre convenzione rimando alla didascalia precedente

Se formalmente sembra che la rappresentanza venga salvaguardata, nella realtà dei fatti viene completamente annullata creando un forte scollamento tra le varie realtà di rappresentanza. Si tende a rendere individualistica la rappresentanza sul modello romano del divide et impera.

sabato 23 luglio 2011

Comunicato congiunto IUSY ed ECOSY sull'attentato in Norvegia [ITA/ENG]

 ----- Italian Version

Dobbiamo riunirci dietro gli ideali di democrazia ed uguaglianza

L'attacco contro in nostri amici dell'AUF, in Norvegia, è una vera tragedia. Oggi abbiamo ricevuto la notizia che più di 80 compagni dell'AUF sono stati uccisi. E' un dolore incredibile.
Gli amici dell'AUF si trovavano riuniti per il loro annuale campo estivo sull'isola di Utøya. Per discutere, incontrare gli amici e godersi la vita. Un paradiso che è stato trasformato in un inferno da un ingiustificabile atto di violenza.

In questo momento di sfida e di dolore noi ascoltiamo e ci riuniamo attorno alle parole del nostro amico e compagno Eskil Pedersen, Presidente dell'AUF:
  • "L'AUF e le sue idee contiueranno a vivere, noi non smetteremo mai di lottare per quello in cui crediamo. Noi, come ha detto poco fa il Primo Ministro Jens Stoltenberg, sconfiggeremo il terrore con più democrazia."
  • "Dobbiamo riunirci attorno agli ideali di democrazia e di uguaglianza".
Noi, IUSY and ECOSY, e tutti i membri della nostra organizzazione in giro per il mondo, esprimiamo, in questi momenti difficili, il nostro profondo cordoglio agli amici dell'AUF. Siamo tutti profondamente addolorati. I nostri cuori e le nostre menti sono con le vittime e le loro famiglie.

L'attacco all'AUF è un attacco a tutti noi, ai nostri valori e principi. Continueremo la nostra lotta per la democrazia, per i diritti umani e per l'uguaglianza; per una società multiculturale e combatteremo contro ogni estremismo di destra.

Ci incontreremo Lunedì per il nostro IUSY World Festival. Nei nostri cuori e nei nostri pensieri i nostri amici dell'AUF sono con noi.

Noi stiamo insieme nella solidarietà

Oggi tutti noi siamo attivisti dell'AUF



----- English Version

We need to gather behind the ideas of democracy and equality

The attack against our friends of AUF, Norway, is a true tragedy. Today we have received the news that more than 80 of the comrades of AUF were killed. It is unbelievably sad.

The friends of AUF gathered to hold their yearly summer camp at Utøya. To discuss, meet friends and enjoy life. A paradise was turned into hell through an unjustifiable act of violence.

In this time of challenge and sorrow we listen and gather behind the words of our friend and comrade Eskil Pedersen, President of AUF:
  • "AUF and the ideas of AUF will live on, we will never give up in our struggle for what we believe in. We will, as the Prime Minster Jens Stoltenberg said earlier, meet terror with more democracy."
  • "We need to gather behind the ideas of democracy and equality".
We, IUSY and ECOSY, and all of our member organizations around the world express our deep condolences with our friends of AUF in these difficult times. We all feel deep sorrow. Our hearts and minds are with the victims and their families.

The attack on AUF is an attack on all of us, our values and principles. We will continue our struggle for democracy, human rights and equality; for a multicultural society and the fight against right wing extremism.

We are meeting on Monday for our IUSY World Festival. In our hearts and thoughts our friends from AUF are with us.

We stand together in solidarity.

We are all AUF activists today.

Onorevoli poco Compagni e Compagni molto onorevoli

Chi pensa che fare politica voglia dire navigare nell'oro si sbaglia. O almeno in parte. E' innegabile che ricoprire certi incarichi politici e amministrativi corrisponda a lauti guadagni fuori dalla portata del semplice cittadino, ma se ci si immerge nel territorio, tra i circoli e le centinaia di volontari ci si accorge che, quando girano, di soldi ce ne sono ben pochi.

Per questo motivo sono nate appena terminata la guerra nel 1945 le prime feste de L'Unità che hanno poi accompagnato per oltre 60 anni la storia politica italiana e animato il dibattito culturale nella sinistra e non.
Le feste quindi nascono, oltrechè come attività culturali, anche con l'intento di autofinanziamento da parte degli iscritti e dei simpatizzanti che durante il periodo estivo si ritrovano in un clima conviviale a mangiare il classico pane e salamina.

E se il nome delle feste è stato modificato, anche se nel cuore di molti resteranno le Feste de L'Unità, per adattarlo al nuovo partito democratico, lo scopo finale è rimasto sempre lo stesso: l'autofinanziamento. I nomi cambiano, ma i problemi economici rimangono.

A questo punto, dando per scontato che almeno una parte del Pd faccia ancora riferimento ad idee socialiste, si dovrebbe presumere che chi più ha, anche grazie al partito, più dovrebbe contribuire al sostentamento dello stesso, senza il quale non si troverebbe certamente a ricoprire gli incarichi a cui è assegnato.
In questo post  non è mia intenzione entrare nella questione su chi versa o meno la propria quota di eletto nelle casse del partito, di questo c'è chi è più informato e competente di me.

Quello di cui vorrei quantomeno discutere è l'atteggiamento tenuto nella serata di ieri da alcuni eletti presente alla festa regionale dei Giovani Democratici a Leno.
Durante la serata era infatti previsto un incontro-confronto tra le nuove leve e gli eletti in parlamento e in regione, per, da una parte chiedere conto di quanto fatto e dall'altra di spiegare come si lavora negli organi istituzionali più distanti dal cittadino.
Buon senso vorrebbe che essendo una festa dei giovani, che finanziariamente stanno messi addirittura peggio del Partito adulto, il parlamentare o l'eletto di turno invitato faccia, non dico un'offerta libera anche se sarebbe gradita, ma quantomeno compia quell'atto di autofinanziamento che compiono molti iscritti recandosi alla festa: comprare qualcosa da consumare. Eppure se per alcuni ieri non è stato cosi, il giorno prima un altro deputato, uno dei 15 che uscirono durante la votazione sul testamento biologico, si è addirittura fatto offrire la cena.

E se da una parte non posso che dirmi amareggiato d'innanzi a certi atteggiamenti, dall'altra il lavorare durante queste feste ti riempie di orgoglio nel saperti erede di una tradizione politica come quella della sinistra italiana.
Mentre i parlamentari discutevano con i giovani, dietro in cucina, altri giovani affiancati da altri 'vecchi del partito' si davano da fare per mandare avanti il tutto.
E quando tu nella tua innocenza da giovane dicevi loro "grazie" per tutto quello che stavano, e stanno ancora, facendo per una festa che non è la loro, ti sentivi rispondere con quel tono di burbero affetto, che solo i vecchi compagni sanno usare, che non bisogna ringraziali, perchè loro lo fanno per i compagni e per il partito.

Pur sapendo che lo fanno per noi e per il partito, ci tengo a ringraziarli nuovamente, questa volta della pagine del mio blog. E' anche grazie a persone come i vecchi di Leno che ha ancora un senso rimanere nel Partito Democratico.
Sai che ci sono persone per le quali vale la pena fare politica.

Succedeva 82 anni fa [Correva l'anno 1929]

Il 23 Luglio del 1929 in nome dell'autarchia di stampo fascista, venne bandita, dalla comunicazione scritta e orale, ogni parola straniera, forzando cosi, con un effetto grottesco, l'italianizzazione di molte parole straniere già in uso all'epoca.

Situazioni che oggi fanno sorridere, come la sostituzione della parola Bar nel più italiano QuisiBeve, della pallacorda al posto del tennis, dell'alcole al posto dell'alcool e cosi via.
Gli stessi effetti che si ripeteranno nove anni più tardi con la disposizione di sostituire l'uso del più fascista Voi al posto del Lei considerato troppo borghese e soprattutto di matrice spagnola e quindi straniera.L

La storia fa pensare, visto che la stessa società che nel 1929 tentò di cancellare ogni parola straniera dal proprio vocabolario, meno di settant'anni dopo alle porte del XXI secolo, si trovava, e si trova tutt'ora, immersa dall'uso quotidiano di parole di origine straniera.

venerdì 22 luglio 2011

L'UniBS ha un nuovo statuto (con dichiarazione di voto)

Nella giornata di oggi è stato approvato il nuovo statuto dell'Università degli Studi di Brescia. Lo statuto che necessiterà adesso di passare al vaglio del ministero per la definitiva approvazione ha avuto un percorso travagliato che si è concluso oggi con il parere favorevole del Consiglio di Amministrazione e la seguente approvazione da parte del Senato Accademico.

Durante la votazione del Consiglio di Amministrazione, il documento, è passato con un voto contrario, Dott. Spadaccini in rappresentanza dei ricercatori, ed in particolare dei ricercatori di Giurisprudenza, e l'astensione del Sig. Bonetti rappresentante del PTA e del Prof. Clerici in rappresentanza dei Professori Associati della Facoltà di Ingegneria. E' comunque da segnalare l'assenza dei tre rappresentanti degli studenti delle liste Studenti Per e Progetto Ingegneria che hanno confermato la loro contrarietà al documento.

Passato nel CdA lo statuto è stato cosi portato nel Senato Accademico riunitosi subito dopo. Dopo una breve introduzione del Rettore è stato il momento delle dichiarazioni di voto. Il Preside di Ingegneria Zenoni pur rendendo esplicito il suo voto favorevole ha portato all'attenzione del Senato il sentimento di disagio presente nella propria facoltà. Il Dott. Squazzoni ha dichiarato il suo voto favorevole pur ribadendo la presenza di una larga parte dei ricercatori contrari alla carta. Michel Cardito, rappresentante degli studenti della lista Studenti Per, che con un duro intervento ha dichiarato la propria contrarietà al nuovo statuto.
Sono poi interventi, annunciando il proprio voto favorevole, il Prof. Agabiti-Rosei della facoltà di Medicina e il Preside di Giurisprudenza Prof. Canzini seppur quest'ultimo abbia espresso delle riserve sulla legge. Era assente la rappresentante del personale tecnico amministrativo la dott.ssa Melito.

Di seguito allego la mia dichiarazione di voto che è stata espressa subito dopo l'intervento del Prof. Zenoni.


Magnifico Rettore, Illustri Senatori,
In questi giorni ho avuto il piacere di confrontarmi con studenti, ricercatori e soprattutto professori, ed è per questo che oggi faccio mia, e la porto in questa assise, la moltitudine di opinioni che è emersa da questi incontri. Perplessità, preoccupazione, contrarietà, sono questi i sentimenti che oggi serpeggiano nella nostra comunità in relazione alle modalità e al conseguente statuto che oggi ci accingiamo a votare.
Pur rispettandone le modalità e il risultato finale, non posso però condividerli. Avremmo potuto e dovuto prenderci una pausa di riflessione. Non tutti i passaggi sono stati affrontati in modo partecipato e condiviso. Si spazia dalla poca trasparenza dei lavori della commissione, dei quali ricordo non è presente alcun verbale, fino alla mancata risposta ad una domanda legittima di maggior partecipazione e condivisione con coloro che in questo Ateneo studiano e lavorano. Si è voluto racchiudere un lavoro che colpirà oltre 1000 dipendenti e 15000 studenti nelle mani di poche persone senza dar possibilità ad altri, se non di veder prese in considerazione, quantomeno di esprimere le proprie opinioni se non a lavoro ormai ultimato. Come diceva Alexander Dubcek, “la democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni.”
Infine la quantomeno discutibile decisione di affidare la stesura del nostro futuro statuto al Prof. Gallo quando nella nostra Università sono presenti eccellenti giuristi le cui competenze sono riconosciute dal mondo accademico, e non. Il Prof. Gallo ci ha consegnato uno statuto farraginoso nei contenuti e nella forma, atto questo, che ha costretto prima la commissione e poi il Preside Canziani ad un lavoro di revisione che ha sicuramente distolto l'attenzione da questioni di contenuto ben più importanti della forma che, seppur secondaria, è sempre necessaria.
E se da una parte questo metodo di lavoro è stato impostato come conseguenza di una filosofia di pensiero, dall'altra è frutto dei restrittivi vincoli temporali imposti dalla legge. Ma non possiamo farci condizionare da certe “restrizioni” nel momento in cui abbiamo la grande responsabilità di gettare le basi per il futuro del nostro Ateneo. Bisogna a mio parere operare in modo diverso. Un grande filosofo bresciano, Emanuele Severino, dice che “la democrazia è una fede”, e io penso che sia una fede che faccia parte del dna della comunità universitaria, da sempre forza riformatrice della società umana. Per questo motivo sottoscrivo qui oggi il documento redatto dal Prof. Calore e dai ricercatori di Giurisprudenza che chiede di fermarci e di ripartire con un più serio confronto che coinvolga tutto il mondo accademico bresciano. A fronte di ciò, mi si risponderà, che si prospetta il commissariamento del nostro Ateneo, ma penso che sia un rischio che come Senatori dobbiamo avere il coraggio di correre, perché ad oggi un'approvazione come quella che ci accingiamo ad affrontare rischia di creare una spaccatura nella nostra comunitas molto più grave di un commissariamento da parte del ministero.


Se come Senatore debbo porre l'accento sulle modalità, come studente non posso che dirmi insoddisfatto di quello che è stato recepito nello statuto rispetto alle richieste di noi rappresentanti. Tutto quello che oggi come studenti ci vediamo riconoscere non va oltre quanto previsto dal testo di legge. Le nostre legittime richieste di partecipazione e di riconoscimento dello status di studente, sono state ignorate in modo repentino senza aver mai affrontato un vero confronto, in nome della leggerezza dello Statuto e della ristrettezza dei tempi imposti dalla legge. E mi scuserà il Magnifico Rettore se oggi mi sento sicuro nell'affermare che è solo grazie ai vincoli di legge che gli studenti hanno visto riconosciuta la propria rappresentanza. Questa mia convinzione deriva dall'osservare la situazione in cui si trova la rappresentanza delle altre parti deboli della nostra comunità, personale tecnico amministrativo e ricercatori, per non parlare dei precari della ricerca ormai completamente dimenticati da tutti e rimossi, come se fossero l'Italia peggiore. Mi è amaro constatare che l'unica voce che difende la formalità della rappresentanza studentesca è quella di una legge che ancora oggi, come rappresentanti istituzionali e come studenti, contestiamo e non accettiamo. E se viene salvaguardata la forma, quello che ci preoccupa è la sostanza della rappresentanza che questo nostro Statuto rende nulla. Gli antichi romani amavano ripetere che il fondamento politico della loro grande espansione territoriale potesse essere riassunto nella locuzione latina “dìvide et ìmpera”. Ed è la situazione in cui si viene a trovare la rappresentanza studentesca nel nostro Ateneo. Oggi riscontriamo nella proposta del Magnifico Rettore una forte scollatura tra i vari livelli di rappresentanza, dove questa è presente. Il Consiglio Rappresentativo degli Studenti, vero organo politico e di confronto per gli studenti di tutto l'ateneo è stato ridotto ad essere un semplice comitato nelle mani del Rettore, che se ne può avvalere o meno. Tutto questo nonostante le molteplici richieste da parte di tutte le liste studentesche che richiedevano maggiore rappresentatività ed autonomia di questo organo. Ed in questo momento, constatate queste storture, non posso che volgere lo sguardo verso altri Atenei della penisola, in primis verso la nostra vicina Pavia che riconosce il diritto agli studenti ad esprimere pareri obbligatori sulle materie di loro competenza che vengono affrontate da Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione.


Con l'elezione a questo organo i nostri elettori ci hanno voluto affidare una importante responsabilità, che diventa oggi ancora più gravosa in quanto siamo chiamati a traghettare la nostra Università in un momento fortemente critico come quello che sta seguendo alla riforma della Ministra Gelmini, ed è per questo che dobbiamo avere ancora più saldo coraggio nel prendere decisioni impopolari
Conscio di tale responsabilità, e sicuro di interpretare la volontà del mondo accademico con cui ho avuto il piacere di confrontarmi, oggi non posso che votare contro alla proposta di statuto che il Magnifico Rettore sottopone al nostro giudizio. Vorrei inoltre porre una domanda, oltreché ai colleghi Senatori, all'intero mondo accademico e alla società bresciana. Come mai la classe docente vede accendersi il proprio fuoco delle rivendicazioni di partecipazione e di democrazia durante la richiesta di posti negli organi da parte degli stessi, per poi spegnersi mestamente d'innanzi alle legittime richieste degli studenti che altro non chiedono di poter partecipare con il proprio voto e con la propria responsabilità politica alle scelte che riguardano in primis la loro vita accademica e sociale?


Dobbiamo riacquistare tutti insieme quel senso di comunità, consci di star cercando di conseguire l'obiettivo proprio del mondo accademico e scientifico: la crescita morale e intellettuale della società umana. Solo dopo aver riacquistato questa consapevolezza e messo da parte i nostri individualismi, che devono risolversi nel riconoscimento reciproco dei nostri doveri e diritti, potremo cercare di portare la nostra università verso l'obiettivo prefissato. L'allora Senatore del Massachusetts J.F. Kennedy durante un famoso discorso tenuto il 12 Aprile 1959 ad Indianapolis pronunciò la famosa frase: “Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l'altro rappresenta l'opportunità.” Oggi, in questo periodo di crisi non solo delle istituzioni universitarie ma di tutta la società, sta a noi decidere quale carattere scegliere. Dalla nostra scelta dipenderà tutta la storia futura della nostra Università.
Ma indipendentemente dalla scelta che farà oggi questa assise, nel rispetto e nella devozione che ho verso i numerosi studenti che ci hanno eletto e ci hanno dato questa responsabilità, continuerò a credere e a battermi per un futuro migliore per tutte le istituzioni universitarie.

Vi ringrazio per l'attenzione


Lo statuto è stato successivamente approvato con i soli voti contrari del sottoscritto e di Michel Cardito, quindi di metà della rappresentanza studentesca.
Non è mia intenzione entrare nel merito del voto delle singole persone, ma personalmente mi sarei aspettato un maggior coraggio durante la votazione, soprattutto da parte dei rappresentanti di quelle componenti sociali più deboli.
Con oggi chiudiamo una fase di questo percorso travagliato per aprirne un'altra che avrà inizio ai primi di settembre quando, come Senato, saremo chiamati a redigere i nuovi regolamenti di Ateneo.

lunedì 18 luglio 2011

L'UniBS torna con i piedi per terra

Solo pochi giorni fa, su questo blog illustravo i grandi passi avanti fatti dalla nostra università nelle classifiche nazionali. A ruota l'Ateneo faceva uscire alcuni articoli sui quotidiani locali per celebrare il grande risultato davanti a tutta la cittadinanza. All'incirca una settimana dopo arriva il Sole24Ore, noto quotidiano economico, a riportare l'UniBS con i piedi per terra e sopratutto davanti alla cruda realtà.
L'Ateneo bresciano secondo le classifiche del quotidiano di confindustria è tutt'altro che un ateneo di high-level, ma al contrario si perde nella massa senza né lode né infamia.

Ma passiamo subito ai dati. Il Sole24Ore a differenza del quotidiano ItaliaOggi, crea una classifica che si basa su 10 parametri anziché su 9, non tenendo conto però della soddisfazione degli studenti e quindi del feedback di coloro che l'università la vivono, oltreché come momento di apprendimento, anche come un servizio.
Sono quindi classifiche si basano su dati più di "eccellenza" anziché di apprezzamento. Inoltre la scala con la quale vengono valutate le università è su un totale di 1000 punti (110 la generale e in trentesimi le singole classifiche per ItaliaOggi). Infine un altro punto molto importante e sul quale bisognerà stare attenti in fase di valutazione è la classificazione delle università. Il Sole24Ore suddivide gli Atenei solamente tra gli Statali e i non Statali a differenza di ItaliaOggi che distingueva molte più categorie di atenei, ognuna delle quali con una classifica a parte.
E' significativo inoltre che i dati che si riferiscono più prettamente agli studenti sono riferiti all'anno 2010/11, mentre quelli riguardanti la ricerca sono del biennio 2007/09.

L'UniBS si classifica, tra gli atenei statali, al 24esimo posto su 58 atenei in totale, con un punteggio generale di 531,6 contro gli 829,8 del Politecnico di Torino che si posiziona come leader scalzando l'altro politecnico, quello milanese. E' un dato che tarpa le ali dell'entusiasmo per coloro che a Brescia si erano già immaginati al top del sistema universitario italiano. Eppure qualche dato positivo c'è. Infatti l'ateneo guidato dal Prof. Pecorelli si posiziona davanti ai diretti concorrenti territoriali, cioè quelli che fanno riferimento alla Lombardia orientale, Bergamo (33°), e al Veneto Occidentale, Verona (30°). Allargando l'influenza territoriale, Brescia si posiziona davanti alla Statale di Milano (29°), ma decisamente indietro rispetto al Politecnico (2°), a Pavia (8°) e al polo universitario di Varese-Insubria (16°).
Una classifica quindi dal sapore agrodolce che come detto in precedenza posiziona il nostro Atenei fra coloro che galleggiano.

Ma veniamo adesso ad osservare le varie posizione nei 10 parametri che vengono valutati e che contribuiscono alla costruzione della classifica finale.
Il primo parametro valuta la percentuale di immatricolati che hanno conseguito un voto di maturità pari a 100/100 o pari a 100/100 con menzione. A mio parere è un dato decisamente poco rilevante se non messo in relazione con l'attrattività dell'ateneo. La valutazione spesso non corrisponde in valore tra le varie parti d'Italia e molte volte anche tra gli istituti di una stessa città, o tra gli istituti della città e quelli della provincia. A mio parere avrebbe molto più senso un unico parametro che unisse in esso i talenti e l'attrattività, cosi da slegare i due parametri da eventuali situazioni anomale dettate dalla collocazione geografica dell'ateneo. In ogni caso in tale classifica l'ateneo bresciano si piazza al 38esimo posto con una percentuale pari al 6,6% di talenti nelle nuove immatricolazioni.
Del secondo parametro ne abbiamo già accennato. Si tratta infatti dell'attrattività, cioè della capacità dell'ateneo di attrarre studenti da fuori regione o studenti stranieri. Questo indice ci fa tornare indietro rispetto a quanto detto da ItaliaOggi. Se infatti l'altra classifica ci posizionava nell'internazionalizzazione sopra la media della categoria, la classifica del Sole24Ore ci fa sprofondare al 44° posto con una percentuale di appena il 5,5%. Percentuale questa che secondo il Prof. Caimi, con la diminuzione della copertura delle borse di studio, è destinata a calare sensibilmente.
Come terzo parametro troviamo la dispersione. In altre parole calcolano la diminuzione percentuale di iscrizioni al secondo anno rispetto alle immatricolazione dell'anno precedente. Questa è una delle poche classifiche in cui Brescia svetti in positivo. La posizione occupata è la 11esima con un tasso di dispersione pari al 9,6%. E' un dato questo che però può essere falsato dal relativo benessere del territorio bresciano se messo a confronto con altre realtà italiane.
Un altro dato che riguarda gli studenti è l'inattività. Si calcola il numero di studenti che nell'ultimo anno non ha conseguito neanche un credito - non ha superato esami - e si rapporta con il numero totale di studenti. Brescia si posizione al 18esimo posto con una percentuale pari al 19,1% del totale.
Un altro parametro in cui Brescia si posizione bene è quello riguardante la percentuale di studenti che si laureano in corso. Nonostante la presenza della facoltà di Ingegneria, che abbassa di molto la media, Brescia si posiziona al nono posto con un 30,3% di studenti che non si laurea in regime di fuori corso. Un risultato di tutto rispetto, che se da una parte viene falsato da Ingegneria, dall'altro sicuramente è innalzato dalla cospicua presenza delle lauree triennali delle professioni sanitarie, che seppur molto impegnativa a livello lavorativo consentono il conseguimento del titolo di studio in tempi stretti.
Sempre rimanendo nei parametri che riguardano gli studenti, ma questa volta gettando un occhio anche alla docenza, arriviamo al parametro dell'affollamento, dove Brescia si posiziona alla 21esima posizione. Questo parametro mette in rapporto gli studenti in corso con il numero di docenti presenti nell'ateneo. Brescia ha la stessa percentuale della Sapienza di Roma.
Arriviamo cosi al vero punto di eccellenza dell'ateneo cittadino. Il parametro del collocamento al lavoro era già stato ben evidenziato dalla classifica di ItaliaOggi, che posizionava Brescia terza a livello nazionale. Il Sole24ore che tiene conto del tasso di occupazione a tre anni dal titolo, posiziona Brescia al secondo posto  tra le statali dietro solamente al politecnico di Milano - è terza tra tutte le Università, dietro all'niversità della Valle d'Aosta con il 100% di collocati. Brescia si avvicina ad una percentuale del 100%, immettendo nel mondo del lavoro il 94,5% dei propri laureati. Ancora una volta si testimonia come la preparazione che viene impartita nelle aule didattiche bresciane sia molto apprezzata dal territorio e in generale dal mondo del lavoro.Oltre a ciò, è sicuramente merito anche di un tessuto lavorativo che, rispetto ad altre parti d'Italia, ha necessità di figure specializzate. Brescia e provincia si conferma cosi come polo oltreché industriale anche di servizi del terziario.
Raggiungendo gli ultimi tre parametri accediamo completamente alla valutazione della ricerca e del personale docente.
Come ottavo parametro troviamo la valutazione di fondi per la ricerca. L'UniBS si classifica appena sotto la metà occupando il 31esimo posto. Per un'università che desidera essere tale e non solamente un diplomificio è necessario aumentare considerevolmente i fondi per la ricerca, sia attraverso ulteriori entrare pubbliche sia l'ingresso di fondi privati.
E propri di questo aspetto se ne occupa il nono parametro. Come penultima classifica troviamo quella che valuta la percentuale di fondi esterni per la ricerca sul totale. E se il politecnico copre quasi il 50% con fonti esterne, anche in questo caso la nostra università si posizione sotto la metà, e come per i fondi complessivi, si posiziona al 31 posto. Se osserviamo questo parametro congiuntamente con quello che si riferisce al collocamento al lavoro, possiamo dedurre come il tessuto industriale bresciano pur apprezzando la preparazione, e di conseguenza anche la ricerca, che viene svolta nell'ateneo, non finanzia, per disinteresse o per la sua conformazione di piccole-medie imprese, la ricerca presso l'ateneo geograficamente dovrebbe essere il loro punto di riferimento per l'innovazione e per la ricerca.
Ed eccoci arrivati all'ultimo parametro. Il decimo parametro calcola la percentuale di docenti che hanno partecipato con successo ai bandi Prin. In linea con le altre classifiche che valutano la ricerca l'ateneo nostrano si colloca alla 29esima posizione con una percentuale del 47,3%.

Da questo insieme di parametri e dalla classifica generale ne esce un'ateneo ridimensionato rispetto a quello elogiato appena una settimana fa. Se da una parte non pecca mai in maniera eccessiva, dall'altra in poche voci si distingue particolarmente, rimanendo cosi nella media degli atenei senza dare, almeno secondo questa classifica, alcun motivo particolare per scegliere Brescia rispetto ad Atenei territorialmente vicini ad essa.

domenica 17 luglio 2011

Ci hanno detto che non sarebbe cambiato nulla

Ci hanno sempre ripetuto che con la riforma Gelmini, e con i tagli che non sono tagli, l'università italiana non sarebbe peggiorata, ma anzi, al contrario avrebbe raggiunto nuove vette di efficienza ed efficacia.

E non solo questo. Ci hanno sempre ripetuto come un mantra la grande favola del nord ricco e produttivo, di una terra dove chi aveva voglia di lavorare avrebbe trovato la propria Eldorado e dove ogni minimo servizio era garantito per tutti.

Un sogno in cui molti si sono crogiolati e sempre le inefficienze scaricate su Roma ladrona e il sud parassita. Eppure anche al nord, ed in particolare nella ricca Lombardia, è arrivata la crisi e i cordoni della borsa iniziano a stringersi. E come al solito, quando si deve tagliare qualcosa si inizia dal welfare state.

Sintomatica di ciò è la situazione che sta vivendo il servizio per il diritto allo studio universitario. Tutto il servizio, ma in particolare la copertura delle borse di studio, è sempre stato un fiore all'occhiello per la Lombardia e più in generale per il sistema universitario regionale. Complice anche la presenza di grandi e famosi atenei la Lombardia ha sempre attirato grandi masse di studenti da tutta Italia, masse che contribuivano poi alla ricerca e all'industria del nord Italia.

Eppure nell'ultimo anno non è più cosi. Come già fatto notare durante l'inaugurazione dell'anno accademico, per la prima volta non avremo una copertura totale dei vincitori di borsa di studio. I dati ufficiali sono giunti dal Prof. Caimi durante l'ultimo Consiglio di Amministrazione dell'ateneo bresciano.
Nell'anno accademico 2010/11 solo il 68% dei beneficiari è risultato anche assegnatario. Il 32% di coloro che avevano diritto a ricevere un aiuto economico da parte dello Stato sono stati lasciati soli. Ed i numeri si fanno sempre più neri se cerchiamo di osservare il futuro. Sempre il Prof. Caimi, presidente del CEDISU, per l'anno prossimo ha stimato una copertura del 60% dei beneficiari, con un probabile conseguente forte calo delle iscrizioni presso il nostro Ateneo.
Se a ciò uniamo un servizio ristorazione sempre più carente, con locali piccoli e poco adatti, a livello bresciano si salva soltanto il servizio alloggi. Quest'ultimo servizio è negli ultimi anni in forte espansione grazie a interessanti interventi di edilizia in attesa del famoso Campus la cui costruzione non inizierà prima del 2013.

E' una situazione critica che si ripercuoterà prevalentemente sugli studenti fuorisede - una categoria fortemente interessata dall'istituto delle borse di studio - e sulle classi sociali più deboli.
Infatti se i primi dovendo vivere fuori dal nucleo familiare sono costretti ad affrontare ulteriori spese per il proprio sostentamento, i secondi per le condizioni economiche in cui versano potrebbero aver difficoltà ad affrontare i costi base per l'istruzione universitaria dei propri figli.
Se da una parte con il venir meno dei fuorisede l'ateneo cittadino rischia di rimanere nel suo provincialismo, contro il quale il Rettore Pecorelli sta combattendo non sempre con metodi trasparenti, dall'altra, il mancato accesso delle fasce deboli e svantaggiate della società all'istruzione universitaria fa venir meno quella funzione di ascensore sociale che l'università ha o dovrebbe avere.
Inoltre come il Prof. Caimi ha ben sottolineato durante il suo intervento, una diminuzione degli studenti fuorisede rischia seriamente di rendere inutile, se non addirittura dannoso, l'importante lavoro che l'ateneo cittadino sta compiendo sulle residenze universitarie.

A ciò bisogna affiancare il dato che vede gli atenei lombardi e più in generale lo Lombardia al top del sistema universitario italiano nella classifica degli importi della contribuzione studentesca.

Una visione complessiva di tutti i dati esposti, rende chiaro lo stato in cui rischia di ritrovarsi l'università italiana: un sistema di istruzione per pochi, dove questi pochi saranno divisi tra coloro che potranno permettersi di studiare in ottime università anche lontano da casa e chi, tra i pochi, per i costi eccessivi sarà costretto a scegliere l'università più vicina a casa.
Alla luce dei fatti, si rende necessario un forte rifinanziamento del servizio al diritto allo studio universitario - cosi come tutto il sistema di istruzione superiore in generale - che consenta alle classi di studenti sopraddette di continuare ad accedere al mondo universitario.
Sulla scia degli altri governi europei, il governo italiano, ed in particolare nel nostro caso la Regione Lombardia, deve avere il coraggio di investire nella ricerca e nell'istruzione pubblica, perché sono l'unica via per un rilancio economico e strutturale della sistema paese.

lunedì 11 luglio 2011

Atenei all'esame di laurea

Che l'Ateneo cittadino non fosse quello fotografato dal ministero nell'estate 2009 lo sapevano in molti. Più volte si è ripetuto - anche da parte di figure di una certa importanza - come quella classifica, in cui Brescia risultava la prima delle bocciate, fosse inesatta e con parametri di valutazione che oltre a non tener conto realmente della situazione universitaria, testimoniavano la totale ignoranza che i tecnici del ministero hanno del sistema universitario italiano.

Con la seconda classifica ministeriale stilata circa 6 mesi fa, Brescia si ritrova miracolosamente tra le promosse con un ottimo balzo in avanti.

Oggi, infine, esce sul Italia Oggi - quotidiano economico, giuridico e politico - una nuova ricerca sul sistema universitario nazionale, con diverse classifiche in cui gli atenei, oltre ad essere suddivisi per categorie, vedono assegnarsi i punteggi su diversi indici di valutazione.

La ricerca svolta dalla rivista Campus fotografa non solo lo stato della didattica, della ricerca, dell'internazionalizzazione, delle strutture, ma prende in considerazione anche lo status occupazionale dei neolaureati, il livello di contribuzione studentesca e le valutazioni degli studenti sulla didattica. Una ricerca quindi completa che valuta anche come i singoli atenei si collochino sul territorio e la loro appetibilità lavorativa.
Nella classifica sono quindi presenti 9 criteri di valutazione che vengono misurati su una scala in trentesimi (come gli esami universitari ndr) mentre il voto complessivo è riscalato e calcolato su un totale di 110. Un vero esame di laurea per i nostri atenei.

L'ateneo bresciano viene collocato nella categoria delle università di medie dimensioni - ateneo con un numero di studenti tra i 10mila e i 50mila - posizionandosi quarta, a 0.06 dal podio, con un balzo di sedici posizioni rispetto all'anno prima, e con una votazione complessiva di 96 su 110. Ci precedono solo Trieste, la Cattolica di Milano e Trento.

Andando però a spulciare nei dettagli la valutazione della nostra università, si scoprono cose interessanti.
Innanzitutto si piazza al terzo posto, complessivo, dietro Bocconi e Cattolica, nell'indice di collocamento al lavoro dei propri laureati. Un ottimo risultato per un piccolo ateneo che testimonia la grande attenzione verso il territorio circostante e l'apprezzamento che questi ha per l'università locale.
Altre indicazioni ci arrivano dagli altri campi. L'internazionalizzazione, campo sul quale batte molto l'attuale rettore Prof. Pecorelli è leggermene sopra la media della categoria ma certamente, e per ovvie ragioni, non paragonabile al livello di internazionalizzazione dei grossi atenei italiani.

Ci sono però tre aspetti che vengono messi particolarmente in risalto, negativo, dalla classifica. I primi due riguardano direttamente gli studenti. Infatti nelle voci contribuzione e valutazione degli studenti non si raggiunge il 24 fermandosi rispettivamente a 23.30 e 23.81. Sono sicuramente due voci sulle quali è necessario lavorare perché il nome di un ateneo lo si costruisce anche attraverso l'esperienza diretta dei propri studenti. E' quindi obbligatorio un occhio di riguardo in più nei confronti degli studenti e della loro vita accademica.
Il tasto dolente infine lo tocchiamo con la valutazione sul sito internet e sui servizi web. In questo caso la votazione si ferma ad un misero 22.99, il secondo peggiore della categoria, battuta solamente dalla valutazione dell'università di Napoli Suor O. Benincasa che riceve 21,21 (e si piazza 22° su 35).
E' quindi necessario lavorare sui servizi web che l'Ateneo mette a disposizione, ma come già fatto notare su un altro post, è necessaria una ristrutturazione generale e seria del servizio prima di buttarsi in progetti che richiedono spese importanti. Per un ateneo che vuole confermarsi ai vertici del sistema italiano è indispensabile posizionarsi in modo serio sul web.
Di seguito, nella tabella, tutte le valutazione per le singole voci.


Studenti
Docenti
Strutture
Ricerca
Internaz.
tasse
Lavoro
Val. studenti
Web
 25.46
 24.80
 25.43
 24.80
 24.24
 23.30
 28.85
 23.81
 22.99



Vorrei concludere con una piccola osservazione personale. Quando nel 2009 Brescia venne valutata e venne bocciata dai tecnici del ministero, da più parti si alzarono voci su una presunta punizione politica nei confronti dell'allora Rettore Prof. Preti che osò frapporsi alla ministra Mariastella Gelmini. Con tutto il merito che si può riconoscere al Prof. Pecorelli, egli è entrato in carica da meno di 10 mesi e i risultati che oggi vediamo e che vengono valutati, sono in gran parte, se non totalmente, ancora frutto della politica di gestione del vecchio rettore. Ci si domanda allora come possa nel giro di pochi mesi un ateneo sotto la gestione della stessa persona passare da essere la prima delle bocciate ad essere un ateneo al top nella propria categoira. Prima la classifica di questo inverno del ministero, adesso questa nuova classifica, senza citare quella che annualmente compila il famoso quotidiano economico Sole24Ore, dimostrano senza ombra di dubbio come nell'estate 2009 si volle davvero punire un Rettore che aveva alzato troppo la testa nei confronti del ministero, e una volta ancora di più pongono la necessità di creare un organismo veramente indipendente - anche dallo stesso ministero - per la valutazione degli atenei italiani. Tale necessità è ancora più impellente se a tali valutazioni vengono legati i finanziamenti pubblici per l'università italiana.

sabato 9 luglio 2011

Campus 2013

E' notizia di oggi che i lavori per il campus universitario situato nella ex-caserma Randaccio non partiranno prima del 2013. Diversi problemi, economici e non, si frappongono alla realizzazione della struttura, non ultima la volontà da parte del comune di investire innanzitutto su altre infrastrutture cittadine (vedi parcheggio sotto il castello).

A causa del periodo di crisi che attraversa l'Italia e il patto di stabilità, i fondi per i comuni sono pochi e vanno fortemente razionalizzati. A salvare la situazione arrivano però i fondi del MIUR messi a disposizione attraverso alcuni bandi per l'edilizia universitaria ai quali il comune ha intenzione di partecipare, ma per fare ciò è necessario un piano di massima.

Ma per avere un piano di massima bisogna avere quanto meno un'idea su cosa si voglia costruire. Per questo motivo la consigliera Nini Ferrari è partita per un tour europeo per toccare i campus di altre università sparse per l'Europa.
Un'ottima idea. E' sicuramente istruttivo vedere con i propri occhi le esperienze dei nostri vicini europei, ma altrettanto importante è conoscere le esigenze della popolazione studentesca bresciana e le profonde differenze tra le varie realtà.
Se il primo punto sta venendo effettuato, il secondo è lontano dalla sua attuazione. Se a parole la consigliera Ferrari si dimostra vicina agli studenti, nei fatti è decisamente distante (vedi dichiarazioni sulla questione tasse)

All'inizio di tutta la vicenda l'amministrazione comunale si era detta desiderosa di ascoltare le esigenze degli studenti circa la progettazione dell'opera per poi, passato qualche mese, presentare agli studenti un'idea di progetto già completa e senza la vera necessità di un apporto di idee.

Eppure tra gli studenti bresciani molti hanno svolto un periodo di studio all'estero e tra di essi una buona percentuale ha vissuto in campus universitari avendo cosi una conoscenza molto più approfondita di quella che si può ottenere in pochi giorni di visita. E se questo non bastasse sono sicuro che gli studenti conoscano bene quali siano le loro necessità e sono in grado di portare proposte per la soluzione ai problemi che affrontano ogni giorno.
Questo perché non si parla semplicemente di sapere quante cucine vadano posizionate o meno, quante aule studio o altri piani del genere. Nella costruzione di un'opera edilizia di questa portata è necessario anche individuare che tipo di taglio si voglia dare a tutto il progetto. Dev'essere un semplice progetto di edilizia universitaria o anche un centro di aggregazione per la vita degli studenti? E' una domanda semplice, ma la cui risposta comporta implicazioni diverse. E dev'essere una risposta calibrata sulla città e sugli studenti bresciani e che non può essere importata da altre esperienze europee.

Esprimo nuovamente alla consigliera Ferrari l'invito a confrontarsi molto più seriamente con gli studenti universitari, di entrambi i colori politici, e di non usare questo argomento come semplice strumento di propaganda elettorale.

Chiudo riprendendo l'ultimo paragrafo dell'articolo uscito oggi sul BresciaOggi: In uno di questi due stabili sembra potrebbero essere concentrati anche tutti gli uffici universitari in un'unica sede centrale.
Fino ad oggi si è parlato di un Campus aperto agli studenti di tutte le università cittadine e non progettato esclusivamente per una singola università. Se tale frase significasse lo spostamento di tutti gli uffici delle università bresciane in quel luogo, oltre ad occupare spazio destinabile in altro modo, renderebbe il tutto molto confusionario e poco gestibile. Se al contrario ci si riferisce allo spostamento dei soli uffici della Statale, mi domando a cosa sia servita la ristrutturazione completa dell'edificio di Palazzo Mercato e al contempo l'acquisizione da parte della Statale di un cospicuo patrimonio architettonico nel centro cittadino.

venerdì 8 luglio 2011

Un parcheggio, un ascensore e un castello

Dalle 11 di questa mattina alla Camera di Commercio bresciana si sta svolgendo la presentazione ufficiale del grande progetto del parcheggio sotto il Castello.

I numeri dicono 600 posti auto di cui 60 riservati ai residenti nel centro storico ricavati perforando il Colle Cidneo per per la bellezza di 88mila metri cubi (122 di lunghezza, 16 di larghezza e 25 di profondità). All'interno del progetto sarà presente anche un ascensore che permetterà da sotto il colle la salita fin sulla piazza antistante all'ingresso del Castello.
Un'opera monumentale sia economicamente, si parla di 23 milioni di euro in un periodo di crisi, sia da un punto di vista architettonico.

Ma a guardare la realtà sembra che Brescia non ne abbia davvero bisogno. O meglio sembra non abbia necessità di ulteriori 600 posti auto quando l'attuale Fossa Bagni (distante meno di cento metri dal futuro ingresso del nuovo parcheggio) è sotto utilizzato dovendo cosi tener chiuso l'ultimo piano per carenza di clienti. E' quindi doveroso chiederci se davvero sia necessaria la creazione di un ulteriore parcheggio che comporterà un'ingente spesa alla cittadinanza e al contempo disincentiverà ulteriormente l'utilizzo del mezzo pubblico per recarsi nel centro storico. Non sarebbe stato meglio dirottare questi fondi sulla realizzazione delle opere complementari al metro o per evitare di introdurre l'addizionale IRPEF?

Con altro occhio va invece valutato il progetto di creazione dell'ascensore che dovrebbe, nelle intenzioni, agevolare la salita verso il falcone d'Italia e quindi permettere una maggiore fruizione da parte della cittadinanza e dei turisti del castello cittadino. E' sicuramente un progetto interessante e innovativo, ma ad esso va affiancata una politica volta all'eliminazione del parcheggio nell'attuale fosse antistante le mura esterne per permettere una riconversione della stessa area in verde pubblico e luogo di socializzazione per i bresciani.
Se l'utilità di un ascensore che porti gli interessati fino in cima è indubbia, qualche perplessità lo lascia il progetto presentato. E' proprio necessario bucare un colle per la creazione di un ascensore? Non esistono altre possibilità a questa tipologia di ascensore? Non è possibile pensare alla creazione di un ascensore panoramico nella parte nord delle fortificazioni, che permetta, oltre alla sua funzione basilare, anche di godere di una vista a 180° della parte nord della città bresciana con a cornice i monti di Gussago e Cellatica da una parte e dall'altra del Monte Maddalena?

Sicuramente le possibilità sono molte, ma la creazione di un mega parcheggio sotto il Colle Cidneo è sicuramente quella meno seria e fattibile, da un punto di vista economico e da un punto di vista ambientale

mercoledì 6 luglio 2011

L'Italia a banda stretta

Mentre il web si mobilita contro l'annunciata delibera dell'Agcom sulla censura del web, pochi si interrogano ancora sullo stato della banda larga in Italia.

Secondo una ricerca della società Between-Osservatorio Banda Larga, ancora nel 2011 circa il 12% della popolazione italiana, pari a più di 6 milioni di utenti, non è raggiunta dalla banda larga.
E le previsioni per il 2012 della stessa società non sono rosee. Nonostante i grandi annunci del Ministro allo Sviluppo economico Paolo Romani, si prevede un miglioramento del solo 1-2% lasciando quindi ancora ben 6 milioni di Italiani senza l'accesso veloce alla rete*.
Dati questi che se paragonati con i nostri vicini Europei rendono la situazione ancora più drammatica. Secondo un rapporto della Commissione europea, Francia e Regno Unito avevano già raggiunto la copertura totale nel 2010.

Inoltre sempre secondo ricerche dello stesso osservatorio targate 2010, le reali velocità di connessione alla rete tramite banda larga, sono pari solamente al 55% della velocità massima pubblicizzata dai vari ISP. E se nelle grandi città la situazione è certamente più rosea, chi se la passa sempre peggio sono coloro che risiedono nei piccoli comuni, dove per mancanza di appetibilità commerciale le infrastrutture sono carenti e la banda larga diventa magicamente stretta.

In una società che richiede sempre più interconnettività e dove una buona parte del mondo economico si è ormai trasferita sul web, dove i servizi sono ormai completamente traslati nel mondo digitale - si prenda come puro esempio tutti i servizi universitari - una situazione come quella attuale è insostenibile.
A tutto ciò si aggiungono i cospicui tagli aggiunti al Ministero dello Sviluppo Economico susseguitisi negli anni e che mettono sempre più a rischio lo sviluppo della rete in Italia.

E se da una parte ci si batte contro la censura del web da parte dell'Agcom, dall'altra è necessario battersi affinché il web possa continuare ad esistere.




* con accesso veloce alla rete si indica una copertura senza limiti Adsl con una banda di almeno 2MegaBit al secondo. Velocità queste ormai ampiamente superate dalle Adsl commerciali dove presenti.

lunedì 4 luglio 2011

Omnibus Card

E' notizia di oggi che a Brescia, prima città in Italia, entrerà in vigore la nuova omnibus card.
Questa nuova carta permetterà di avere accesso, attraverso un unico supporto, a tutte le offerte della mobilità bresciana.
Con la stessa tessera potremo prelevare una bicicletta dalle postazioni di BiciMia, pagare un parcheggio o il biglietto dell'autobus.

Il progetto, che è stato interamente finanziato dall'Unione Europea attraverso il processo Civitas, non è da confondere con l'attuale Omnibus Card  che funziona esclusivamente da supporto magnetico per i titoli di viaggio degli autobus locali.
Per il momento il servizio è limitato a queste tre tipologie di servizi, ma non si esclude che in futuro essa possa essere allargata anche ad altri tipi di servizi quali il car sharing, la metrò e il trasporto extraurbano.

Ma si prevedono già roventi polemiche politiche. Durante la conferenza stampa l'attuale assessore alla mobilità, nonché vicesindaco, Rolfi ha assunto per se e per la propria giunta il merito di questa importante novità per il trasporto pubblico urbano.

Nel fare ciò Rolfi si è dimenticato di dire che il progetto è partito ormai 8 anni fa, e quindi in piena giunta Corsini, e solo adesso, dopo un lungo percorso, è arrivato a destinazione.
Un percorso lineare, i cui meriti vanno certamente suddivisi tra le amministrazioni che si sono succedute e che hanno saputo insistere nei confronti di alcuni fornitori reticenti a fornire il proprio know how necessario per l'integrazione tra i diversi servizi.


Staremo a vedere come risponderà il Partito Democratico a questa appropriazione di meriti.

domenica 3 luglio 2011

L'UniBS compra lo yacht del web

Il web è un mare in tempesta e può affondare qualunque progetto se non ben governato. E' quindi necessario comprare il miglior yacht in circolazione per navigare in quelle acque perigliose.

E' sicuramente questo quello che ha pensato l'amministrazione dell'ateneo bresciano nel momento in cui viene progettato il restyling del sito istituzionale.


E' doveroso dire fin dall'inizio che il portale d'ateneo necessità seriamente di una revisione, non tanto nei contenuti, ma quanto nella parte di presentazione degli stessi all'utente. Ad oggi il portale si presenta di difficile gestione, frammentato, confusionario e quindi poco user-friendly. Più volte gli studenti hanno lamentato difficoltà a muoversi all'interno dei molteplici link mai del tutto chiari e spesso fuorvianti con la possibilità tutt'altro che remota di non trovare il contenuto desiderato.

Il restyling del sito d'ateneo diventa cosi un cavallo di battaglia importante per il Prof. Pecorelli all'atto delle elezioni per il rettorato. La revisione del portale diventa cosi solo uno dei primi step della revisione completa del sistema informativo d'ateneo.
Per supervisionare questo compito viene creata una delega ad hoc che viene assegnata alla prof.ssa Valeria De Antonellis, docente ordinario afferente al Dipartimento dell'Informazione della facoltà di Ingegneria.
Con grande lungimiranza si decide anche di istituire una commissione, a cui dovrebbe partecipare anche uno studente, per seguire ed indirizzare la creazione del nuovo portale d'ateneo.
Per lungo tempo però restano sul tavolo molte buone intenzioni e pochi progetti concreti, la famosa commissione non viene mai riunita e gli studenti danno per accantonati i buoni propositi.

La vicenda si riapre però il 29 Giugno 2011 durante una riunione del Consiglio di Amministrazione dell'ateneo bresciano. Al terzo punto dell'ordine del giorno è prevista l'approvazione di una serie di concordati con il consorzio CINECA, tra cui l'appalto, senza gara pubblica, allo stesso della realizzazione del nuovo portale d'Ateneo.
Il CINECA è un consorzio formato da 50 università italiane e da alcuni istituti di ricerca oltrechè dal MIUR. Esso nasce nel 1969 come struttura dedicata al supercalcolo, e negli anni si evolve fino a diventare il più grande, ed importante, consorzio interuniversitario italiano. Ovviamente Brescia fa parte del consorzio - adesione effettuata il 12.06.09 - avendo versato la propria quota associativa pari a 25.000 euro.
Con questa motivazione viene evitato il bando pubblico per l'assegnamento dell'appalto, in quando l'attività del CINECA viene considerata in house e quindi non necessita di essere assegnata tramite appalto.
La delibera del CdA assegna quindi la realizzazione del portale al CINECA per un importo pari a 100mila euro più IVA (120mila euro in totale), più un canone annuo pari a 20mila euro più IVA per la manutenzione ordinaria, senza specificare il costo di quella straordinaria. Nella stessa delibera però si dichiara come, usando la piattaforma openSource Drupal, si evitino i costi di licenza e si dia la possibilità al SICA - l'ufficio informatico d'Ateneo - di mettere mano direttamente al programma per interventi di vario genere.
Il progetto più in generale prevede quindi un passaggio ad una piattaforma openSource - di cui il CINECA ha già creato versioni progettate per le università italiane - e nel contempo la creazione di una proposta grafica e di una rimappatura generale del contenuto dell'attuale portale. Un impegno certamente gravoso, ma non si sa quanto corrispondente alla cifra pattuita.
Cifra che assume un significato ancora più importante in un momento come questo, in cui i tagli all'università italiana si fanno sempre più pesanti e i cui effetti ricadono in primis sugli studenti universitari.

Ma per rendersi conto dell'effettivo significato della spesa è necessario conoscere ulteriori dettagli su come viene gestito il sito internet e tutti i servizi connessi.
Attualmente la situazione nell'Ateneo è decisamente confusionaria, con tante figure che si occupano di tanti aspetti che dovrebbero invece essere legati tra loro.
  • Il portale web nella sua staticità viene per il momento gestita tramite il CMS proprietario Ariadne, quindi per un'eventuale manutenzione bisogna fare riferimento ad un'azienda esterna, che con il nuovo portale viene sostituita dal CINECA nella manutenzione ordinaria.
  • Per l'inserimento dei contenuti esiste invece una specifica redazione che provvede all'inserimento di informazioni passate dai vari uffici amministrativi.
  • Per la manutenzione e la creazione del portale degli studenti, tutte quelle funzioni che permettono agli studenti di iscriversi ai crediti e agli esami se ne occupa il SICA.
  • Per il nuovo modulo tasse (che si trova all'interno del portale degli studenti) è responsabile un'ulteriore azienda esterna.
  • Per le funzioni di U-GOV si usa un software esterno sviluppato presso l'Università di Pavia.
  • per la manutenzione ordinaria e straordinaria dei server web e della rete di Ateneo se ne occupa ancora il SICA, per quelli di facoltà, sul quale risiedono molti siti di professori[1] se ne occupano gli uffici delle singole facoltà.
  • Della gestione esterna della rete se ne occupa il consorzio GARR[2]
    • Della gestione delle web-mail degli studenti invece se ne occupa il CILEA[3]
    Una suddivisione dei compiti che rende la gestione tutt'altro che efficace ed efficiente. 
    Sarebbe stato molto più auspicabile innanzitutto fare chiarezza sulle varie competenze, e dove possibile accorparle - in un Ateneo di 4 facoltà abbiamo ben 5 uffici tecnici-informatici ognuno con le proprie competenze - e solo dopo deliberare un accordo che prevede la modica cifra di 120mila euro per la creazione di un portale web che rischia solamente di essere risucchiato in questo enorme vortice.

    Auspicando inoltre che la famosa commissione si possa finalmente riunire affinché gli studenti possano portare il proprio punto di vista e la propria esperienza, come utenti del portale, per far si di non trovarci nuovamente con una zattera al posto dello yacht commissionato e pagato.

    [1] I siti dei vari docenti non rispettano mai il design del sito di Ateneo. Ciò perchè viene permesso ad ogni docente di sviluppare per conto proprio il personale sito web, con ulteriore spaesamento e confusione per l'utenza.

    [2] Il GARR è la rete telematica nazionale a banda ultralarga dedicata al mondo dell’università e della ricerca. Costituisce la dorsale alla quale confluiscono poi le singole reti delle università italiane e degli istituti di ricerca. La manutenzione della rete esterna alle università compete a questo ente.

    [3] Il è l'acronimo per Consorzio Interuniversitario Lombardo per l'Elaborazione Automatica, ed è un consorzio delle università lombarde che eroga diversi servizi telematici. Il consorzio con l'ingrandimento del CINECA e la fuoriuscita di importanti atenei lombardi ha ormai perso il motivo della sua esistenza.