giovedì 30 giugno 2011

Amianto a S.Polo

Il Tar di Brescia ha respinto per cavilli burocratici il ricorso dei comitati contro la discarica di amianto a S.Polo, come si può leggere su quibrescia.it

Non voglio entrare nel merito sul come si possa sbagliare a scrivere un indirizzo di una raccomandata cosi importante, però chi si elegge a portavoce di una comunità e si impegna a far firmare un documento al sindaco su un qualcosa che riguarda tutti gli abitanti della zona, dovrebbe prestare decisamente più attenzione.


Da parte mia accetterò una discarica di amianto a S.Polo solamente quando vedrò il Sig. Paroli e la Sig.ra Vilardi venire ad abitare a S.Polino sapendo che hanno una discarica di amianto sotto casa.

Federalismo dei rifiuti

E' notizia ormai risaputa che i leghisti e la Lombardia in particolare, per voce del suo presidente Roberto Formigoni, non vogliono i rifiuti solidi urbani della città di Napoli che si trova in questo momento in uno status di emergenza.

Il grido di battaglia è "Ognuno si smaltisca i propri rifiuti", eppure è necessario sottolineare come molte e grandi aziende del nord Italia smaltiscano i propri rifiuti, in forma illegale, nel sud Italia, e in particolare nel nord Campania, attraverso la complicità attiva con le organizzazioni criminali.
E' un fatto ormai appurato da diverse inchieste giornalistiche, e ancor più importante da inchieste giudiziarie.
Il meccanismo è molto semplice. Le industrie del nord fanno entrare i propri rifiuti pericolosi in grandi centri di smaltimento che, senza averli mai trattati, li fanno uscire e tramite associazioni mafiose li portano nelle campagne del sud Italia, in particolare nel Casertano e nella zona nord della provincia di Napoli.
Qui tramite le organizzazioni di stampo mafioso, in discariche più o meno legali, sversano il tutto senza preoccuparsi dei danni al territorio e a coloro che sul territorio ci vivono.
E' una fonte di guadagno per tutti, per l'industriale del nord, per colui che deve trattare i rifiuti, per gli abitanti del nord Italia che vedono portati via i propri rifiuti e per i clan camorristici.
E se tutti nel ciclo di produzione ci guadagnano a perderci sono solo gli abitanti del meridione che oltre a vedersi devastato l'ambiente in cui vivono, vedono la potenza economica dei clan ulteriormente accresciuta.

Bisogna prendere atto di ciò per sperare di comprendere le motivazioni che portano a sollevazioni popolari ogni qual volta si parla di aprire nuove discariche e/o inceneritori.
In una società dove la corruzione è al livello di terzo mondo, chi può assicurare ai cittadini che nelle discariche non vengano sversati rifiuti pericolosi (soprattutto del Nord) o negli inceneritori non vengano bruciati rifiuti altrettanto pericolosi facendo cosi disperdere nell'aria ogni tipo di inquinanti?

Eppure nel momento in cui si arriva a chiedere una mano alle regioni del nord, che ricordo hanno partecipato tramite le loro industrie alla distruzione dell'ambiente del sud, esse si indignano e puntano il dito contro l'incapacità e l'inefficienza del sud Italia - quando non si appellano ad una presunta inferiorità genetica delle genti del sud.


Per funzionare in maniera ottimale un inceneritore deve mantenere una temperatura di combustione all'interno di un determinato range, altrimenti emette sostanze cancerogene. Questo è sicuramente uno dei motivi principali della bassa percentuale di riciclaggio - in particolare della plastica che ha un alto potere calorico - nella città di Brescia.
Ma quando i bresciani non producono abbastanza rifiuti è dunque necessario andare a ricavare questi rifiuti da qualche altra parte.
Cosi l'inceneritore della leonessa, che le vecchie amministrazioni di centro sinistra hanno progettato sovradimensionato, brucia circa 300mila tonnellate all'anno di rifiuti provenienti da fuori Brescia. Ma attenzione, proveniente però non da situazioni dove è presente un'emergenza, che anche Brescia ha contribuito a creare, ma da altre province lombarde o da altre regioni rigorosamente del nord Italia.
Qualcuno chiama tutto ciò federalismo dei rifiuti, io trovo più consono il nome Razzismo dei rifiuti.
Senza pensare male, si potrebbe dire molto più semplicemente che la Lega Nord, che tante campagne fa contro il sud e i suoi rifiuti, abbia un proprio tornaconto personale a veder accresciuta insieme alla ricchezza del nord anche la ricchezza delle organizzazione criminali del sud.

martedì 28 giugno 2011

Giornale di circoscrizione o giornale di partito?

Il 1° Maggio usciva il giornale della circoscrizione est di Brescia chiamato La Roggia. Più che un giornale, data la sua aperiodicità, sarebbe da definire un bollettino di informazione e di propaganda elettorale per le scelte della giunta comunale. Sfogliando le 16 pagine dell'ultima uscita sorge spontanea la domanda su cosa in realtà sia:
Un giornale di circoscrizione o un giornale di partito?
La maggior parte degli articoli, come normale che sia, tratta di politica e dei progetti comunali.
Il problema arriva quando ci si accorge che gli articoli sono scritti tutti da personaggi, addirittura da interi gruppi consiliari, appartenenti a Pdl e Lega, senza alcuna presenza di personaggi dell'opposizione.


Ma se questo è ormai un fatto consolidato, quello che ha riproposto il problema sulla gestione della circoscrizione, più improntata alla propaganda politica dei vincitori che al servizio del cittadino, è la fantasiosa ricostruzione della storia risorgimentale fatta a firma dell'intero gruppo leghista.

Per l'ennesima volta viene riproposta la figura di un Garibaldi pirata e delinquente, assassino di donne e bambini, un uomo mediocre che deve tutto alla sua fortuna, arrivando a tratteggiarlo come personaggio da Isola dei famosi.
Per non parlare della magra figura che fa Mazzini e la grande esaltazione della figura di Gioberti in linea con gli slanci clericali della Lega, la quale poi non si fa scrupolo a prendersela con i preti che propugnano la vera fratellanza tra uomini.

Un po' il solito copione al quale ormai ci hanno spesso abituato i leghisti con la loro revisione storica falsa e alquanto fantasiosa arrivando ad annunciare al mondo che in Italia nel 1848 ci fosse il 95% di analfabeti - diverse ricerche storiche hanno portato dati di un 20 punti percentuali inferiori.

Per l'ennesima volta come cittadini italiani siamo chiamati ad opporci con la cultura all'ignoranza della lega e dei leghisti.
Mi tocca quindi fare due inviti.
Il primo ai signori della Lega Nord invitandoli a studiare in modo serio la storia italiana.
Il secondo a tutti gli iscritti al gruppo consiliare del Partito Democratico, e delle opposizioni, a partecipare alle riunioni di redazione del giornale e metter cosi fine a questo scempio. Anche e sopratutto per la dignità della circoscrizione e dell'organo in cui siedono.

P.S.
sono cosi efficienti nella distribuzione che solo oggi, pur abitando a San Polo vengo a conoscenza dell'esistenza di tale giornale.

Pdf del giornale

sabato 25 giugno 2011

Schizofrenia?

Neanche il tempo di digerire l'addizionale IRPEF (0,20% nel 2011 e 0,40% nel 2012) istituita per ripagare il debito della metrò che il Sindaco Paroli se ne esce con l'ennesimo annuncio: "Dimezzeremo il costo del biglietto del metrò ai cittadini bresciani per non fargli pagare due volte la metropolitana".

Be che dire?! Un annuncio degno di nota che va verso l'incentivo del mezzo pubblico - quantomeno della metropolitana - ma che oltre a rimanere un annuncio, testimonia la schizofrenia del nostro sindaco e più in generale della nostra giunta. Ma andiamo con ordine.

Non partiamo da lontano. Partiamo dallo sconto, per tutti i residenti, del 50% sui parcheggi a pagamento. Il sindaco si è giustificato dicendo che è giusto che i residenti che pagano i parcheggi con le loro tasse vedano la loro tariffa oraria dimezzata. Paroli dovrebbe però informarsi presso Giovanna Prandini, la presidentessa di Brescia Sintesi. Infatti come testimoniato dalla Prandini e dalla Nini Ferrari in più di un incontro, il servizio dei parcheggi a pagamento è uno dei pochi servizi che si mantiene da solo e anzi rende un attivo che permette a Brescia Sintesi di operare diversi interventi senza pesare sulle casse comunali. Mi domando quindi quali siano le tasse che i cittadini bresciani versino a Brescia Sintesi per mantenere i parcheggi che hanno un costo di manutenzione decisamente inferiore a quello di qualunque altro servizio di mobilità. Di conseguenza tagliare del 50% i parcheggi ha un doppio colpo sulle finanze delle controllate della mobilità. Da un lato taglia gli introiti di Brescia Sintesi del 50% (che servono anche per finanziare BiciMia), dall'altro taglia quelli di Brescia Trasporti incentivando il mezzo privato e automaticamente facendo calare gli utenti del trasporto di massa (-7 milioni negli ultimi anni).
Inoltre mi piacerebbe chiedere al Sindaco e al viceSindaco quanto sia costata la genialata di mandare una card a testa ad ogni cittadino bresciano in età di automobile. Non sarebbe stato molto più utile e meno dispendioso trovare altri metodi per consegnare la tessera solo a chi fosse interessato? So che sembra inconcepibile, ma non tutti i bresciani posseggono un'automobile o ne fanno uso per muoversi verso la città.

E veniamo cosi all'addizionale Irpef. Ne abbiamo già parlato in un altro articolo quando sembrava ancora una proposta. Oggi è quasi una realtà. Realtà a cui sono contrari i partiti d'opposizione, le associazioni cittadine e addirittura un consigliere della maggioranza. L'addizionale Irpef è stata aggiunta perchè secondo la giunta Paroli non ci sono abbastanza soldi per coprire il debito per la metropolitana (non i costi di gestione), e quindi si ricorre ad una tassa di scopo. La domanda però che deve sorgere spontanea è: non abbiamo i soldi per pagare la metro, ma li abbiamo per scontare il parcheggio a pagamento per i residenti?
Probabilmente siamo di fronte alla finanza creativa. Riepilogando: l'Irpef serve a coprire i debiti di costruzione, il biglietto i costi di gestione.

Poi oggi l'ultima trovata. I residenti bresciani già pagano la metropolitana, è giusto che paghino di meno i biglietti. A questo punto sorgono sempre più spontanee le domante. Non ci sono i soldi per pagare il debito, per questo facciamo un'addizionale per un valore complessivo di 6 milioni, poi però ci sono i soldi per scontare i biglietti che dovrebbero coprire i costi di gestione? Le previsioni per la copertura del trasporto pubblico sono nere e incentiviamo il mezzo privato invece di rilanciare quello di massa? Come pensa il Sindaco Paroli di coprire i costi di gestione se le previsioni sono negative? Non sarebbe meglio anziché scontare il singolo biglietto elaborare delle proposte per abbonamenti e carnet davvero vantaggiosi per chi usa con frequenza il mezzo pubblico?

Bisogna inoltre segnalare l'ennesima incomprensione interna alla giunta. Se il Sindaco punta sui cittadini, il vicesindaco invece afferma che la metrò è di interesse provinciale e che dovrà legarsi profondamente, e principalmente, al trasporto extraurbano per i pendolari che vengono da fuori città (pari ogni giorno al numero dei residenti in città).
Non sarebbe male per chiarezza di tutti che una volta per tutte i nostri amministratori si mettessero d'accordo sia all'interno della giunta sia tra i vari livelli amministrativi. Non dovrebbe essere cosi difficile, dopotutto indossando tutti la camicia verde non dovrebbe essere cosi problematico individuarsi.



P.S.
Si badi bene, non sono contrario alla diminuzione del biglietto del metrobus. Sono favorevole ad ogni incentivo per il trasporto pubblico, ma esso deve essere fatto con coscienza e con una visione di ampio respiro che non si può limitare a vedere il metrobus fuori dal contesto generale e sopratutto come mera propaganda politica.

E' nata l'alternativa!

I grandi cambiamenti nascono sempre quando meno ce lo si aspetta.In situazioni imprevedibili o inaspettate. E cosi è stato con la caduta del muro, con la svolta della Bolognina, con la svolta del predellino solo per citare gli episodi più vicini a noi.
Anche oggi non ci si aspettava nulla di particolare, eppure quello a cui abbiamo assistito, seppur non sarà certamente una svolta che segnerà la politica mondiale o italiana, nel nostro piccolo segnerà sicuramente la storia di Brescia.

Tutto ha inizio stamattina. Una normale mattina di Giugno decisamente calda. Nella sala convegni di un albergo cittadino, il NovaHotel di via Pietro Nenni, i Democratici bresciani hanno convocato un'assemblea pubblica in grande stile.
Sono le 9.20 quando il segretario cittadino Giorgio De Martin prende la parola per introdurre il tema dell'assemblea: la proposta del Partito Democratico per il piano di governo del territorio, meglio conosciuto con la sigla di Pgt.
Dopo meno di quattro ore, con l'intervento di chiusura di Emilio del Bono, chi era presente aveva capito che aveva appena partecipato a qualcosa di importante.

Durante quelle quattro ore quattro architetti - DeVita, Lussignoli, Buizza e Benevolo - hanno esposto per filo e per segno qual è l'idea del Pd per il nuovo sviluppo della città di Brescia. Ma non solo. Dal tavolo della presidenza sono intervenuti anche esponenti dei partiti del centro sinistra e, soprattutto, delle realtà civiche cittadine. Associazioni ambientaliste, sindacati, costruttori, associazioni di categoria, tutte presenti e pronte a condividere questo passo con il Partito Democratico.
Il centro sinistra e il mondo civico si sono incontrati e si sono confrontati. Un confronto che è partito dal Partito Democratico che ha saputo tener fede al proprio compito di guida di un'opposizione che solo momentaneamente si trova nei banchi della minoranza. Un'opposizione che ha dimostrato di saper e poter ambire ad amministrare la città di Brescia seguendo parole chiave come sviluppo sostenibile, ambiente e diritto al vivere bene.

Per un momento si sono lasciate da parte divisioni e personalismi e si è deciso di parlare di temi e di idee. Abbiamo avuto l'ennesima dimostrazione di come quando si parla di temi il centro sinistra possa facilmente trovare un'unità e rivestire il proprio ruolo di forza di governo.


E cosi dopo le quattro ore passate in sala, ascoltando le ultime parole di Emilio del Bono una speranza si è accesa nel cuore di chi pensa che a Brescia un altro futuro sia possibile.

venerdì 24 giugno 2011

Io sto con i migranti perché...

Io sto con i migranti perché se stanno qui e vivono vuol dire che qualcuno gli da lavoro. E quel qualcuno glielo da in nero sfruttandoli e senza versare tasse allo Stato. E questi qualcuno sono i veri Padani.

Io sto con i migranti perché gli italiani sono i primi che affittano case fatiscenti in nero ai migranti stipandoli come neanche sui carri merci del terzo reich.

Io sto con i migranti perché sono sempre dalla parte dei più deboli e di coloro che vengono sfruttati.

Io sto con i migranti perché ho sempre combattuto contro ogni tipo di pregiudizio. 

Io sto con i migranti perché sto dalla parte di chi desidera migliorare la propria vita (e quella dei propri figli) con il lavoro e con il sudore.

Io sto con i migranti perché tutti hanno il diritto di sperare in un futuro migliore per se e i propri figli.

Io sto con i migranti perché se andate nelle campagne sono loro che mandano avanti la nostra economia. 

Io sto con i migranti perché ancora oggi i miei genitori mi raccontano di quando arrivati al nord, negli anni '80, sulle porte si leggevano cartelli con scritto "Non si affitta ai terroni".

Io sto con i migranti perché leggo negli occhi dei miei genitori cosa vuol dire lasciare la propria famiglia a vent'anni e partire in cerca di un lavoro e di un futuro migliore.

Io sto con i migranti perché penso che nessuno che l'abbia provato sulla propria pelle possa dire di saper davvero cosa vuol dire lasciare tutto per cercare fortuna in una terra straniera.

Io sto con i migranti perché so cosa significa sentirsi dire "Tornatene al tuo paese".

Io sto con i migranti perché non dimentico come venivano trattati i meridionali fino alla fine degli anni '90 dai civilissimi padani.

Io sto con i migranti perché non dimentico come venivano trattati i migranti italiani in giro per il mondo.

Io sto con i migranti perché so cosa vuol dire sentirsi parte di una società nonostante molti imbecilli si permettano di dirti che loro sono meglio e più italiani di te.

Io sto con i migranti perché nonostante molti si credano spiritosi a tirar fuori i soliti luoghi comuni sui migranti, non hanno ancora capito che gli inferiori sono loro.

Io sto con i migranti perché credo nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo delle Nazioni Unite.

Io sto con i migranti perché credo nel motto della rivoluzione francese Liberté, Égalité, Fraternité.

Io sto con i migranti perché credo che non esista nessun privilegio di sangue. E' cittadino colui che contribuisce alla vita e alla crescita della società e dello Stato. 

Io sto con i migranti perché la società e la politica italiana mette poveri contro poveri. Mentre loro continuano ad arricchirsi.

Io sto con i migranti perché non sono degli animali o dei mezzi. Sono persone e non puoi sfruttarle finché ti conviene e poi buttarle via.

giovedì 23 giugno 2011

E' arrivata!

Nella giornata di oggi è finalmente arrivata a casa la famosa e tanto sponsorizzata Park City Card.

Non una, ma addirittura quattro Card, una per ogni componente del nucleo familiare.
Chissà se Rolfi ha avuto la brillante idea di spedirla anche ai neonati. Vedrò di informarmi. Sarebbe comunque un ottimo modo per dare il benvenuto al mondo ai nuovi bresciani.

Insieme al mio benvenuto in questo bel mondo, ti allego anche una Park City Card, cosicché tu possa abituarti fin da subito ad utilizzare l'automobile per muoverti dalla culla alla zona giochi


Oltre gli scherzi, ribadisco la mia perplessità sulla necessità di distribuire ad ogni bresciano una carta che consenta lo sconto del 50% sul parcheggio a pagamento.
Fossimo in periodo di vacche grasse, un intervento del genere, anche se incentivante del mezzo privato, può essere sostenibile e difendibile.
Ma in un periodo di mancanza di fondi, con la giunta comunale che vara un'addizionale IRPEF per la metropolitana e con i mezzi pubblici sempre più in difficoltà, non penso che uno sconto del 50% sulla sosta a pagamento sia la strada da seguire.
Perchè il Sig. Rolfi invece di scontare i parcheggi non usa il gettito che deriva da questo 50% per migliorare il servizio pubblico?
Perchè non usa questi soldi per migliorare davvero le piste ciclabili invece di continuare a fare annunci?
L'incipit della lettera è il seguente:
L'attuale amministrazione ha concretizzato, in questi primi anni di mandato, numerosi progetti dedicati al tema della mobilità, a favore e a servizio della Città e dei suoi abitanti.
Stiamo aspettando solamente che c'è li illustri visto che finora non abbiamo visto alcunché!

Mi domando come mai quando ci sono da fare sforzi economici per incentivare il mezzo pubblico nelle fasce più deboli della popolazione, in risposta riceviamo solo sparate inconcludenti da parte di un personaggio che il massimo che può fare è lo spiedo alla festa degli Alpini, ma non certamente gestire una municipalizzata del trasporto pubblico.
E come mai, invece di incentivare gli universitari all'uso del trasporto pubblico aumentano le tariffe dei carnet senza avvisare alcuno di tale decisione?
Questa è l'ennesima dimostrazione dell'inesistente politica ambientalista dell'attuale giunta leghista che vive sugli annunci e sugli spot elettorali senza avere una visione complessiva di mobilità, e in particolare di mobilità sostenibile in una della città più inquinate d'Europa.

P.S. Ma gli immigrati che vivono a Brescia sono compresi o la tessera sconto è solamente per i veri bresciani?

Una nuova gru è l'impotenza di Brescia

Sarà un caso, ma se in tutto il nord Italia si sente il problema della sanatoria per gli immigrati irregolari, solo a Brescia assume sempre più connotati paradossali.

Paradossali non tanto per la protesta dei migranti, ma quanto per l'incapacità e la stupidità politica della giunta (su tutti il vicesindaco Rolfi) e per quello pseudo Prefetto che ci ritroviamo a Brescia.

Partendo dal prefetto penso che la città della leonessa guardandosi indietro, non sia in grado di trovare, nell'età repubblicana, un elemento meno capace di quello che hanno spedito a stazionare qui negli ultimi anni. Oltre ad essere imbarazzante negli interventi pubblici, non è neanche in grado di applicare le leggi italiane e le sentenze che arrivano da Roma. A questo punto ci si dovrebbe domandare cosa ci stia a fare a Brescia oltre ad appuntare qualche medaglia e a presenziare a qualche incontro pubblico.

Se poi volgiamo il nostro sguardo verso la giunta comunale, ancora una volta vediamo persone che sanno fare esclusivamente annunci elettorali ed inciampare dovunque si voltino.

Dopo la gru, dissero "non accetteremo mai più una protesta del genere, qui sono ospiti, tornino a casa loro". L'inflessibilità leghista e il suo profondo senso per la legge ha prevalso. Infatti è notizia di ieri che un immigrato di 56 anni si sia arrampicato sulle impalcature di Palazzo Loggia per protestare. Un'altra gru in salsa bresciana dopo quella di qualche mese fa?
Quando si dice l'efficienza leghista. E' cosi difficile trovare una soluzione come è avvenuto nel resto del nord Italia? O più semplicemente è un semplice interesse elettorale per le forze del centrodestra che in questo modo ricompattano il proprio elettorato?
A leggere i commenti di molti sul quotidiano online BSNews.it, si propende per la seconda versione, e sempre di più si ha l'impressione di essere tornati indietro di novant'anni negli Stati Uniti

mercoledì 22 giugno 2011

I leader leghisti indietro novant'anni

Nel video l'intervento del procuratore Frederick Katzmann durante il processo a Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti.
Ci sono cosi grandi differenze tra le sue parole e quelle di molti leader leghisti?
Peccato siano passati novant'anni. Non tutto il mondo è progredito.

Ripartiamo dal lavoro

Nei giorni scorsi a Genova il Partito Democratico ha tenuto la sua conferenza nazionale sul lavoro con delegati giunti da tutta Italia.

Se la conferenza tenuta nella città della Lanterna rimarrà famosa, a livello mediatico, per il botta e risposta tra Vendola e Bersani circa la questione leghista, da un punto di vista sostanziale è di fondamentale importanza per la presentazione dei dati di una ricerca tenuta dall'istituto Swg sugli operai ed il loro indirizzo politici.

Roberto Weber oltre a fotografare una realtà operaia da paese dell'est con un netto divario tra uomini e donne, pone l'accento sul sentire comune degli operai verso il centro sinistra.

Infatti solo un operaio su 3 si sente rappresentato dal Partito Democratico e dagli altri movimenti di sinistra e ben il 42% degli operai intervistati dice di non sentirsi rappresentato da nessuno.

Secondo Weber tale fascia di disillusi, che sale al 57% tra i precari, corre il pericolo di diventare «l’anticamera di una vasta area di qualunquismo e un bacino di voti per aree politiche che per cultura/valori/ideologia hanno da condividere ben poco con la classe operaia».

E se per la politica la situazione non è delle più rosee, si fa nerissima per i sindacati. Infatti ben il 66% degli operai intervistati reputa la risposta dei sindacati verso la crisi come insufficiente, anche se tale giudizio impietoso si attenua negli iscritti alla CGIL.

Come afferma anche Weber, il centro sinistra deve tornare a dialogare con gli operai dopo un periodo di totale disaffezione per la politica nei loro confronti. Ma per fare ciò, il centro sinistra non può vivere sulle battaglie passate, ma porsi nuovamente in campo come serio e concreto interlocutore delle paure e delle rivendicazioni operai.
Solo cosi il Partito Democratico e il centro sinistra più in generale potrà tornare a definirsi come il paladino delle classi lavoratrici.
Il lavoro da fare è tanto, e la conferenza di Genova può e dev'essere sicuramente il primo di tanti passi, sperando che dal prossimo si lascia perdere Vendola e la Lega e si pensi al lavoro e ai lavoratori.

Articolo Originale

Brescia per passione... della bicicletta

Un successone!
Solo cosi si può definire il bike mob organizzato dai giovani di Brescia per passione, il movimento di Laura Castelletti, ma abbracciato da tutte le forze politiche del centro sinistra bresciano. Una vera unità di intenti che non può che far bene alla costruzione di un alternativa di centro sinistra per le amministrative che ci aspettano tra due anni.

Per la cronaca, nel tardo pomeriggio di ieri, all'orario concordato, Piazza della Loggia era stracolma di ciclisti di ogni tipo ed età.
Accolti e accompagnati dalla musica, il presidio è durato per più di un'ora durante la quale come atto conclusivo si sono incatenate le bici sotto la Loggia per protestare contro l'ordinanza del vicesindaco Rolfi.
Si era cosi tanti che l'idea originaria, quella di girare con le bici attorno a Piazza Loggia, non è stata attuata per l'oggettiva difficoltà di permettere a tutti quanti di pedalare in sicurezza.

Una bella manifestazione ed un chiaro messaggio politico mandato alla nostra giunta Rolfi-Paroli.
I ciclisti-cittadini bresciani dicono no all'ordinanza del vicesindaco leghista, e rispediscono al mittente l'accusa di rovinare il decoro urbano con le proprie biciclette.

P.S. sulla pagina facebook di Brescia Ciclabile, si possono trovare le foto della manifestazione di ieri

martedì 21 giugno 2011

La lega è il partito del popolo

Con questa affermazione, che fa quantomeno sorridere, la Lega si professa il vero partito vicino ai cittadini da ormai diversi anni.

Peccato che poi quando si trovi nel Palazzo si dimentichi per quale motivo si trovi lì, e pensi solo a salvare le proprie sedie.
Non c'è altra spiegazione al comportamento tenuto dai consiglieri Francesconi (Lega Nord) e Toma (PdL) che nella giornata di ieri come presidenti rispettivamente delle commissioni "Lavori pubblici ecologia" e "Urbanistica e viabilità".

Infatti ieri si discuteva di una petizione firma da oltre 1400 abitanti di S.Polo che ponevano all'attenzione delle problematiche e richiedevano degli interventi.
Dopo un'ampia discussione le commissioni, con il solo voto della maggioranza, decidevano di respingere la petizione pur ammettendo la validità di alcune proposte.
Tutto ciò per non danneggiare la giunta e dar la sensazione che essa non si stia muovendo sui binari corretti.

Il fine ultimo del governare dovrebbe essere quello di migliorare la vita dei cittadini e della comunità, non quella di difendere a spada tratte le proprie poltrone.

domenica 19 giugno 2011

Internet non è la soluzione della politica

Con l'ultima tornata elettorale - amministrative e referendum - molti nel centro sinistra italiano hanno scoperto e celebrato la rete.
I commenti vanno da "io l'avevo detto e previsto" di Civatiana memoria a semplici prese d'atto in cui si riconosce l'importanza fondamentale di internet nel nuovo modo di comunicare.

Il primo grande politico a livello planetario ad usare internet in tutta la sua potenzialità, fu Barack Obama durante le elezioni presidenziali americane del 2008. Attraverso la rete e grazie ai suoi sostenitori fece passare in modo chiaro e conciso il suo famosa slogan "Yes, we can", slogan che raccoglitore di contenuti e speranze permise ad Obama di diventare il primo presidente di colore nella storia degli Stati Uniti.
Venendo più vicino a noi, sia nello spazio che nel tempo, le figure di Pisapia e dei Grillini sono ormai emblematiche se si vuol parlare di politica internettiana in Italia.

Molti hanno tessuto mille lodi nei confronti di internet. La rete ha avvicinato la gente ai problemi, ha risvegliato l'interesse delle masse per il bene comune e ancor di più ha contribuito ad avviare in molti paesi del nord Africa i processi per la trasformazione democratica.

Eppure Internet non è la soluzione ai problemi della politica e/o dei mali del mondo. Quando si parla di internet bisogna partire da due parole: comunicazione e slogan.

Non dobbiamo infatti dimenticarci che internet è innanzitutto un mezzo di comunicazione, partecipativo, ma comunque un semplice mezzo. La rivoluzione culturale che ha imposto la rete è per certi versi paragonabile a quella indotta nei secoli scorsi dagli altri mezzi di comunicazione di massa (la stampa, la radio, la televisione).
E' indubbio che, come detto, rispetto ai mezzi di comunicazione precedenti, internet sia uno strumento partecipativo, dove chiunque può contribuire a mettere in rete informazioni, idee, ma anche falsità ed opinioni in malafede difficili da controllare, ma soprattutto da verificare.

Come ogni mezzo esso va analizzato e conosciuto prima di sfruttarlo appieno, perché se da una parte da la possibilità di avvicinare le persone alla politica, dall'altra ha la forte potenzialità di allontanarle con informazioni qualunquistiche difficili poi da smentire - vedasi il caso Grillo.

Qui si allaccia la seconda parola. Come in qualsiasi altro mezzo di comunicazione la cosa più facile da far passare attraverso internet sono gli slogan. Il più famoso è certamente "Yes, we can", ed in Italia il pisapiano "Io ci credo".
Slogan che se attirano le persone, difficilmente possono spiegare quali sono le idee politiche di una parte e di un'altra. Internet da questa possibilità, ma come già detto prima pone il problema di scindere le informazioni vere da quelle false, le proposte concrete dalla semplice propaganda. Inoltre in un paese dove una minima parte della popolazione legge i quotidiani, difficilmente da un giorno all'altro i cittadini si interesserebbero delle opinioni di singoli sconosciuti. Ricadiamo cosi nel paradosso degli altri mezzi di comunicazione di massa, dove la notizia la fanno solo coloro che godono di una posizione dominante. Tale concetto nella rete esiste, non più come posizione dominante fisicamente, ma come posizione culturalmente e sociologicamente dominante, che non fa più mettere in discussione quello che viene diffuso da coloro che si ritrovano in tale posizione.  

Internet non è quindi la panacea di tutti i mali e di tutti i problemi. Permette si di informare e di informarsi, ma al contempo attira soprattutto per gli slogan e i messaggi forti - come negli altri mezzi di comunicazione.
Il rischio vero è quello di ricadere per l'ennesima volta nel populismo, non più radiofonico ma internettiano, perché si è troppo occupati ad interessarsi su come passare un messaggio nella rete anziché elaborare il messaggio. C'è il serio pericolo di trasferirsi dal contenuto al contenitore.

L'unico modo per rendere davvero efficace la rete è far crescere l'interesse del cittadino verso la gestione del bene comune,  nel contempo far crescere la sua maturità sociale, invogliarlo quindi a ragionare con una visione critica della società. La rete è un mezzo, non il modo. L'unico modo è quello di ritornare a parlare di politica e di problemi comuni ai cittadini, di lavoro, di giovani, di ambiente e cosi via. Solo dopo aver parlato e discusso di questi si potrà costruire una speranza, e solo allora internet potrà entrare e fare la sua parte.

sabato 18 giugno 2011

Concita De Gregorio lascia L'Unità

 E' da poco uscito il comunicato stampa congiunto della direttrice e dell'editore Renato Soru in cui si mette fine all'esperienza della De Gregorio alla guida del giornale fondato da Gramsci



L’editore e il direttore dell’Unità comunicano che dal primo luglio Concita De Gregorio lascerà la guida del giornale a seguito di una decisione condivisa, assunta in autonomia e nel pieno rispetto reciproco riconoscendo l'importante lavoro svolto e i risultati raggiunti. Entrambe le parti hanno rispettato l’impegno inizialmente preso di dare a questo lavoro almeno tre anni di stabilità. Tre anni di lavoro esaltante e faticoso, tra difficoltà economiche e continui attacchi, che si sono dipanati a partire dal mandato iniziale di fare dell’Unità un giornale in equilibrio economico e un luogo d’incontro e di discussione libera e allargata all’intero centrosinistra. Entrambi gli obiettivi possono dirsi colti. È stato perseguito il risanamento economico raggiungendo il sostanziale equilibrio di bilancio del giornale, pur in un momento difficile per l’intero mercato e in presenza di nuovi concorrenti.

Sotto il profilo editoriale, il giornale è stato in questi anni al centro di un intenso dibattito che ha dato voce -molto spesso anticipandole - alle principali istanze della società, che ha mobilitato sui temi cruciali migliaia di persone, che ha allargato il ventaglio delle sue voci e che attraverso la crescita del sito Internet ha aperto un dialogo fitto e continuo coi lettori. Che ha contribuito infine a sollecitare la nuova volontà di partecipazione dei cittadini alla vita del Paese.


Abbiamo lavorato in questi anni in sintonia e in piena libertà, condividendo difficoltà e risultati, in autonomia dal Partito democratico che in alcune occasioni non ci ha fatto mancare le sue critiche ma non ha neppure mai preteso di imporre una linea, essendo l’Unità uno spazio di dibattito libero. Un ciclo positivo che, di comune accordo, pensiamo possa concludersi qui. Il direttore continuerà ad esercitare il suo impegno professionale in altre forme, l’editore si impegnerà a fare in modo che il giornale resti luogo aperto alla discussione allargata all'intero centrosinistra e alle diverse forze vitali che vogliono assumersi l'impegno della ricostruzione del Paese dopo la troppo lunga stagione del berlusconismo. L’augurio sincero è reciproco, così come il ringraziamento a tutti i lavoratori dell’Unità che hanno condiviso e reso possibile questa felice stagione.


RENATO SORU

CONCITA DE GREGORIO

Sale la sinistra o scende la destra?

Per farsi un'idea sugli ultimi sondaggi effettuati e disponibili non c'è nulla di meglio che farsi un giro su termometropolitico.it.
Nella colonna di destra con cadenza pressapoco mensile compare una tabella che riporta le statistiche di quattro dei maggiori istituti di ricerca italiani.
In questi giorni è uscita la tabella riportanti i sondaggi effettuati a cavallo del referendum del 12-13 Giugno.
Come possiamo osservare lo schieramento di centro sinistra ottiene una crescita di circa un punto e mezzo percentuale a fronte della caduta libera dello schieramento di centro destra che perde il 7,7%. Il confronto viene fatto con le regionali dell'anno scorso e non con le ultime politiche, anche considerando lo scenario politico ormai profondamente mutato rispetto a quello di ormai 3 anni fa.
Quello che balza subito agli occhi è la crescita molto contenuta del Pd a fronte di una forte crescita di SeL, mentre dall'altra parte, se la Lega Nord quantomeno tiene, si registra la caduta del PdL che trascina giù con se anche il gradimento verso il governo e verso il presidente del consiglio ormai ai minimi storici.

Quello che bisogna invece chiedersi è: dove sono andati a finire i voti del PdL?
La tabella non riporta l'astensionismo, è quindi molto probabile che se una piccola percentuale è confluita verso il centro, un'altra consistente fetta di elettori del PdL e del centro destra in generale nella situazione attuale non andrebbe alle urne, facendo cosi scendere le percentuali del cdx, ma non dirottando i propri voti su un'eventuale alternativa di governo.

E' quindi necessario che il centro sinistra continui a parlare di temi e a rivolgersi verso le necessità dei cittadini, portando finalmente delle proposte concrete e un'alternativa di governo credibile. Solo in questo modo si possono attrarre gli elettori nauseati da Berlusconi e dall'attuale maggioranza.

L'alternativa di governo dovrà però essere cercata a sinistra, con il Partito Democratico che non deve cadere nella tentazione di rivolgersi al centro rischiando cosi di tener ancora lontana la grande fetta di elettori di centrosinistra che non andando a votare negli anni si è dissociata dalle scelte del partito.
E al contempo evidente come debba essere il Pd il vero centro dell'alternativa di governo costruendo una piattaforma generale di idee e di intenti da condividere poi con i propri alleati. Dall'altra parte ci si aspetta serietà nei modi e nelle idee, mettendo fine a quella stagione - ormai lunga 20 anni - di un centrosinistra litigioso e confusionario, dove c'è sempre qualcuno più duro e puro pronto a far cadere il governo

Le stazioni dei treni

Pochi giorni fa, scrivevo un post sul trasporto ferroviario con alcune valutazioni scaturite dall'ammodernamento dei treni della TreNord della linea Brescia-Edolo.

In questi giorni uscirà la campagna del Gruppo consiliare del Partito Democratico in regione che tratterà proprio del trasporto pubblico su ruota ferrata.

Dai dati apprendiamo che ogni giorni in Lombardia gli utenti sono circa 750 mila, di cui mezzo milione di pendolari, e le stazioni lombarde sono in tutto 415.
Spostandoci invece sul lato "economico" apprendiamo come la Lombardia a fronte della corposa massa di utenti a livello nazionale si piazza solamente al quindicesimo posto della classifica dei contributi e corrispettivi per il trasporto pubblico (dati gruppo consiliare Pd).
I consiglieri Pd in questi mesi si sono impegnati a visitare tutte le stazioni e a distribuire un questionario agli utenti del servizio. Ecco alcuni dati raccolti attraverso il questionario e la testimonianza diretta.

  • biglietterie presenti solo nel 30% delle stazioni
  • macchine obliteratrici mancanti o fuori uso nel 70% dei casi
  • metà delle stazioni prive di monitor informativi
  • sale d'attesa senza riscaldamento o condizionatore nel 70%, senza luce nel 50% e con pareti fatiscenti nel 70%
  • WC assenti o inagibili nel 45%
  • sottopassi in stato di degrado e abbandono nel 70%
  • accesso autonomo per disabili negato nell'85%
  • parcheggi sottodimensionati rispetto alla domanda 40%
  • rastrelliere per la sosta delle biciclette mancanti in più del 40% (vedi Brescia e il provvedimento antibiciclette)
Dall'indagine emerge una realtà da paese sottosviluppato e non certamente degna dell'immagine tanto sbandierata della Lombardia avanguardia nello sviluppo industriale e dei servizi.
Per maggior informazioni:

giovedì 16 giugno 2011

Il metrobus è di tutti

E' notizia di oggi che la commissione Metrobus ha deciso che il prezzo del biglietto - almeno per i primi tempi - sarà pari a quello attualmente in vigore sugli autobus cittadini.
Dunque 1,20 € per ogni corsa (o a tempo?) e non 1,90 come prospettavo da alcune voci. Si decide quindi di tenere il prezzo basso e probabilmente il prossimo passo, a detta del vicesindaco Rolfi, è la creazione di un biglietto unico per tutti i mezzi pubblici - già oggi diversi servizi pubblici sono integrati nella omnibus card, parcheggi, autobus, bicimia.


Con questa scelta si lascia però un buco annuale - per i prossimi anni - di circa 28 milioni per la copertura degli oneri finanziari protratti con la richiesta di diversi prestiti, necessari, per la realizzazione dell'opera.
E' sicuramente un punto fondamentale. I 28 milioni non sono costi di gestione, come molti hanno detto, ma costi iniziali che con il tempo vanno a scomparire. Sono quindi i costi delle infrastrutture che vengono spalmati negli anni per l'impossibilità, inevitabile, di disporre di una liquidità che consenta di pagare tutto e subito il costo della realizzazione della metrò.
E' giusto che questi costi vengano ripartiti sulla collettività. Si parla di infrastrutture di indubbio valore urbanistico che contribuiranno alla crescita urbanistica ed economica della città e della provincia bresciana.
Arriva però il nodo su come la collettività possa pagare questi costi. In un periodo di crisi come quello che stiamo attraversando necessità di scelte oculate e quindi prima di decidere di ripartire questi costi sulla popolazione con un aumento dello 0,2% dell'IRPEF, sarebbe il caso di chiedersi se tutti quei galattici e fantomatici progetti messi in cantiere siano davvero necessario o non sarebbe meglio liberare tali fondi e mettere da parte la voglia di diventare dei moderni Dedalo.

E se da una parte abbiamo i 28 milioni da destinare per diversi anni a ripagare il debito, dall'altra parte abbiamo i costi di gestione veri e propri che secondo stime del PD cittadino si aggirano sui 8,8 milioni annui, a fronte di stime di un aumento di introiti derivanti dal metrobus di circa 2,2.
Infatti secondo i dati di BresciaTrasporti oggi il tpl bresciano ha introiti di 13,7 milioni di euro a fronte di una spesa totale di 34,2 di cui i restanti coperti da Regione e Loggia. Con il MetroBus l'azienda dei trasporti prevede di aumentare gli introiti di 2,2 milioni con un aumento dei passeggeri da 43 a 50 milioni annui - dovranno poi spiegare i calcoli visto che anche ipotizzando un costo medio di 0,5 euro per biglietto si raggiunge un valore di introiti pari a 21,5 milioni.

La vera domanda dovrebbe però essere un'altra. Con un'opera importante come la metrò è ipotizzabile un aumento cosi contenuto dei passeggeri annui?
Il comune e le sue controllate dovrebbero fare certamente di più per incentivare il trasporto pubblico e non continuare a fare delibere che lo penalizzano a scapito del trasporto privato come è avvenuto negli ultimi tempi.
Il metrò oltre ad essere un'ottima opportunità è sopratutto una sfida per Brescia e i bresciani.
Una sfida che mostrerà se Brescia può davvero inserirsi nel solco della mobilità europea o rimarrà a livello urbanistico nella vecchia Italia.

martedì 14 giugno 2011

E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano

I nuovi treni della TreNord
La notizia dell'altro giorno è l'arrivo sulla tratta Brescia-Edolo dei nuovi treni della TreNord.
Il primo dei nuovi otto treni prenderà servizio da giovedì, per concludere l'inserimento di tutto il nuovo parco entro la fine di Agosto.
Per sostenere ciò, sostiene l'assessore regionale al trasporto, sarà necessario aumentare il contributo che l'utenza, attraverso il biglietto, da alla gestione della tratta ferroviaria. Si prospettano quindi ulteriori aumenti dopo quelli a cui abbiamo assistito in quest'ultimo anno (+20%) per far fronte al taglio del contributo da parte dello stato. Nelle varie interviste tenute da Cattaneo, si può notare come egli consideri questo nuove carrozze il punto conclusivo di una serie di interventi sulle linee regionali per incentivare il trasporto su rotaia.

Quelli effettuati sono sicuramente dei passi avanti rispetto alla disastrosa situazione antecedente al riammodernamento - e ricordo che il centro destra amministra la regione non da ieri, ma da vent'anni - ma non si possono scaricare i costi di tutta la gestione sull'utenza.
Come ha fatto notare lo stesso Cattaneo nell'intervista al BresciaOggi, già attualmente il cittadino lombardo contribuisce alle spese di gestione per un 40% del totale, dato questo alla pari con le altre nazioni europee con un sistema ferroviario decisamente più sviluppato del nostro. Il nodo principale non si fonda sulle percentuali ma sul valore assoluto del contributo del cittadino e dello Stato. Infatti si fa notare come all'estero il costo del biglietto in rapporto al chilometraggio sia più alto rispetto al dato italiano, ma al contempo lo Stato contribuisce in maniera molto più pesante rispetto a quello italiano. Inoltre sembrerebbero in arrivo altri 400 milioni di euro su scala nazionale. Come affermato nell'intervista, in futuro non ci sarà più un blocco delle tariffe che al contrario andranno di pari passo con l'inflazione.

Adesso ci sarebbero però alcuni punti da chiarire in modo serio.
Secondo Cattaneo i soldi non ci sono, e su questo non si può che dargli ragione, è necessario che i cittadini contribuiscano nella stessa percentuale dei propri omologhi in Francia, Germania, Regno Unito, però, aggiungo io, è fondamentale che il servizio sia della stessa qualità ed efficienza. Non bastano otto treni nuovi per modificare un sistema che fa acqua da tutte le parti. Questi otto nuovi treni sono, semmai, il punto di partenza e non di arrivo di un processo di riammodernamento delle infrastrutture lombarde.

Il ragionamento non parte però dai treni, ma dalle infrastrutture di contorno. 
Come rilevato da una ricerca del gruppo consiliare PD in regione, la maggior parte delle stazioni lombarde versano in condizioni pessime, alcune addirittura sembrano abbandonate da tempo o con condizioni di comfort e sicurezza da primi anni del '900. Abbiamo quindi una situazione disastrosa fin dall'accesso alle strutture di accesso: mancanza di bagni, di sale d'attesa o di pensiline sulle banchine che possano riparare dalle intemperie. Si salvano esclusivamente le stazioni principali. E per una Milano centrale tirata a lucido, molte piccole stazioni sono lasciate nel degrado più totale, con sporcizia un po' dovunque strutture danneggiate e con barriere architettoniche per i cittadini disabili.

E per otto nuovi treni sulla tratta Brescia-Edolo, ancora sono in servizio treni fatiscenti su tante altre linee regionali. Sovraffollamento, mancanza di manutenzione, sporcizia, corse soppresse e continui ritardi. E' quindi necessaria anche una maggiore trasparenza nella gestione del servizio che può essere messa in atto solamente dando maggiori informazioni ai cittadini che si affidano al trasporto su rotaia. In Scozia nelle stazioni dei treni usano, attraverso i monitor, aggiornare in tempo reale la percentuale di puntualità dei propri convogli e il ritardo medio sulle varie tratte, oltre logicamente alle informazioni di base. Seppur nel caso italiano possa essere una magra consolazioni conoscere questi dati una volta messo piede in stazione, essi segnerebbero una grande trasparenza nei confronti dei clienti (perchè ormai di questo si tratta) su come vengono gestiti i trasporti pubblici extraurbani.
Interno di un treno regionale scozzese
Per giungere poi al nodo fondamentale per ogni trasporto pubblico, urbano od extraurbano che sia: la fidelizzazione dell'utenza. In particolare nela Lombardia che è fortemente Milanocentrica per molti servizi ed i pendolari su rotaia sono un alto numero, avrebbe avuto senso non spalmare l'aumento generalizzato su ogni tipologia di biglietto ed abbonamento con un innalzamento del 20% per tutti, ma al contrario prevedere un aumento maggiore per i biglietti corsa singola ed invece contenere l'aumento sugli abbonamenti. Piccoli accorgimenti di gestione di cui invece sembra non tener conto nessuno.
E con questi accorgimenti sono sicuro che i pendolari e i cittadini lombardi, se non felici, certamente accetterebbero di veder aumentato il costo del proprio titolo di viaggio. Dopotutto è meglio viaggiare spendendo un euro in più, ma su treni funzionanti, puliti, non sovraffollati ed in orario. Si affronterebbe la giornata con molta più tranquillità e ci si eviterebbero tante incazzature appena svegliati.

Ma se finora abbiamo parlato di quello che ci sarebbe ancora da fare per portare il servizio lombardo al pari di quello europeo, vorrei adesso soffermarmi invece sulle parole di Cattaneo quando denuncia la mancanza di fondi da parte dello stato centrale. Tralasciando la valutazione politica che al governo non ci sono pericolosi comunisti, ma dei suoi colleghi di coalizione, l'assessore Cattaneo dovrebbe spiegarci come mai in tempi di crisi anziché incentivare il trasporto pubblico, la regione Lombardia, al pari dello Stato centrale, punti sui forti incentivi per il trasporto su gomma con fondi per nuove strade ed autostrade anziché investire queste somme nel trasporto pubblico. E' forse giusto chiedere dei sacrifici ai cittadini italiani per un miglior servizio, ma tale sacrificio dev'essere accompagnato da maggiori investimenti regionali e statali, altrimenti rischiamo di cadere in una logica privatistica del trasporto su ruota, dove lo stesso non è più un servizio, ma un bene, e come tale non può vivere in una situazione di monopolio. Non è certamente la strada del privato quella da percorrere.

Sperando, come canta Guccini in una sua canzone, che la ferrovia e la locomotiva torni ad essere lo strumento del popolo contro l'ingiustizia e le differenze

Comunicato stampa liste universitarie

COMUNICATO STAMPA
Proposte per la risoluzione del problema degli affitti in nero degli universitari

L'agenzia del Territorio, in collaborazione con Sogei e dipartimento delle Finanze, incrociando le banche dati catastali e quelle sulle dichiarazioni dei redditi, ha messo in luce alcuni dati sull’evasione nel settore delle locazioni. Sono 3,8 milioni le unità immobiliari locate "in chiaro” e 4,3 milioni le famiglie che dichiarano di essere in affitto.
Da questi dati alla Cgil risulta che “mancherebbero all’appello mezzo milione di abitazioni alle quali bisogna aggiungere i finti comodati, le locazioni estive e gli stranieri irregolari”.
Dal recente studio appena pubblicato emerge che la nostra città è una delle più interessate al fenomeno degli affitti in nero, probabilmente a causa della elevata presenza di utenti deboli, soprattutto stranieri ma anche studenti universitari.
Nel 25% dei casi, fa sapere la Cgil, "i neolaureati hanno dichiarato di aver abitato 'in nero', spesso in cambio di uno sconto sul canone; accertamenti bancari hanno evidenziato entrate che i proprietari non sono stati in grado di giustificare evidenziando falsi contratti di comodato registrato".

La ricerca dell'alloggio per gli studenti fuori sede è sicuramente il problema più rilevante. Molto spesso infatti, dato l'inizio delle lezioni imminente e la necessità di trovare un alloggio, gli studenti si trovano a dover accettare di abitare in stabili vecchi e fuori norma, magari pagando prezzi molto alti, e in molti casi senza un vero contratto che ne tuteli i diritti.
A tutto questo si aggiunge che le strutture pubbliche per il diritto allo studio riescono ad accontentare solamente una percentuale minima di richiedenti. Secondo fonti UdU, a fronte di 35mila posti letto messi a disposizione nelle strutture statali - principalmente dagli enti per il diritto allo studio – gli studenti fuorisede sono oltre mezzo milione.

Per chi invece è obbligato o decide di rivolgersi al mercato privato, a livello nazionale, con una convenzione del '99 che si applica alla legge 431/98, sono previste e disciplinate diverse tipologie di contratto studiate sulle necessità degli studenti universitari.
Gli stessi contratti concedono al contempo flessibilità e diritti sia per lo studente universitario sia per il proprietario dell'immobile.
In particolare i vantaggi generali previsti sono per gli studenti:
  • si possono ottenere i benefici previsti dal sistema del diritto allo studio
  • il costo dell'imposta di registrazione del contratto è ridotto del 30%
  • sono previste agevolazione IRPEF per i familiari dello studente e la detraibilità del 19% del canone di locazione
  • non si può essere sfrattati senza preavviso
  • il costo dell'affitto è più basso grazie agli accordi territoriali
per i proprietari
  • il costo dell'imposta di registrazione del contratto è ridotto del 30%
  • abbassamento o addirittura azzeramento dell'ICI (si intendono seconde case)
  • detrazione IRPEF del 30% da sommare al 15% che si applica normalmente

Preso atto della situazione disastrosa in cui versa il sistema pubblico degli alloggi studenteschi, e della conseguente necessità, per che ha scelto di studiare nella nostra città, di rivolgersi verso strutture private, come rappresentanti degli studenti chiediamo al comune di impegnarsi perché tali necessità vengano soddisfatte nella piena legalità. Tale impegno da parte del comune è ancora più urgente dopo la manifestata volontà dello stesso di rendere Brescia una città universitaria e della Statale bresciana di aprirsi ad una seria internazionalizzazione.
Per perseguire tale scopo le liste Progetto Ingegneria e Studenti Per-UdU Brescia propongono quanto segue:

  • creazione da parte del comune – in collaborazione con le università - di uno sportello alloggi che possa in un primo momento mettere in contatto domanda ed offerta e poi seguire passo passo gli studenti e i proprietari degli alloggi, sia a livello informativo sia a livello legislativo.
  • Campagna informativa da svolgere durante i mesi di Agosto-Settembre presso le sedi universitarie bresciane con lo scopo di informare gli studenti in cerca di alloggio.
  • Ulteriori agevolazioni, oltre a quelle già presenti a livello nazionale, per incentivare i proprietari di immobili nelle zone universitarie ad affittare gli stessi a studenti universitari.

Il filo conduttore degli interventi comunali deve essere innanzitutto l'informazione. Attraverso essa si potranno informare gli studenti bresciani dei propri diritti e doveri e nel contempo far emergere il “nero” con conseguenti maggior introiti per le casse comunali.


Brescia, 13 Giugno 2011
Per Progetto Ingegneria
Andrea Curcio
Per Studenti Per­UdU Brescia
Federico Micheli

lunedì 13 giugno 2011

Brescia e il Quorum

A livello nazionale (senza considerare gli italiani all'estero) la percentuale di votanti si è attestata al 57%. Una percentuale che mette al riparo il referendum dai discussi voti degli italiani all'estero.
Anche se nei giorni precedenti al voto si è cercato di sminuire la sua valenza di messaggio al governo, è necessario in questa sede sottolineare la valenza profondamente politica di tale voto. Il messaggio è stato ben chiaro e avrà sicuramente delle profonde ripercussioni politiche.
A mio parere più che le percentuali di Si e di No è fondamentale osservare ed analizzare l'affluenza per rendersi conto di quanti, e sopratutto dove, hanno voluto mandare un segnale tangibile all'attuale maggioranza politica.
Per fare ciò passiamo ai dati bresciani estratti dal sito del comune.
Nell'immagine superiore possiamo osservare le percentuali di affluenza al voto per ogni singolo quesito. Anche se per un solo decimo il quesito sul nucleare, che sembrava quello più importante, risulta invece quello meno votato. Una differenza fisiologica sulla quale non ha influito l'incertezza che ha regnato fino a pochi giorni prima. Un dato, quello di Brescia, inferiore di 1 punto percentuale rispetto a quello nazionale, anche se superiore di un punto e mezzo rispetto al dato provinciale e regionale (54,54 e 54,36). Lombardia che risulta la regione con la più bassa affluenza nel centro-nord d'Italia, battuta, in peggio, solo da alcune regione del sud Italia. Sicuramente non una bella figura per i cittadini Lombardi che aspirano, e si ergono, a difesa della centralità del cittadino d'innanzi allo Stato.
Tale affluenze non è scusabile neanche con i soliti ritorni ritornelli in cui si tira in mezzo la Lega Nord. Nelle altre regioni del nord Italia si arriva spesso, se non oltre il 60% di affluenza. 
E se quindi oggi esultiamo per il risultato conseguito è nostro dovere porci delle domande sul perchè a livello regionale paghiamo 4 punti al Veneto e al Friuli, 5 al Piemonte e Liguria, 6 alla Valle d'Aosta e addirittura 10 all'Emilia Romagna e al Trentino-Alto Adige. Le forze di centro sinistra in regione avranno di che lavorare per continuare a picconare il muro del centro destra ed in particolare del berlusconismo



Partiamo dal dato meno rassicurante. L'immagine superiore mostra le percentuali di affluenza nella circoscrizione centro di Brescia (in azzurro chi ha votato). Un dato eloquente che va in netto contrasto con quello cittadino, non raggiungendo neanche la metà degli aventi diritto. E' la conferma che il centro cittadino è una zona difficile per le forze di centro sinistra, e che i disastri dell'attuale giunta non hanno influenzato l'elettorato come ci si sarebbe aspettato. Un segnale forte per il Partito Democratico che dovrà incrementare ulteriormente il proprio sforzo in questa zona proponendo delle serie politiche per il rilancio che possano dare un serio colpo all'attuale maggioranza.
I dati riguardanti la circoscrizione sud

I dati della circoscrizione nord 

Le circoscrizione nord e sud vanno di pari passo e a differenza della circoscrizione centro superano con un salto la soglia del 50% e si attestano al 56% ben al di sopra del dato provinciale e regionale, testimoniando che le forze del cento sinistra - che sono quelle che più si sono impegnate nel promuovere il referendum con in testa l'IdV - hanno un ottimo terreno sul quale continuare il lavoro intrapreso nel 2008 dopo aver perso le amministrative
Circoscrizione Ovest


Come le precedenti circoscrizioni anche nella ovest abbiamo una ripresa consistente dell'elettorato di centro sinistra (o comunque contrario alle scelte dell'attuale maggioranza, al governo ed in Loggia). Ripresa questa che è ancor più accentuata rispetto alle precedenti due. Sintomo questo che molto probabilmente nel 2008, quando insieme al comune si perse anche la maggioranza in circoscrizione, gli elettori vollero punire l'allora coalizione di centro sinistra per alcune scelte a livello politico effettuate prima e durante la campagna elettorale. E' comunque un dato non nuovo quello che osserviamo oggi, avendo in questi anni la zona sempre testimoniato una certa sensibilità politica, ed il cambio effettuato alla guida del Partito in circoscrizione con la figura giovane di Tommaso Gaglia non può che far bene a tutto lo schieramento riformista.
Circoscrizione est
La vera roccaforte in città. Con il suo 61% e con punte di oltre il 70% in diversi seggi numericamente consistenti mostra la vera sensibilità politica dei quartieri che la compongono. In questo caso vale ancor di più il ragionamento già fatto per la circoscrizione ovest. Se oggi la circoscrizione è in mano ad un incapace iscritto alla Lega Nord è tutto demerito del centro sinistra e sicuramente non merito del centro destra. Motivo in più per avviare una seria riflessione ad ormai due anni dal prossimo voto amministrativo.


Riflessione, che visti i dati, dovrà investire tutto il comune di Brescia - a partire da dove siamo più deboli - per proporre ai cittadini un vero e serio programma elettorale che vada al di là dei personalismi dei singoli esponenti del centro sinistra bresciano.
Oggi i cittadini hanno dimostrato di essere sempre attenti ai programmi e ai contenuti, ora tocca al centro sinistra bresciano dimostrare di essere in grado di proporre una nuova idea di città e di essere in grado di governare il comune.

A tutto quorum

Secondo la maggior parte degli analisti e secondo molti politici, tra cui anche i portavoce dei vari comitati referendari, è ormai stato raggiunto il quorum per i 4 quesiti.

Qualcuno si spinge oltre. Secondo Gianfranco Mascia che fa parte del comitato promotore del referendum sul legittimo impedimento, alle 15 si avrà un'affluenza attorno al 60%.

Mancano ancora due ore alla chiusura dei seggi, e c'è ancora tempo, per chi non l'avesse ancora fatto, per andare a votare e dare un segnale ancora più forte al governo.

Appena usciranno i risultati del bresciano, pubblicherò i risultati

domenica 12 giugno 2011

L'est va ad ovest e l'ovest va ad est

Nelle giornate di domani il comune di Brescia, attraverso il suo sito istituzionale, informerà i cittadini bresciani delle percentuali di affluenza e lunedì sera dei voti scrutinati e voti finali. Un metodo veloce e molto pratico per essere informati sull'andamento del referendum con i dettagli fin nelle singole sezioni.
C'è però una curiosità. Per non si sa quale movimento tettonico delle zolle terrestri la circoscrizione est si trova miracolosamente ad ovest e la circoscrizione ovest si trova ad est.
Gli abitanti delle circoscrizioni interessate si saranno trovati un po' spaesati questa mattina appena alzati nel momento di aprire le finestre.

Venendo invece a parlare di cose più serie, non può che far piacere constatare che alle 12, nella città di Brescia hanno votato quasi il 14% dei cittadini. Un dato superiori di oltre 2 punti percentuali rispetto al dato nazionale.

sabato 11 giugno 2011

Enrico non eri la Madonna, ma ci manchi!

«Compagni, proseguite il vostro lavoro... casa per casa... strada per strada...»
Furono le ultime parole di Enrico Berlinguer in quel maledetto 7 Giugno 1984 a Piazza della Frutta a Padova durante un comizio per le elezioni europee. Enrico morirà 4 giorni dopo a Padova, all'ospedale Giustinianeo, senza aver più ripreso conoscenza.
 A quelle elezioni poi il PCI sorpassò, anche se per poco, la Democrazia Cristiana grazie all'effetto Berlinguer per la prima e unica volta nella storia. Ma un altro risultato di tutto rispetto fu raggiunto nel 1976, quando Enrico portò il Partito Comunista Italiano al suo massimo storico con il 34,4% dei voti alle elezioni politiche.

Come disse Eugenio Scalfari in un suo famoso editoriale "Berlinguer non è la Madonna", e sicuramente non lo fu, ma per molti nel Partito Comunista Italiano fu qualcosa di molto di più.

Dopotutto se Togliatti fu "il migliore", Enrico fu "il più amato" e non lo fu a caso. Enrico diede una speranza. Diede la speranza al popolo comunista, e più in generale al popolo della sinistra mondiale che un'altra via al socialismo esistesse. Un via al socialismo rispettosa delle idee di tutti. Stava compiendo il passo verso la dimostrazione che pur chiamandosi Partito Comunista e propugnando la difesa dei lavoratori e dei più deboli, in Italia la sinistra poteva e doveva governare nel rispetto di tutti. Fu un leader di una forza pienamente democratica e lo dimostrò in tante occasioni diverse. Con le prese di distanza dal PCUS nei forti interventi a Mosca, con la linea di fermezza nei confronti del terrorismo rosso, con la questione morale ed infine con il tentativo di compromesso storico.

Fece anche degli errori, ma questo dimostrò ancor di più la sua natura umana, il suo essere uno del popolo, e ciò lo rese ancor più amato.
Fino, ed oltre, quel fatidico 7 Giugno 1984, in cui pur colpito da Ictus prosegui nel suo discorso per la fede che riponeva nei propri ideali e l'amore che nutriva per il suo popolo, quel popolo che tanto lo aveva amato.
Ma non è mia intenzione ricostruire la vita di Berlinguer, molti prima di me l'han fatto e sicuramente non potrei aggiungere nulla.


Ma in molti l'hanno dimenticato. L'hanno dimenticato sopratutto, e in primis, molti del Partito Democratico senza rendersi conto che molte delle battaglie che oggi portano avanti sono partite innazitutto da Enrico e dal PCI. Una su tutte la battaglia sulla moralità.
Ma non voglio fare polemica. Voglio solo ricordarlo.
Voglio solo immaginare il sorriso timido di Enrico se avesse potuto vedere la gente che in queste settimane ha proseguito il proprio lavoro casa per casa, strada per strada. Per colui che portò alla ribalta il tema della moralità in politica nulla avrebbe fatto più piacere che vedere la grande partecipazione di questi giorni delle migliaia di giovani e meno giovani che si sono battuti per una politica più giusta e per riaffermare i diritti dei cittadini.

Ciao Enrico, un saluto a pugno chiuso

venerdì 10 giugno 2011

Patti chiari... studenti fuorisede

Qualche giorno fa sul sito della CGIL nazionale è uscito un comunicato stampa molto chiaro. In Italia il sommerso non è solo nella produzione industriale o nella finanza, ma anche negli immobili.
In particolare in Italia si stimano in circa 1 milione le abitazioni con affitto in nero(per circa 13 miliardi di imponibile) e se per ovvie ragioni la parte del leone la fanno gli immigrati (non per volontà loro evidentemente), una parte importante dei "contratti" che non risultano al fisco sono "stipulati" da studenti universitari.

giovedì 9 giugno 2011

Bicicletta?! No grazie

Brescia dice no alle biciclette!

E' notizia di oggi l'ordinanza sfornata dalla nostra giunta, che per "incentivare" la mobilità sostenibile ha deciso di vietare il posteggio delle due ruote ecologiche in alcune vie del centro cittadino. Dai prossimi giorni non vedremo più biciclette agganciate ai pali della luce, ma solo posizionate in modo "dignitoso" nelle molteplici rastrelliere che con tanta cura il comune ha posizionato in giro per la nostra città.

Sarebbe bello se davvero ci fossero queste fantomatiche rastrelliere. Invece non esistono, e dove esistono sono in numero cosi esiguo da non permettere a tutti coloro che usufruiscono della bicicletta di parcheggiare in modo "decoroso".

Per chi non troverà posteggio e si vedrà costretto ad agganciare il proprio mezzo agli arredi urbani in arrivo avvisi e successivo sequestro della bici con multe dai 25 ai 500 euro.
Davvero un'idea geniale. Giusto per far coppia con il famoso annuncio del millantato progetto "più piste ciclabili per Brescia".
Come al solito questa Giunta si riempie la bocca di parole e di progetti senza davvero rendersi conto delle necessità della popolazione.
Invito il Sig. Rolfi a farsi una vacanza ad Amsterdam, forse dopo aver visto cosa vuol dire incentivare e gestire una mobilità su due ruote, una volta tornato quelle poche biciclette agganciate ai pali della luce non gli daranno poi cosi fastidio.

lunedì 6 giugno 2011

Testamento biologico, liberi di scegliere

Nella serata di ieri, presso la festa democratica del Sebino Franciacorta, si è tenuto l'incontro dal titolo "Testamento biologico, liberi di scegliere" organizzato dai giovani democratici zonali.
Al dibattito sono intervenuti come relatori l'Avv. Ettore Martinelli in qualità di responsabile diritti per la segreteria nazionale del Pd e la Dott.ssa Simona Cacace come giurista esperta del tema.

E' stata sicuramente una serata interessante partita dalla spiegazione su cosa sia, o dovrebbe essere, il testamento biologico, per poi snodarsi lungo il tema definito per, infine, allargarsi ad una visione più generale del Partito Democratico circa la totalità dei diritti civili e sociali.
Non è mia intenzione fare in questo articolo una relazione della serata, ma portare l'attenzione di chi c'era, e di chi non c'era, su alcuni termini chiave che hanno caratterizzato l'incontro di ieri sera.

6 Giugno 1944 - 6 Giugno 2011

For don't forget! We must remember those men that been died for ours freedom.
Thank you  guys!

Per non dimenticare! Dobbiamo ricordare quegli uomini che sono morti per la nostra libertà. Grazie ragazzi!

sabato 4 giugno 2011

Cubo bianco o cubo di Rubik?

Con un'interrogazione del Partito Democratico in consiglio comunale si è riaperta la famosa vicenda del Cubo Bianco e delle aule studio nel centro storico da dedicare agli universitari.

I consiglieri del PD imputano all'attuale giunta l'immobilismo sul famoso Cubo Bianco proposto per riempire lo spazio vuoto di largo Formentone lasciato dallo smantellamento della pensilina installata durante l'amministrazione Corsini.
Emilio Del Bono chiede spiegazioni e nel contempo propone la ristrutturazione di Palazzo Avogadro per recuperare un edificio di valore storico e nel contempo destinarlo alle nuove generazioni e lasciar cosi perdere un progetto molto criticato dagli stessi membri della giunta comunale.

Tralasciando le valutazioni politiche su questo intervento e sulla risposta dell'assessore Labolani sul suo blog, la domanda che secondo me dovrebbe sorgere spontanea è: gli studenti cosa ne pensano? Sono stati interpellati visto che tutto questo riguarda uno spazio a loro dedicato?
La risposta è veloce e netta. No, gli studenti non sono stati interpellati né da una parte né dall'altra.
Personalmente l'unica che fino ad oggi si è mossa in modo serio e organizzato nei confronti dei rappresentanti degli studenti è stata Laura Castelletti, che si è premurata di organizzare incontri con tutti i rappresentanti per ascoltare le loro istanze.

Ma veniamo a quello che i politici nostrani avrebbero dovuto ascoltare prima di fare interventi del genere da una parte e dall'altra.
Attualmente creare un'aula studio nel pieno centro di Brescia è fondamentalmente inutile data l'oggettiva difficoltà di raggiungere tale zona soprattutto durante gli orari serali e notturni, che sembrano i preferiti da parte degli studenti bresciani. Nel creare ciò è quindi necessario valutare la posizione dell'edificio e contestualmente quella delle future fermate della metropolitana e di altri mezzi di trasporto pubblico (anche nell'aspettativa da parte degli studenti di spazi aperti 24/24).
E' inoltre necessario valutare seriamente gli spazi disponibili, non bastano sicuramente due aule per soddisfare le esigenze degli studenti.
Una vista della biblioteca dell'Heriot-Watt University


Infatti il concetto di aula studio a Brescia, e più in generale in Italia, deve fare seriamente un salto in avanti. La nuova visione deve lasciare da parte l'idea limitata del luogo di studio solo come spazio bibliotecario o dedito allo studio individuale. Tale concetto deve evolversi prevedendo e riservando all'interno degli edifici destinati agli studenti anche salette per lo studio di gruppo, aule informatiche, wi-fi, sale relax dove gli studenti possano fare la pausa in un ambiente sano e rilassante e non solo in piedi dinnanzi ad una macchinetta distributrice. Come potete vedere nelle immagini che propongo, nel nord Europa esiste una concezione completamente diversa di aula studio e di biblioteca. Accanto agli spazi prettamente di studio vengono affiancati spazi per una tranquilla lettura, anche non prettamente accademica, introducendo il concetto ben definito da Francesco Esposto di benessere nello studio che aiuta lo studente a vivere meglio e rendere di più nella propria carriera universitaria.
Altra vista della biblioteca
In particolare nelle foto si possono osservare alcuni spazi del primo piano della biblioteca dell'Heriot-Watt University, che oltre ad essere immersa in un campus, e quindi velocemente raggiungibile a piedi da tutti gli studenti, ha una concezione di luogo di studio del tutto sconosciuta a Brescia. Al primo piano c'è una zona pù dedicata al wellness dove lo studente ha la possibilità di rilassarsi in compagnia e di accedere alla funzione bar, e non a delle semplici macchinette. Ai piani superiori, secondo e terzo, sussiste invece una concezione più classica con scaffali aperti per la consultazione di volumi e banchi per lo studio individuale dove è obbligatorio mantenere il silenzio. Inoltre al terzo piano è collocato uno spazio informatico di oltre una quarantina di computer con accesso a credenziali. Tutti gli spazi, infine, godono di una completa copertura wi-fi.

Questo modello è sicuramente quello al quale ci si dovrebbe ispirare nella costruzione delle aule studio bresciane.
Oltre a ciò l'edificio non dovrebbe sorgere come una cattedrale nel deserto, ma dovrebbe essere circondato da varie location che possano servire gli studenti e la loro vita (universitaria e non): librerie, bar, biblioteche, punto giovani, spazi culturali, mensa ecc...

Pensare di aprire un'aula studio in centro, se si vuol configurare Brescia come una vera città universitaria, non consta quindi nel semplice tirar su quattro muri o di tirar a lucido un palazzo di notevole valore storico, ma comporta un serio studio sulle necessità degli studenti e di rispondere con gli interventi di conseguenza.
E' quindi necessaria una visione globale di come si voglia trasformare il centro urbano aldilà del singolo intervento infrastrutturale. Mantenere una visione limitata senza considerare l'insieme porta inevitabilmente ad un serio spreco di denaro pubblico. Al contrario considerare l'aula studio immersa in un progetto più ampio di rivitalizzazione del centro storico che parta dagli studenti, permetterebbe di creare e portare a termine il famoso progetto Carmine dalla giunta Corsini.

Sicuramente un cubo di Rubik, più che un cubo bianco, del quale è sicuramente più facile trovare la soluzione con l'aiuto ed i consigli dei rappresentanti e degli studenti in generale.
Personalmente, aldilà di colori o schieramenti politici mi auguro per il futuro che tutte le forze politiche si avvalgano del serio contributo di chi è sicuramente più consapevole delle proprie necessità.
Come già affermato più volte, Brescia ha le potenzialità per diventare una città universitaria modello in Italia e in Europa, basta applicarsi con serietà e volerlo.

giovedì 2 giugno 2011

Brescia riparte dal Castello

Più volte nei miei interventi, non ultimo quello tenuto durante l'inaugurazione dell'anno accademico, ho sottolineato la necessità della città di far rivivere il proprio centro storico.
Nel richiedere ciò, indicavo anche il soggetto sociale più idoneo per svolgere questo difficile, ma necessario, compito: lo studente universitario.

Ieri sera in Castello abbiamo avuto la prova definitiva.
La prova è stato l'ennesimo UniBS Shot Party organizzato dalle liste universitarie Studenti Per e Progetto Ingegneria. Una serata di divertimento e di svago che ha visto oltre un migliaio di giovani bresciani - studenti e non - rendere viva una zona della città tutt'altro che centro della mondanità.
Lo stesso Balotelli per riprendersi dal dispiacere di aver dovuto lasciare Coverciano ha ritenuto il caso di farci un salto.
Al contempo una serata culturale, pensata per rendere omaggio e celebrare i 65 anni della nostra Repubblica con letture sulla costituzione e l'Italia.
Una serata riuscita e fortemente apprezzata dai giovani bresciani.

Eppure è stata solo la prova finale, quella che rende ormai inconfutabile un teorema. Se date il centro ai giovani, i giovani lo faranno risorgere.

Un teorema che aveva visto la sua veridicità già provata. Non è infatti un qualcosa di nuovo. Da oltre un anno gli studenti portano avanti questo tipo di festa nelle strade cittadine di S. Faustino, rendendo il luogo molto più sicuro e piacevole da vivere oltre a far girare l'economia di un'intera zona cittadina.
Eppure più volte l'amministrazione comunale ha messo i bastoni tra le ruote a questi ragazzi. Difficoltà di permessi, se non negazione degli stessi, chiusura dei locali ad ore di pre-serata, interventi vari dei vigili urbani.

Due modelli di città che si scontrano. Da una parte coloro che pensano che una città vissuta sia una città più sicura, dall'altra parte coloro che vedono una città sicura solo se nessuno si presenta per strada con le ronde dei vigili urbani.

A questo punto da parte mia non può che venire un forte incoraggiamento e una spinta a tutti coloro che si stanno impegnando a portare la vita nel centro storico e in primis gli studenti universitari.

Il Castello è solo il punto di partenza...