venerdì 16 dicembre 2011

Ma Riformisti è davvero la parola giusta?

Dopo la serata di ieri, a cui accosto l'incontro dei Cattolici del Pd di qualche settimana fa, possiamo intravedere, o tentare di farlo, quali sono le strade che sta cercando di imboccare un Partito Democratico che finora ha faticato a trovare una propria rotta più che un timoniere in grado di tenerla.

Per trovare una rotta ci si affida, forse inutilmente, a parole che hanno un forte peso storico, più che politico almeno in Italia. Succede cosi che il senso dell'incontro di ieri più che dalla parola Riformismo, può essere sintetizzato da una frase dell'onorevole Orlando: "la crisi del berlusconismo sta permettendo una nuova suddivisione interna del Pd che non ha più come riferimento le persone, ma bensì gli interessi di fondo e le idee".

Infatti la parola Riformismo è stata ieri più un pretesto per avviare un percorso di riflessione politica più che il vero leitmotiv della serata, non risultando completamente adatta a racchiudere in se tutte le riflessioni a cui si è assistito.
Il perché di ciò è apparso palese dagli interventi, per chi fosse presente, ed è stato poi espresso chiaramente dal solito Orlando che nella sua digressione storica ha fatto ben comprendere che la parola Riformista, se non riempita di contenuti specifici, ha uno scarso valore politico e tematico.
Lo stesso Maurizio Martina ha aggettivato la parola riformista come timida nonostante poi abbia riconosciuto la validità degli interventi che lo hanno preceduto.
E cosi, nonostante vada riconosciuto l'impegno con cui si è cercato di dare un significato specifico al termine, altre due parole hanno conquistato la ribalta del palcoscenico finendo sulle labbra di tutti i relatori: Europa ed uguaglianza.

Partiamo dalla seconda. E' la parola che più è stata accostata al termine riformista e quella che più ha contestualizzato lo stesso durante tutta la serata.
Per usare le parole di Scalvenzi, l'uguaglianza deve partire da una "meritocrazia non egoista, ma attenta anche agli ultimi" e per fare ciò la politica [riformista] "non può essere la crocerossina del mercato, ma comandarlo e riformarlo" (Michele Orlando). Si impone cosi, da parte di tutti, una visione di un mercato che deve essere posto sotto il controllo della politica - ruolo al quale la politica per il momento ha abdicato non solo in Italia - con una ricerca di un rapporto tra libertà e regole che si compone nella sfida del salvataggio di un modello sociale e al contempo nella riforma del sistema di sviluppo con l'obbiettivo ultimo di modernizzare il paese riducendo le disuguaglianze.
Arriviamo cosi alla ricerca di un nuovo modello di uguaglianza, la quale si deve sviluppare attraverso un riformismo tipico dei socialisti tedeschi e francesi piuttosto che basarsi sul riformismo liberale di blairiana memoria.

Arriviamo cosi all'altra parola significativa della serata: l'Europa. Per tutti i relatori ogni iniziativa in senso riformista non può prescindere dal palcoscenico europeo. Si è palesata la necessità, come già avevo scritto, di un impegno sul fronte delle istituzioni europee, perché solamente attraverso, e dentro, di esse si potrà portare avanti  una battaglia politica che vede i suoi principali avversari muoversi su di un terreno sovranazionale.
E sul piano europeo c'è un'ulteriore punto di avvicinamento con le posizioni socialiste riformiste, come sul tema dell'uguaglianza. Il solo PSE è stato riconosciuto come punto di riferimento in campo europeo per la politica riformista italiana. Su questo campo l'onorevole Orlando si è lanciato anche oltre chiedendo una riflessione, durante il passaggio sulla politica del Pd, sulla possibilità di una politica riformista facendo presente come oggi nel Partito Democratico siano presenti posizioni politiche che in Europa sono locate dal centrodestra in là.

In conclusione la serata è stata piacevole con alcuni interventi di davvero alto livello, tra cui spicca quello dell'onorevole Orlando, e sotto certi punti di vista è stata una forte risposta politica a diverse posizioni uscite dall'incontro dei Cattolici del Pd all'Artigianelli.
Sotto altri aspetti, anche soprattutto per il grande risalto politico dato da tutti all'incontro, mi sarei aspettato una minor timidezza e un maggior coraggio - altra parola ricorrente - soprattutto da parte degli esponenti bresciani nel dettare, con parole d'ordine forti, l'inizio di un percorso politico che ad oggi rappresenta il futuro di quella parte consistente del Partito Democratico bresciano che guarda a sinistra.

1 commento: