domenica 13 novembre 2011

Brescia viaggia verso l'Inghilterra (università)

Già in passato avevo scritto circa il Campus universitario portando le mie sensazioni, ma sopratutto dati oggettivi che facessero capire cosa dovrebbe diventare in concreto questa nuova idea e i suoi costi.
Oltre a ciò, già all'epoca mi lamentai dello scarso coinvolgimento degli studenti e dei loro rappresentanti su questa tematica fondamentale per il rilancio di Brescia nell'ottica di città universitaria. Potete leggere gli altri post qui.

Per un lungo periodo l'argomento non ha poi trovato spazi sui vari giornali, fino a quando, oggi, non è apparsa su tutte le edizioni locali la cronaca della visita di una delegazione di amministratori e di universitari al Campus studentesco dell'Università di York. Università che come la cittadina che la ospita ha numeri molti simili alla realtà nostrana.

Leggendo i vari articoli scorgiamo come tutti coloro che si sono imbarcati in questo viaggio hanno elogiato in particolar modo il ruolo che il Campus di York ricopre nell'interconnessione tra il mondo accademico e il mondo del lavoro.
Commenti cosi entusiasti di questi aspetti da dare la sensazione che un Campus studentesco si risolva nella creazione di questi spazi di interconnessione.
Sedi di Spin-off, laboratori tecnici, luoghi di incontro tra imprenditori e studenti.
Tutte cose molto lodevoli e certamente fondamentali per far si che l'università italiana possa svecchiare il mondo produttivo bresciano e nazionale. Ci sono però alcune mie perplessità circa questi intenti che sono riassumibili sotto due aspetti principali.

Il primo aspetto riguarda proprio la parte dei servizi agli studenti. Essendo la parte abitativa già stata progettata, il viaggio si è concentrato sulla progettazione e gestione degli spazi comuni. Spazi che, come tutti hanno fatto notare, dovranno caratterizzare il campus in salsa bresciana.
Qui nascono le prime perplessità. Innanzitutto un campus, per definizione, dovrebbe essere un luogo vissuto principalmente dagli studenti e calibrato anche, se non soprattutto, sulle loro necessità. Stupisce dunque come si parli già della disposizione e della progettazione di questi spazi senza che ci sia sia mai stato qualcuno che ha richiesto agli studenti, attraverso i loro rappresentanti, quali siano le reali esigenze di cui necessitano risposta e quali risposte si aspettano da un campus universitario in pieno centro storico - è importante far notare come il Campus di York si trovi fuori dalla città. Questo atteggiamento ha portato alla situazione paradossale nella quale non si parla di una mensa per gli studenti del centro o di altre locazioni che possano soddisfare necessità primarie dello studente - aule studio, aule relax, biblioteche ecc... -, ma si parla esclusivamente di location atte al mondo del lavoro e al collegamento tra esso e gli atenei, come se l'università si completasse esclusivamente nel percorso post laurea della ricerca di un lavoro o della creazione di aziende - componente questa importante, ma la cui propedeuticità sta nel percorso di apprendimento.  
Per questo motivo ancora una volta come rappresentante degli studenti invito l'amministrazione comunale a confrontarsi con noi. Un confronto a cui non ci siamo mai sottratti e che nel passato, come ben sa la consigliera Ferrari, ha portato a proficui risultati sia per l'amministrazione sia per gli studenti.

Il secondo aspetto riguarda il mondo del lavoro e il collegamento tra esso e il mondo accademico. Sono certamente da lodare tutte le proposte messe in campo, ma, a mio parere, sono completamente inutili senza un cambiamento radicale del metodo di insegnamento del mondo universitario italiano.
Una location dove far esercitare gli studenti di Giurisprudenza all'attività forense, come proposto dalla stessa consigliera, è inutile se questo non è preceduto da lezioni più dinamiche da parte della docenza che insegnino agli studenti a far ciò. 
Il docente medio italiano tende ad essere molto legato alla mera nozionistica senza un aggancio all'applicazione reale degli insegnamenti erogati. Abbiamo cosi la maggioranza degli studenti, in particolare delle materie tecniche che sono poi quelli più coinvolti negli spin off, che usciti dal mondo universitario faticano a mettere in pratica gli insegnamenti ricevuti perché privi di un collegamento tra quanto imparato e quanto dovranno applicare.
Uno scollamento tra mondo accademico e mondo del lavoro che è innanzitutto da imputare ad una mentalità rigida sulle modalità di insegnamento da parte di molti docenti, e solo in secondo luogo ad una mancanza di spazi d'incontro. 


Chiudo con un passaggio sui numeri richiamati dal Corriere della Sera. Il Campus di York è costato 178 milioni di sterline - di cui 150 di prestito a tasso del 2.5% per 60 anni. Un costo che si è riversato sugli studenti della stessa università che dall'anno prossimo troveranno la propria retta aumentata da 3200 a 9000 sterline l'anno.
L'amministrazione comunale per il momento sta ancora cercando soldi a destra e a manca. Spero che l'ultima spiaggia non sia quella di far pagare il tutto agli studenti universitari bresciani

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