venerdì 29 luglio 2011

Un trasporto pubblico senza biglietto

Uno degli aspetti positivi della rappresentanza studentesca è quello di aver l'occasione di confrontarti con persone che altrimenti difficilmente potresti incontrare.
Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di dialogare con alcuni dirigenti ed impiegati di Brescia Trasporti - la controllata del comune che gestisce il servizio di trasporto locale - che fornendomi dati e una diversa prospettiva mi hanno aperto un nuovo mondo: un trasporto pubblico urbano senza biglietto è possibile!

Ma iniziamo dai dati. Secondo fonti di Brescia Mobilità - di cui Brescia Trasporti è una controllata - ogni anno attraverso la bigliettazione si recuperano dai cittadini che usufruiscono del servizio circa 13,7 milioni a fronte di una spesa complessiva di 34,2. In particolare durante l'incontro mi si faceva notare che seppur la cifra è considerevole, una buona fetta di quanto prelevato viene poi in realtà speso per tutti i servizi correlati alla bigliettazione: controlli, uffici, macchinari ecc...

Oltre a ciò, se consideriamo 100 il totale della somma che la Regione Lombardia destina al trasporto pubblico locale, l'85% di questi viene destinato al distretto milanese e il restante 15% a tutte le altre provincie, compresa Brescia. Ci si rende quindi conto della forte disparità con cui vengono trattate le varie provincie lombarde.

Nonostante ciò l'efficienza del Tpl bresciano è decisamente più elevata rispetto a quella milanese.

L'addizionale IRPEF varata dal comune poco tempo fa, porterà nelle casse del comune - per finanziare la metropolitana - dal secondo anni in poi circa 12 milioni di euro.
Ci si rende conto allora che attraverso una tassa di scopo, non è cosi impensabile rendere il trasporto pubblico in forma gratuita, ancor più se in tale obbiettivo si coinvolgono i comuni dell'hinterland oggi toccati dal servizio di Brescia Trasporti.

Ma per giustificare ciò, non possiamo fermarci al semplice calcolo economico, bisogna prima che con i numeri, supportare questa idea attraverso una vera presa di posizione ideologica.
Partiamo innanzitutto da una visione ambientalista. L'annullamento del biglietto dell'autobus come lo conosciamo oggi porterebbe più gente ad usufruire del mezzo pubblico perché percepito come gratuito.
Nel far ciò si ridurrebbe il numero di macchine in circolazione e quindi si migliorerebbe la qualità dell'aria e la vivibilità della città - che ricordo è una delle più inquinate d'Europa. Indirettamente si migliorerebbe anche il servizio stesso perché meno auto sono presenti, più gli autobus e quindi il trasporto pubblico, sarebbe efficiente. Una diminuzione del numero di automobili in circolazione permetterebbe una rielaborazione della rete viaria cittadina con il possibile restringimento di diverse arterie con la creazione di LAM e di piste ciclabili.
Un miglioramento delle condizioni ambientali in città è qualcosa che riguarda tutti, da colui che usa la bicicletta per andare a lavoro a quello che passa con il SUV in piazzale Arnaldo o in Corso Zanardelli.
Una visione economica: alcuni dati sono stati esposti in precedenza. Ad oggi l'evasione sul biglietto è stimata da Brescia Trasporti in circa il 15% dell'utenza. Un aumento dei controlli, a detta dei dirigenti di Brescia Trasporti, comporterebbe dei costi che non verrebbero coperti dall'evasione scoperta. Con una tassa di scopo l'evasione non potrebbe essere presente - oltre a quella già insita nella società - e si risparmierebbero i soldi necessari per i controlli e per le attrezzature di bigliettazione. Si pagherebbe meno in generale e individualmente, perchè quello che oggi viene pagato da pochi verrebbe pagato da tutti. Infine si avrebbe un introito fisso, indipendentemente dal flusso di passeggeri, che consentirebbe di fare progetti con meno variabili aleatorie.
Una visione sociale: è innegabile che oggi a Brescia chi ha la possibilità usi il mezzo privato. Chi usa il mezzo pubblico sono sopratutto coloro che appartengono alle fasce più deboli della popolazione: pensionati, studenti, coloro che non possono permettersi un'automobile. Far ricadere esclusivamente su di loro il costo del trasporto pubblico urbano è socialmente inaccettabile. Se per colui che usa il SUV per andare in Corso Zanardelli 200 euro l'anno non sono nulla, per colui che fatica ad arrivare a fine mese sono un'ulteriore e pesante voce di spesa. Inoltre la tassa di scopo ha il pregio di far ricadere il costo del trasporto pubblico proporzionalmente al patrimonio personale. Chi più ha contribuirà di più al sostentamento di un servizio che non dev'essere considerato sfigato, ma che come nell'ottica nordeuropea dev'essere considerato come l'unico modello di mobilità sostenibile.

Dopo questa analisi possiamo affermare che attraverso delle serie politiche, rendere il trasporto pubblico gratuito - che poi gratuito non è perchè come molti altri servizi viene pagato attraverso i contributi dei cittadini - non è impossibile.E sono due le direzioni da seguire. La prima è prevalentemente locale, dove bisogna avere un'amministrazione che abbia il coraggio di puntare su questo tema e di fare una scelta che può sembrare impopolare, ma che non può portare che benefici a tutti i residenti. La seconda riguarda invece il piano regionale, che deve tornare ad investire maggiormente sul trasporto pubblico penalizzando nei finanziamenti il trasporto su gomma privato, e sopratutto fare una valutazione di ripartizione dei fondi in base all'efficienza del servizio fornito.
Dopotutto un altro mondo è possibile.

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