martedì 1 novembre 2011

Cos'è l'uguaglianza?

Uno dei concetti più celebri della kermesse della Leopolda è stato quella sulla nuova visione di uguaglianza che Renzi ha dato mettendola in contrapposizione al concetto espresso, secondo molti, da parte dei sindacati.

Una differenza sostanziale intercorre tra "Uguaglianza è arrivare tutti allo stesso punto" e "Uguaglianza è partire tutti dallo stesso punto", il primo di matrice sindacalista, il secondo di matrice renziana.
Nonostante Renzi abbia tenuto a precisare che la sua visione di uguaglianza sia fortemente incentrata sulla meritocrazia, sono entrambe agli estremi ed entrambe senza alcun riconoscimento del merito, o come amano definirla adesso meritocrazia,

La meritocrazia - dalla fusione tra merito e κράτος (cràtos): potere - presuppone che a guidare un paese e le sue istituzioni, e quindi anche il potere economico, siano coloro che si siano dimostrati meritevoli di ciò, indipendentemente dalla propria classe sociale di provenienza. Questo concetto prevede quindi un ascensore sociale a doppia carreggiata: si deve poter salite, ma si deve poter anche scendere.
Un concetto che in sintesi si può esprimere attraverso la frase "Uguaglianza è avere tutti le stesse possibilità". Dove con possibilità non si intendono le possibilità minime, ma un vincolo stretto che si deve intendere anche come possibilità massime, indipendentemente dalla propria condizione sociale.
La funzione di selezione per merito non deve valere solo per il povero, ma anche per il ricco.

Giusto per fare una metafora nell'ambito sportivo, prendiamo ad esempio una maratona. Chi come me ha provato questa esperienza sa che in quella sfida - soprattutto con se stessi - si parte tutti dallo stesso punto di partenza. Poi ogni tot. chilometri è presente un punto di ristoro che offre le stesse possibilità di ristoro indipendentemente che tu sia il primo o che tu sia l'ultimo della corsa. Punti ben fermi nei quali hai la possibilità di accedere solamente se la tua preparazione fisica (il merito) ti permette di raggiungere questo punto ristoro (le possibilità offerte). Qui però entra in gioco quello che si definiscono le diverse possibilità dei singoli. Se uno ha la possibilità (economica) di poter avere tra un punto di ristoro ed un altro aiuti fisici (integratori supplementari portati da casa o nel caso peggiore doping) in un certo qual senso imbroglia e falsa il sistema e sopravanza chi ha la sua stessa preparazione (merito) se non addirittura chi ha una preparazione migliore. La meritocrazia viene meno, perché coloro che probabilmente non avrebbero raggiunto la fine - o il prossimo punto di ristoro -, ma ricchi, lo raggiungono anche se non preparati a sufficienza, a dispetto di altri con la stessa preparazione che sono "costretti" a lasciare la competizione per mancanza di merito ma sopratutto di aiuti esterni.

Se si accettano questi aiuti esterni e al contempo si accetta che tutti abbiano le stesse possibilità, è necessario accettare che tutti vengano aiutati indipendentemente dal merito e rendere cosi possibile a tutti raggiungere i traguardo. Ricadiamo cosi nella visione che da molti viene definita sindacalista. Se invece accetti la situazione precedente, senza considerare l'uguaglianza delle possibilità, accetti la visione del tutti partono dallo stesso punto di partenza ma poi ognuno corre con le proprie regole. Cadi nella visione renziana o quantomeno nella semplificazione renziana che non funziona certamente come un ascensore sociale in entrambe le direzioni come invece si prefigge la meritocrazia. Si è cosi dimostrato in entrambi i casi la non sussistenza della meritocrazia.

Un esempio ancora più esplicativo, e attinente alla realtà, è quello dell'istruzione universitaria.
Nella costituzione italiana è enunciato che i capaci ed i meritevoli anche privi di mezzi hanno diritto di raggiungere le più alte vette del sapere.
Abbiamo a questo punto una fondamentale obiezione. Il figlio del povero se non capace e meritevole non potrà accedere alle più alte vette, al contrario il figlio del ricco avrà queste possibilità indipendentemente dal proprio merito negli studi.
Non a caso la mobilità sociale nel belpaese è una delle più basse a livello mondiale. Non solo perché il figlio del povero non sale di classe sociale, ma anche perché il figlio del ricco in nessun caso scenderà di classe sociale.
L'unica via da seguire è quindi oltreché uno stesso punto di partenza, la definizione anche delle stesse possibilità massime per evitare disuguaglianze nel sistema dettate dalla diversa provenienza sociale di chi corre. Ma sorge il problema di chi resta indietro, di chi secondo una nuova visione evoluzionistica non è degno di far parte di una società perché non meritevole.

Analisi questa che non viene ancora una volta affrontata da una certa politica - quella urlata - che si appropria di termini e di concetti alti usandoli esclusivamente come slogan senza in realtà approfondire nel merito la questione.
Una politica che in conclusione non tiene conto dei bisogni minimi delle persone - dove chi non è degno resta indietro come un relitto della società - e soprattutto delle loro aspirazioni individuali, indipendentemente dal reddito e dal merito.

L'uguaglianza non è una corsa con partenza e arrivo, l'uguaglianza come detto da Pietro Nenni è: "...portare avanti tutti quelli che sono nati indietro".

3 commenti:

  1. Cavolo, avevo visto bene. Mi associo, Ciao

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  2. Oggi giorno c'è sempre chi, davanti al merito, è più uguale di tutti. Hai fatto riferimento a Uomini - Politici d'eccellenza, gente che sarà sempre ricordata da tutti. Caro Andrea, lascia stare questi Renzini, opportunisti dei nostri tempi, e resta un puro come sei. Conosco tuo padre, e mi rallegra il cuore pensare che ci sono giovani che la pensano ancora alla grande. Ciao Andrea.
    Mimmo Farina e famiglia.

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  3. A parte il pistolotto, a parte la chiosa finale apodittica (falsamente apodittica) non ho capito che cosa c'entra Renzi. Vedo che il sindaco di Firenze fa il babau e viene a trovare di notte negli incubi parecchia gente. Ognuno faccia la sua tela e chi avrà più filo tesserà.

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