sabato 4 giugno 2011

Cubo bianco o cubo di Rubik?

Con un'interrogazione del Partito Democratico in consiglio comunale si è riaperta la famosa vicenda del Cubo Bianco e delle aule studio nel centro storico da dedicare agli universitari.

I consiglieri del PD imputano all'attuale giunta l'immobilismo sul famoso Cubo Bianco proposto per riempire lo spazio vuoto di largo Formentone lasciato dallo smantellamento della pensilina installata durante l'amministrazione Corsini.
Emilio Del Bono chiede spiegazioni e nel contempo propone la ristrutturazione di Palazzo Avogadro per recuperare un edificio di valore storico e nel contempo destinarlo alle nuove generazioni e lasciar cosi perdere un progetto molto criticato dagli stessi membri della giunta comunale.

Tralasciando le valutazioni politiche su questo intervento e sulla risposta dell'assessore Labolani sul suo blog, la domanda che secondo me dovrebbe sorgere spontanea è: gli studenti cosa ne pensano? Sono stati interpellati visto che tutto questo riguarda uno spazio a loro dedicato?
La risposta è veloce e netta. No, gli studenti non sono stati interpellati né da una parte né dall'altra.
Personalmente l'unica che fino ad oggi si è mossa in modo serio e organizzato nei confronti dei rappresentanti degli studenti è stata Laura Castelletti, che si è premurata di organizzare incontri con tutti i rappresentanti per ascoltare le loro istanze.

Ma veniamo a quello che i politici nostrani avrebbero dovuto ascoltare prima di fare interventi del genere da una parte e dall'altra.
Attualmente creare un'aula studio nel pieno centro di Brescia è fondamentalmente inutile data l'oggettiva difficoltà di raggiungere tale zona soprattutto durante gli orari serali e notturni, che sembrano i preferiti da parte degli studenti bresciani. Nel creare ciò è quindi necessario valutare la posizione dell'edificio e contestualmente quella delle future fermate della metropolitana e di altri mezzi di trasporto pubblico (anche nell'aspettativa da parte degli studenti di spazi aperti 24/24).
E' inoltre necessario valutare seriamente gli spazi disponibili, non bastano sicuramente due aule per soddisfare le esigenze degli studenti.
Una vista della biblioteca dell'Heriot-Watt University


Infatti il concetto di aula studio a Brescia, e più in generale in Italia, deve fare seriamente un salto in avanti. La nuova visione deve lasciare da parte l'idea limitata del luogo di studio solo come spazio bibliotecario o dedito allo studio individuale. Tale concetto deve evolversi prevedendo e riservando all'interno degli edifici destinati agli studenti anche salette per lo studio di gruppo, aule informatiche, wi-fi, sale relax dove gli studenti possano fare la pausa in un ambiente sano e rilassante e non solo in piedi dinnanzi ad una macchinetta distributrice. Come potete vedere nelle immagini che propongo, nel nord Europa esiste una concezione completamente diversa di aula studio e di biblioteca. Accanto agli spazi prettamente di studio vengono affiancati spazi per una tranquilla lettura, anche non prettamente accademica, introducendo il concetto ben definito da Francesco Esposto di benessere nello studio che aiuta lo studente a vivere meglio e rendere di più nella propria carriera universitaria.
Altra vista della biblioteca
In particolare nelle foto si possono osservare alcuni spazi del primo piano della biblioteca dell'Heriot-Watt University, che oltre ad essere immersa in un campus, e quindi velocemente raggiungibile a piedi da tutti gli studenti, ha una concezione di luogo di studio del tutto sconosciuta a Brescia. Al primo piano c'è una zona pù dedicata al wellness dove lo studente ha la possibilità di rilassarsi in compagnia e di accedere alla funzione bar, e non a delle semplici macchinette. Ai piani superiori, secondo e terzo, sussiste invece una concezione più classica con scaffali aperti per la consultazione di volumi e banchi per lo studio individuale dove è obbligatorio mantenere il silenzio. Inoltre al terzo piano è collocato uno spazio informatico di oltre una quarantina di computer con accesso a credenziali. Tutti gli spazi, infine, godono di una completa copertura wi-fi.

Questo modello è sicuramente quello al quale ci si dovrebbe ispirare nella costruzione delle aule studio bresciane.
Oltre a ciò l'edificio non dovrebbe sorgere come una cattedrale nel deserto, ma dovrebbe essere circondato da varie location che possano servire gli studenti e la loro vita (universitaria e non): librerie, bar, biblioteche, punto giovani, spazi culturali, mensa ecc...

Pensare di aprire un'aula studio in centro, se si vuol configurare Brescia come una vera città universitaria, non consta quindi nel semplice tirar su quattro muri o di tirar a lucido un palazzo di notevole valore storico, ma comporta un serio studio sulle necessità degli studenti e di rispondere con gli interventi di conseguenza.
E' quindi necessaria una visione globale di come si voglia trasformare il centro urbano aldilà del singolo intervento infrastrutturale. Mantenere una visione limitata senza considerare l'insieme porta inevitabilmente ad un serio spreco di denaro pubblico. Al contrario considerare l'aula studio immersa in un progetto più ampio di rivitalizzazione del centro storico che parta dagli studenti, permetterebbe di creare e portare a termine il famoso progetto Carmine dalla giunta Corsini.

Sicuramente un cubo di Rubik, più che un cubo bianco, del quale è sicuramente più facile trovare la soluzione con l'aiuto ed i consigli dei rappresentanti e degli studenti in generale.
Personalmente, aldilà di colori o schieramenti politici mi auguro per il futuro che tutte le forze politiche si avvalgano del serio contributo di chi è sicuramente più consapevole delle proprie necessità.
Come già affermato più volte, Brescia ha le potenzialità per diventare una città universitaria modello in Italia e in Europa, basta applicarsi con serietà e volerlo.

7 commenti:

  1. Quanto dovremo attendere noi studenti per avere il Cubo Bianco?

    Vogliamo il cubo bianco.

    UNIBS

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  2. Come spiegato non penso che il cubo bianco sia la soluzione ai problemi degli studenti universitari presentando diverse problematiche.

    Comunque non penso che l'amministrazione comunale si muoverà mai seriamente per costruire il cubo bianco

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  3. Andrea...chi ti ci ha messo qui?

    Fra l'altro non so se lo sai ma hanno chiuso anche il bunker di ingegneria...vi rendete conto che siamo costretti a stare nell'atrio con i tavoli.

    Che vergogna.

    CUBO SUBITO

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  4. Oltre al fatto che sarebbe carino firmarsi, almeno che cosi so con chi parlo.
    Comunque come ti (spero di poterti dare del tu) ho risposto anche sul blog dell'assessore Labolani, il cubo, oltre alle già citate, nel post, problematiche, allo studente di Ingegneria risulta alquanto indifferente. Come dici tu, il bunker è l'aula studio che viene usata tra una lezione e l'altra, mi pare quindi che il cubo bianco è decisamente fuori mano e difficilmente raggiungibile tra una lezione e un'altra. Ha molto più senso, invece, recuperare i posti che sono venuti meno con la scomparsa del bunker. Una parte di questi saranno allocati nel nuovo collegio del CEDISU che avrà un'aula studio aperta 24/24, i restanti saranno per forza nei corridoi, perchè grazie ai ministri Tremonti e Gelmini l'università non ha più i fondi per le opere immobiliari (e faccio notare che prima dei tagli l'UNIBS era in forte attivo).

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  5. Ai concorsi d'architettura devono partecipare solo i politici che sono gli unici a sapere tutto dalla scienza alla tecnologia oltre a rappresentare tutti i cittadini. Viva il cubo bianco così com'è stato progettato. Abbasso la politica e i politicanti.

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  6. Ai concorsi di architettura ci partecipano gli architetti e gli ingegneri come è giusto che sia.
    Gli architetti e gli ingegneri in queste tipologie di concorsi non sono liberi di proporre quello che gli pare e piace, ma debbono sottostare e soddisfare determinati requisiti imposti dal concorso stesso.

    Ma è anche vero che i concorsi di questo tipo li bandiscono i politici. Sarebbe quindi carino che questi politici prima di bandire un concorso, in cui si impone una finalità d'uso particolare, si informassero sulle reali necessità della città e della cittadinanza.
    Cosa c'è di meglio che interfacciarsi con gli studenti per capire quali sono le loro necessità?
    Questo non è stato fatto.

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