venerdì 22 luglio 2011

L'UniBS ha un nuovo statuto (con dichiarazione di voto)

Nella giornata di oggi è stato approvato il nuovo statuto dell'Università degli Studi di Brescia. Lo statuto che necessiterà adesso di passare al vaglio del ministero per la definitiva approvazione ha avuto un percorso travagliato che si è concluso oggi con il parere favorevole del Consiglio di Amministrazione e la seguente approvazione da parte del Senato Accademico.

Durante la votazione del Consiglio di Amministrazione, il documento, è passato con un voto contrario, Dott. Spadaccini in rappresentanza dei ricercatori, ed in particolare dei ricercatori di Giurisprudenza, e l'astensione del Sig. Bonetti rappresentante del PTA e del Prof. Clerici in rappresentanza dei Professori Associati della Facoltà di Ingegneria. E' comunque da segnalare l'assenza dei tre rappresentanti degli studenti delle liste Studenti Per e Progetto Ingegneria che hanno confermato la loro contrarietà al documento.

Passato nel CdA lo statuto è stato cosi portato nel Senato Accademico riunitosi subito dopo. Dopo una breve introduzione del Rettore è stato il momento delle dichiarazioni di voto. Il Preside di Ingegneria Zenoni pur rendendo esplicito il suo voto favorevole ha portato all'attenzione del Senato il sentimento di disagio presente nella propria facoltà. Il Dott. Squazzoni ha dichiarato il suo voto favorevole pur ribadendo la presenza di una larga parte dei ricercatori contrari alla carta. Michel Cardito, rappresentante degli studenti della lista Studenti Per, che con un duro intervento ha dichiarato la propria contrarietà al nuovo statuto.
Sono poi interventi, annunciando il proprio voto favorevole, il Prof. Agabiti-Rosei della facoltà di Medicina e il Preside di Giurisprudenza Prof. Canzini seppur quest'ultimo abbia espresso delle riserve sulla legge. Era assente la rappresentante del personale tecnico amministrativo la dott.ssa Melito.

Di seguito allego la mia dichiarazione di voto che è stata espressa subito dopo l'intervento del Prof. Zenoni.


Magnifico Rettore, Illustri Senatori,
In questi giorni ho avuto il piacere di confrontarmi con studenti, ricercatori e soprattutto professori, ed è per questo che oggi faccio mia, e la porto in questa assise, la moltitudine di opinioni che è emersa da questi incontri. Perplessità, preoccupazione, contrarietà, sono questi i sentimenti che oggi serpeggiano nella nostra comunità in relazione alle modalità e al conseguente statuto che oggi ci accingiamo a votare.
Pur rispettandone le modalità e il risultato finale, non posso però condividerli. Avremmo potuto e dovuto prenderci una pausa di riflessione. Non tutti i passaggi sono stati affrontati in modo partecipato e condiviso. Si spazia dalla poca trasparenza dei lavori della commissione, dei quali ricordo non è presente alcun verbale, fino alla mancata risposta ad una domanda legittima di maggior partecipazione e condivisione con coloro che in questo Ateneo studiano e lavorano. Si è voluto racchiudere un lavoro che colpirà oltre 1000 dipendenti e 15000 studenti nelle mani di poche persone senza dar possibilità ad altri, se non di veder prese in considerazione, quantomeno di esprimere le proprie opinioni se non a lavoro ormai ultimato. Come diceva Alexander Dubcek, “la democrazia non è solamente la possibilità ed il diritto di esprimere la propria opinione, ma è anche la garanzia che tale opinione venga presa in considerazione da parte del potere, la possibilità per ciascuno di avere una parte reale nelle decisioni.”
Infine la quantomeno discutibile decisione di affidare la stesura del nostro futuro statuto al Prof. Gallo quando nella nostra Università sono presenti eccellenti giuristi le cui competenze sono riconosciute dal mondo accademico, e non. Il Prof. Gallo ci ha consegnato uno statuto farraginoso nei contenuti e nella forma, atto questo, che ha costretto prima la commissione e poi il Preside Canziani ad un lavoro di revisione che ha sicuramente distolto l'attenzione da questioni di contenuto ben più importanti della forma che, seppur secondaria, è sempre necessaria.
E se da una parte questo metodo di lavoro è stato impostato come conseguenza di una filosofia di pensiero, dall'altra è frutto dei restrittivi vincoli temporali imposti dalla legge. Ma non possiamo farci condizionare da certe “restrizioni” nel momento in cui abbiamo la grande responsabilità di gettare le basi per il futuro del nostro Ateneo. Bisogna a mio parere operare in modo diverso. Un grande filosofo bresciano, Emanuele Severino, dice che “la democrazia è una fede”, e io penso che sia una fede che faccia parte del dna della comunità universitaria, da sempre forza riformatrice della società umana. Per questo motivo sottoscrivo qui oggi il documento redatto dal Prof. Calore e dai ricercatori di Giurisprudenza che chiede di fermarci e di ripartire con un più serio confronto che coinvolga tutto il mondo accademico bresciano. A fronte di ciò, mi si risponderà, che si prospetta il commissariamento del nostro Ateneo, ma penso che sia un rischio che come Senatori dobbiamo avere il coraggio di correre, perché ad oggi un'approvazione come quella che ci accingiamo ad affrontare rischia di creare una spaccatura nella nostra comunitas molto più grave di un commissariamento da parte del ministero.


Se come Senatore debbo porre l'accento sulle modalità, come studente non posso che dirmi insoddisfatto di quello che è stato recepito nello statuto rispetto alle richieste di noi rappresentanti. Tutto quello che oggi come studenti ci vediamo riconoscere non va oltre quanto previsto dal testo di legge. Le nostre legittime richieste di partecipazione e di riconoscimento dello status di studente, sono state ignorate in modo repentino senza aver mai affrontato un vero confronto, in nome della leggerezza dello Statuto e della ristrettezza dei tempi imposti dalla legge. E mi scuserà il Magnifico Rettore se oggi mi sento sicuro nell'affermare che è solo grazie ai vincoli di legge che gli studenti hanno visto riconosciuta la propria rappresentanza. Questa mia convinzione deriva dall'osservare la situazione in cui si trova la rappresentanza delle altre parti deboli della nostra comunità, personale tecnico amministrativo e ricercatori, per non parlare dei precari della ricerca ormai completamente dimenticati da tutti e rimossi, come se fossero l'Italia peggiore. Mi è amaro constatare che l'unica voce che difende la formalità della rappresentanza studentesca è quella di una legge che ancora oggi, come rappresentanti istituzionali e come studenti, contestiamo e non accettiamo. E se viene salvaguardata la forma, quello che ci preoccupa è la sostanza della rappresentanza che questo nostro Statuto rende nulla. Gli antichi romani amavano ripetere che il fondamento politico della loro grande espansione territoriale potesse essere riassunto nella locuzione latina “dìvide et ìmpera”. Ed è la situazione in cui si viene a trovare la rappresentanza studentesca nel nostro Ateneo. Oggi riscontriamo nella proposta del Magnifico Rettore una forte scollatura tra i vari livelli di rappresentanza, dove questa è presente. Il Consiglio Rappresentativo degli Studenti, vero organo politico e di confronto per gli studenti di tutto l'ateneo è stato ridotto ad essere un semplice comitato nelle mani del Rettore, che se ne può avvalere o meno. Tutto questo nonostante le molteplici richieste da parte di tutte le liste studentesche che richiedevano maggiore rappresentatività ed autonomia di questo organo. Ed in questo momento, constatate queste storture, non posso che volgere lo sguardo verso altri Atenei della penisola, in primis verso la nostra vicina Pavia che riconosce il diritto agli studenti ad esprimere pareri obbligatori sulle materie di loro competenza che vengono affrontate da Senato Accademico e Consiglio di Amministrazione.


Con l'elezione a questo organo i nostri elettori ci hanno voluto affidare una importante responsabilità, che diventa oggi ancora più gravosa in quanto siamo chiamati a traghettare la nostra Università in un momento fortemente critico come quello che sta seguendo alla riforma della Ministra Gelmini, ed è per questo che dobbiamo avere ancora più saldo coraggio nel prendere decisioni impopolari
Conscio di tale responsabilità, e sicuro di interpretare la volontà del mondo accademico con cui ho avuto il piacere di confrontarmi, oggi non posso che votare contro alla proposta di statuto che il Magnifico Rettore sottopone al nostro giudizio. Vorrei inoltre porre una domanda, oltreché ai colleghi Senatori, all'intero mondo accademico e alla società bresciana. Come mai la classe docente vede accendersi il proprio fuoco delle rivendicazioni di partecipazione e di democrazia durante la richiesta di posti negli organi da parte degli stessi, per poi spegnersi mestamente d'innanzi alle legittime richieste degli studenti che altro non chiedono di poter partecipare con il proprio voto e con la propria responsabilità politica alle scelte che riguardano in primis la loro vita accademica e sociale?


Dobbiamo riacquistare tutti insieme quel senso di comunità, consci di star cercando di conseguire l'obiettivo proprio del mondo accademico e scientifico: la crescita morale e intellettuale della società umana. Solo dopo aver riacquistato questa consapevolezza e messo da parte i nostri individualismi, che devono risolversi nel riconoscimento reciproco dei nostri doveri e diritti, potremo cercare di portare la nostra università verso l'obiettivo prefissato. L'allora Senatore del Massachusetts J.F. Kennedy durante un famoso discorso tenuto il 12 Aprile 1959 ad Indianapolis pronunciò la famosa frase: “Scritta in cinese la parola crisi è composta di due caratteri. Uno rappresenta il pericolo e l'altro rappresenta l'opportunità.” Oggi, in questo periodo di crisi non solo delle istituzioni universitarie ma di tutta la società, sta a noi decidere quale carattere scegliere. Dalla nostra scelta dipenderà tutta la storia futura della nostra Università.
Ma indipendentemente dalla scelta che farà oggi questa assise, nel rispetto e nella devozione che ho verso i numerosi studenti che ci hanno eletto e ci hanno dato questa responsabilità, continuerò a credere e a battermi per un futuro migliore per tutte le istituzioni universitarie.

Vi ringrazio per l'attenzione


Lo statuto è stato successivamente approvato con i soli voti contrari del sottoscritto e di Michel Cardito, quindi di metà della rappresentanza studentesca.
Non è mia intenzione entrare nel merito del voto delle singole persone, ma personalmente mi sarei aspettato un maggior coraggio durante la votazione, soprattutto da parte dei rappresentanti di quelle componenti sociali più deboli.
Con oggi chiudiamo una fase di questo percorso travagliato per aprirne un'altra che avrà inizio ai primi di settembre quando, come Senato, saremo chiamati a redigere i nuovi regolamenti di Ateneo.

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