lunedì 8 marzo 2010

Controdiscorso Inaugurazione dell’Anno Accademico 2009/2010

Gli ultimi anni sono stati per l'università momenti di sempre maggiori difficoltà e forti preoccupazioni. Oggi abbiamo raggiunto il culmine: l’Università degli Studi di Brescia sta scomparendo.

In pochi anni si sono abbattute sul nostro sistema diverse riforme, sempre maggiori tagli finanziari a fronte di inevitabili maggiori spese. Non ultime si sono diffuse molte falsità atte a screditare l’intero sistema agli occhi dell'opinione pubblica fino a creare una diffusa opinione di assoluta inadeguatezza dello stesso.

La nostra critica come rappresentanti, ma prima di tutto come studenti, va a tutto il mondo politico che oltre a non essere capace di comprendere il mondo universitario non è neanche in grado di scegliere, per incapacità o per convenienza, dei tecnici che conoscano a fondo la complessa realtà universitaria italiana.

Lo dimostra, caso unico al mondo, il cambio di tre ordinamenti in 10 anni, sintomo della mancanza di un'idea chiara su come debba essere strutturata il nostro sistema.
Questi continui cambiamenti hanno portato diversi disagi, in primis a noi studenti che ci vediamo costretti a continui passaggi di ordinamento con problematiche riguardanti i corsi e i crediti formativi e quindi in molti casi a veder posticipato sempre più l'appuntamento con l'agognata laurea. Sono problemi di cui sarebbe sbagliato dar la colpa esclusivamente all'ultimo ministro dell'istruzione Mariastella Gelmini, che pur non essendo l'unica responsabile, ha gravissime colpe nell'atto di affossamento dell'università che si sta perpetrando negli ultimi anni.



I tagli. Solo fantasia? Diamo un po' di numeri

Secondo i parametri del ministero la nostra università risultava tra le poche virtuose essendo sensibilmente sotto la soglia del 90% del proprio FFO speso per i propri dipendenti.
Tale dato è testimoniato dalla busta paga del nostro personale tecnico amministrativo, che in molti casi è sensibilmente sottopagato rispetto ai corrispettivi di altre università italiane.
Ciò non è bastato per salvarci dai tagli, come tutti gli atenei italiani anche Brescia ha subito una
consistente riduzione al proprio FFO. Per l'anno 2010 verrà tagliato il 10% del fondo statale

corrispondente ad un taglio di 7 milioni di euro su un FFO originario di 69 milioni.
La nostra situazione è però ben più grave, infatti, al già pesante taglio ministeriale, si aggiungono altri tagli derivanti da altri enti di carattere provinciale e comunale che portano ad una riduzione complessiva delle entrare in bilancio a ben 11 milioni di euro per l'anno in corso con ben più gravi prospettive per l'anno prossimo. Riduzioni cosi consistenti che non avrebbero permesso la chiusura in pari del bilancio della Statale con la semplice riduzione dell'offerta didattica e dei servizi offerti agli studenti.
Si è quindi dovuto ricorrere ad un aumento della contribuzione studentesca, che ha portato la stessa da un valore di 11 a quello di 13 milioni, costringendo cosi l'ateneo a superare la fatidica soglia del 20% sul proprio FFO. Ma tutto ciò non è bastato, per tappare gli ultimi buchi, sono stati prelevati altri 7,3 milioni dal proprio fondo di riserva (costituito con avanzi delle precedenti gestioni) costringendo cosi l'amministrazione a bloccare lavori di ampliamento alla facoltà di Ingegneria che necessita di nuove strutture data la sua grande crescita negli ultimi anni indice di un'apprezzata preparazione tra la popolazione.
Un'università come quella bresciana che ha sempre amministrato con oculatezza i propri fondi con i tagli lineari applicati dal ministero, si è trovata molto più in difficoltà rispetto alle università “sprecone”. Inoltre in un momento di cosi forte criticità, non ha trovato neanche l'appoggio degli enti locali, che non riconoscendole l'indubbio valore sociale e culturale per la città e la provincia, hanno preferito abbandonarla a se stessa smantellando, di fatto, l'EULO (Ente Universitario Lombardia Orientale), che insieme all'FFO costituiva una delle voce primarie di finanziamento.
Ecco come si è chiuso il 2009: nessun aumento di soldi statali a fronte di un incremento di spese fisse (acqua, gas..); nessun euro per gli interventi strutturali straordinari agli immobili (es.sistemazione aule..); già ridotte del 30% le spese istituzionali dell’ateneo e numerosi sprechi; bilancio 2008 chiuso in pareggio grazie all’utilizzo di 5,3 milioni di fondo di cassa, tale disavanzo si sta esaurendo.
Conseguenze già in atto:
  • AUMENTO DELLA CONTRIBUZIONE STUDENTESCA (anche del 25%, pari a oltre
    2000 euro a studente)
  • RIDUZIONE SUPPLENZE
  • RIDUZIONE BORSE DI RICERCA e ASSEGNI DI DOTTORANDO
  • NESSUNA RISTRUTTURAZIONE NE' MIGLIORAMENTO STRUTTURALE

La didattica: questa sconosciuta

La prima vittima di tutte queste riforme è la didattica. In passato abbiamo visto un aumento esponenziale di corsi di laurea grazie ad una legge dell'allora ministro Moratti, oggi assistiamo ad una diminuzione altrettanto esponenziale dell'offerta formativa. Taglio che viene però applicato senza una reale analisi dei corsi utili agli studenti e al territorio. Assistiamo cosi all'abolizione del corso di Design Industriale e alla soppressione dei curriculum didattici, vera fonte di specializzazione per gli studenti, presso la nostra facoltà di Ingegneria. Stessa situazione alla facoltà di Medicina e Chirurgia dove a Brescia vengono tagliate 19 scuole di specializzazione su 40 non tenendo conto dei meriti e dei costi delle singole scuole, ma decidendo della loro abolizione sulla base delle idee politiche dei direttori di tali scuole.
Chi è lontano da Comunione e Liberazione è giusto che chiuda.
Al contempo si favoriscono le università private come il San Raffaele e la Cattolica che non solo non si vedono chiudere le proprie scuole nell'ottica di una diminuzione dei costi, ma al contrario ricevono un aumento delle borse di studio quando nel resto d'Italia alle università pubbliche vengono tagliate. Se gli studenti di queste due facoltà vedranno tagliata l'offerta formativa, peggio andrà per gli studenti di Economia che con la nuova regolamentazione dei corsi di studio si potranno veder chiuso l'accesso alla laurea magistrale, creando cosi una figura, quella del laureato triennale, totalmente inutile e non richiesta dal mercato locale che assorbe già con difficoltà i laureati in Economia e Commercio. Con la nuova riforma l'università pubblica creerà delle figure inutili per il mondo del lavoro o perchè non specializzati o perchè non gli è stato permesso di terminare il proprio ciclo di studi.


L’importanza dell’Università con la crisi di oggi

Il rapporto tra gli studenti e il mondo del lavoro è spesso problematico. Senza entrare qui nel dettaglio del più grande e grave problema dei laureati che non trovano spazio nel mercato del lavoro di oggi, e che richiederebbe a nostro avviso una nuova riforma generale, è innegabile come molti studenti, una volta terminati gli studi,anche a Brescia hanno serie difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro. Le aziende devono puntare sull’innovazione e sulla ricerca, oggi ancora di più, per uscire dalla crisi. Occorre che l’Università sia una forma di raccordo maggiore tra studenti e mondo produttivo.
L’esperienza degli stage finalizzati allo svolgimento della tesi di laurea rappresenta un caso di successo che spesso si traduce anche in una opportunità professionale per lo studente. Deve crearsi una forte relazione, pertanto, tra Università, aziende del territorio, ed enti pubblici territoriali: il fine di questa “join venture” deve essere quella di concedere allo studente l’opportunità di misurasi con stage formativi da compiersi prima della conclusione del corso di studi, che siano riconosciuti come crediti formativi e permettano una maggiore consapevolezza pratica del lavoro che lo studente potrebbe svolgere una volta terminati gli studi teorici. Tutto ciò però nel massimo rispetto della figura di ognuno, non si può permettere che dei privati entrino nei CdA delle università senza versare un soldo e indirizzando la ricerca pubblica.


L'UniBS ha perso la dignità

E' ormai tristemente famosa la classifica ministeriale stilata l'estate scorsa e in base alla quale venne redistribuita una parte dell'FFO. Sfortunatamente il nostro ateneo risultò il primo dei rimandati. Un grave insulto per la nostra università, che se valutata con idonei criteri sarebbe certamente risultata tra le università promosse a pieni voti. Non è stato riconosciuto l'alta percentuale d'inserimento dei laureati nel mondo del lavoro, in alcuni casi vicino al 100%, che testimonia come il territorio apprezzi la preparazione data agli studenti. Al contempo non viene riconosciuto il merito di cercar di formare l'eccellenza, ma si premiano quelle università che attraverso corsi civetta, promuovono un forte numero di studenti giusto per dare il famoso “pezzo di carta”.
I due esempi sopra sono solo alcuni dei molteplici punti della classifica ministeriale che sembrano essere stati fatti apposta per favorire alcune università a scapito di altre, non per meriti scientifici, ma esclusivamente in un'ottica politica atta a premiare le università più influenti e a punire quelle “meno importanti”. L'intento di tutto ciò, è di creare dei mega poli di ricerca e relegare gli altri atenei a meri dispensatori di un sapere mediocre che non si rinnova nell'arte della ricerca scientifica.
Da parte del nostro Ateneo non c'è stata nessuna protesta degna di nota, se non delle timide minacce di dimissioni da parte del nostro Rettore, cosi timide che ben pochi hanno pensato che ciò potesse succedere. Non possiamo accettare che la nostra Università, cosi pesantemente attaccata e denigrata, non si ribelli seriamente contro le logiche meramente politiche che stanno portando allo smantellamento del nostro sistema universitario e in particolare che mettono in pericolo l'esistenza stessa dell'Ateneo bresciano.

Noi studenti, come primi e unici utenti, chiediamo di essere ascoltati dalla politica per concertare tutti insieme una seria e chiara riforma del nostro sistema universitario, che non tenga conto semplicemente di logiche economiche e politiche, ma che abbia l'obbiettivo di migliorare seriamente la ricerca e di conseguenza la preparazione di noi studenti universitari.
Chiediamo una riforma che sia duratura nel tempo e che consenta alla nostra Università di potersi finalmente confrontare a viso aperto con gli altri sistemi del mondo occidentale