sabato 27 agosto 2011

Meglio la qualità della quantità

Uno degli obbiettivi, neanche tanto nascosti, dell'attuale amministrazione è quello di portare la città di Brescia a quota 220mila abitanti partendo dagli attuali 195mila. Un aumento questo che in termini assoluti comporta l'inserimento nel tessuto comunale di oltre 25mila nuovi abitanti che si trasforma in termini percentuali in un aumento di 13 punti.
Un aumento questo che potrebbe essere ottenuto esclusivamente con l'attrazione di cittadini della provincia verso il capoluogo, e non attraverso una crescita di natalità, che se oggi avviene è per merito dei residenti extracomunitari.

E in questo senso si muove il Pgt che dovrà essere approvato a Settembre. Nel documento che dovrà guidare il futuro sviluppo urbanistico della città, si prevede uno stanziamento complessivo per la residenzialità di circa 1,3 milioni di metri quadrati.
Una nuova residenzialità che si aggiungerà alle oltre 12 mila unità immobiliari terminate o in fase di terminazione ma non allocate oggi presenti sul territorio comunale. Un patrimonio invenduto che ha spinto il presidente del Collegio dei costruttori bresciani Giuliano Campana a chiedere uno stop alla concessioni di aree edificabili. Brescia, anche se nel suo piccolo, rischia di trovarsi d'innanzi ad un default abitativo che a lungo andare rischia di portare ad una forte svalutazione dell'immobile, oltreché al rischio fallimento di un intero settore produttivo.

Per questo motivo questo consistente patrimonio immobiliare - privato, ma anche pubblico - in un periodo di crisi come quello attuale non può che far prestare attenzione ai cittadini e all'amministrazione.

La prima domanda che a mio avviso sorge spontanea è: "ma con tutti questi immobili invenduti, che necessità c'è di altri 1,3 milioni di metri quadri di costruzioni?". Una domanda legittima che trova una sola risposta, e non è certamente quella data dalla giunta Paroli. La crescita di popolazione potrebbe trovare già oggi una risposta nella moltitudine di locazione sfitte che si trovano oggi. 
La ragione per queste concessioni è da ritrovare negli oneri di urbanizzazione. Infatti ogni qual volta un privato costruisce ha degli oneri da versare al comune, e in un periodo di crisi e di tagli agli enti locali, gli oneri di urbanizzazione sono gli unici introiti rilevanti per un'amministrazione comunale. Ed ecco spiegato il motivo di questa imponente concessione mentre abbiamo migliaia di locazioni, residenziali e commerciali vuote, sia nel centro storico sia in periferia. Il problema di queste locazioni è che oggi si collocano fuori mercato, essendo in un certo senso sopravvalutate rispetto alla disponibilità finanziaria attuale della società. In quest'ottica si deve osservare sia lo spopolamento commerciale del centro cittadino dove gli affitti delle locazioni commerciali sono ormai diventati insostenibili, sia l'emigrazione dei bresciani dal capoluogo verso i comuni dell'hinterland.

Ma data una risposta alla prima domanda, viene da chiedersi quale sia la necessità di una cosi forte crescita della residenzialità nel comune. La risposta potrebbe essere un maggiore potere politico ed economico della città a livello nazionale e al contempo confermare la sua posizione come seconda città lombarda. Tralasciando le motivazioni che sono certamente più politiche che economiche o sociali, quello che dovrebbe preoccupare i cittadini è la risposta che i servizi darebbero a tale crescita della popolazione.
I servizi di una città di 195mila abitanti non sono gli stessi che richiederebbe una città di 220mila abitanti. Solo per fare un esempio di primo impatto sulla vita dei cittadini, possiamo prendere il caso della viabilità.
Non è indubbio che già oggi la città di Brescia soffra una grave carenza viaria non tanto per le sue strade, ma quando per la pessima abitudine bresciana di usare l'auto per ogni minimo spostamento. Cosi le lunghe code mattutine sono ormai delle compagne giornaliere per chi si reca a lavoro o a scuola, e un aumento del 13% della popolazione potrebbe significare molto probabilmente anche un aumento del 8-9% di automobili. Un aumento insostenibile sia per la viabilità sia per lo spazio necessario per il posteggio di questo gran numero di nuove autovetture.
Lo stesso discorso è praticabile per un'altra serie di servizi.

Appare quindi chiaro come un aumento della popolazione ad oggi non necessiti di nuove location abitative che comporterà un forte consumo del territorio in una zona che si trova già ai primi posti in Italia per edificabilità. Al contempo traspare anche come la città di Brescia, a meno di un radicale cambiamento della mentalità collettiva, non sia in grado di reggere a livello di servizi un aumento di quell'entità della popolazione urbana.

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