martedì 27 dicembre 2011

[TIME] Più tasse, per favore: noi siamo francesi

Proseguendo nella traduzione di articoli dai quotidiani stranieri, oggi pubblico la traduzione dell'articolo dal titolo "More taxes, please: we're French" di Bruce Crumleypubblicato il 26 Dicembre sull'edizione online del TIME.


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Più tasse, per favore: noi siamo francesi

L'Europa potrebbe agonizzare nella peggior crisi finanziaria dai tempi della Seconda Guerra Mondiale, ma questo non basta per costringere i francesi ad accettare una logica di liberismo economico come quella che domina in gran parte del mondo. Coloro che si basano su una visione “Aglosassone” da tempo criticano il welfare francese bollandolo come troppo costoso, insostenibile, non competitivo e sempre più indebitato – e adesso lo vedono condannato ad un'inevitabile dieta imposta dalla realtà. Ma come è d'abitudine dei francesi, stanno implorando di differenziarsi dal resto del mondo – e cosi facendo di difendere lo stato sociale, che è un motivo di profondo orgoglio nazionale, anche con soluzioni che altri stati non potrebbero sopportare.
E' vero, Parigi ha risposto alla crisi del debito – e alle minacce di perdere il rating AAA del credito – varando non uno, ma due piani di austerità per contenere il proprio deficit. E vero, anche, che alcuni dei tagli coinvolti riguardano il programma di protezione sociale francese. Ma cogliendo i dettagli della reazione francese, alcuni osservatori fanno notare come la Francia abbia mostrato ancora una volta la sua inclinazione ad opporsi alla saggezza comune (il taglio del welfare state secondo l'autore ndt) elaborando un piano di riduzione del debito che si basi, più che sulla riduzione dei diritti, su un considerevole aumento della tassazione. Benvenuti alla austérité à la française. Per il momento.
L'edizione domenicale del quotidiano francese Le Monde mette insieme diverse analisi del recente piano taglia-deficit svelato dal governo conservatore del Presidente Nicolas Sarkozy, e rilancia un famosa detto francese: “nel dubbio, alza le tasse”. E – forse perché la sensazione delle mani del governo francese nelle proprie tasche è normale – l'opzione di Sarkozy di alzare le tasse prima di tagliare i diritti, finora ha provocato poche proteste nell'opinione pubblica francese
Come racconta il Global Spin, il risparmio del piano francese nei primi due anni del piano si aggira sui 26 miliardi di dollari – su un totale che deve arrivare a 90 miliardi entro il 2016. Questo sforzo ha come obbiettivo la riduzione del deficit di bilancio della Francia dai 199 miliardi del 2010 a 103 miliardi di dollari entro il 2012 e iniziare cosi a restituire una parte del debito sovrano pari a 1.7 trilione di dollari (rappresenta poco oltre l'86% del Pil) nei prossimi due decenni. Ma in contrasto con la crisi che ha devastato paesi come la Grecia, la Spagna e l'Irlanda – i quali hanno drammaticamente tagliato la spesa, congelato o tagliato i salari degli impiegati pubblici e ristretto i fondi per i disoccupati e per i pensionati – i tentativi francesi di di bilanciare il budget del paese sono concentrati in primo luogo a potenziare le ritenute attraverso la tassazione. Nel 2012 solo il 24% dei risultati attesi da quelle misure verranno da una riduzione della spesa; il rimanente 76% sarà realizzato attraverso l'incremento delle entrate statale con la creazione di nuove tasse. L'anno seguente i tagli alla spesa rappresenteranno il 53% della riduzione del deficit di bilancio – una porzione in crescita al 64% nel 2016 secondo alcune letture del pacchetto. Altre analisi, tuttavia, stimano che poco più della metà dei guadagni nei prossimi cinque anni arriveranno da un aumento del flusso di introiti delle tassazioni – nonostante in media le previsioni di crescita annuale per i prossimi anni si attestano sull'1% - con il resto recuperato con tagli alla spesa attuale. Questo non è il tipo di smantellamento del welfare state sul quale molti liberali esteri avrebbero contato.
La ragione della strategia francese appare ovvia. Con le elezioni politiche in Aprile, Maggio e Giugno, i leader conservatori francesi appaiono consapevoli che i francesi di ogni estrazione politica odiano più vedere tagliato l'amato sistema del welfare e i programmi sociali che sentirsi toccare il portafoglio con un aumento delle tasse. Forse più di ogni altra società sulla terra – anche tra le nazioni europee che tendono ad amare il loro welfare states – i francesi non solo tollereranno una tassazione personale molto alta per finanziare il loro modello sociale, ma uniranno anche le varie tendenze politiche per difendersi dagli attacchi percepiti contro di esso. Essendo stato segnato dalle tante e proteste di massa riguardanti la riforma, l'impopolare Sarkozy è presumibilmente a conoscenza dei pericoli dei tagli ai programmi mentre si avvicina il difficile tentativo di rielezione – sempre sotto la pressione della crisi del debito.
Il leader francese presumibilmente tiene anche a mente che i governi di Grecia, Spagna, Irlanda e altri paesi dell'Eurozona sono caduti sotto la rabbia popolare per aver alzato le tasse e tagliato i programmi sociali tutti in una volta sola. Questa terribile lezione di quello che può portare ad usare un grosso bastone e nessuna carota non da alcun dubbio sulla forma da dare alla cura di Sarkozy: un approccio a due fasi per tagliare il deficit. (La Francia non è l'unica che segue questa via prudenziale. Nonostante le previsioni iniziali secondo cui il nuovo governo italiano avrebbe agito sull'emergenza crescente del debito sia ricercando nuove entrate fiscali sia garantendo profondi tagli ai programmi sociali, il Primo Ministro italiano Mario Monti ha varato un piano con molte nuove tasse e pochissime riforme)(ci sarebbe da discutere su questa osservazione del giornalista, sul fatto che non venga toccato il sistema di welfare italiano ndt).
Ma barando circa il suo sforzo nella riduzione del disavanzo con un'iniziale importanza dell'innalzamento delle tasse a causa dell'avvicinamento delle elezioni, Sarkozy può sistemare la Francia per una decisione di futura – maturando delle decisioni sull'opportunità di prolungare questo approccio o meno a metà del 2012. Il motivo? Gli attuali sondaggi indicano che sia Sarkozy che il suo governo conservatore saranno battuti dai rivali della sinistra che adesso corrono con la promessa di rivedere il back-end del loro deficit e il piano di riduzione del debito – e un cambio del target delle attenzioni fiscali. Gli avversari (ed alcuni analisti indipendente) denunciano che le misure adottate dai conservatori di Sarkozy pesano ingiustamente sulla classe media e sulle famiglie povere, mentre risparmiano i più ricchi. Fosse stata eletta la sinistra, non solo sarebbe incline a colpire i ricchi con molto più che un innalzamento temporaneo della tassa personale del 3-4% previsto dal piano di Sarkozy, ma scaverebbe in profondità nelle oltre 500 esenzioni che proteggono con varie modalità dalla tassazione sulla persona – molte delle quali fanno parte della Francia benestante. I soldi persi dallo Stato a causa di queste esenzioni sono ogni anno 90 miliardi di dollari – facendo mancare allo stato un introito vicino al deficit di bilancio atteso per il 2012. Per questa ragione alcune voci – tra cui alcune del centro e della destra – stanno cercando i ricchi del paese, che de facto sarebbe un risparmio fiscale che potrebbe essere di grande aiuto per l'attuale crisi del debito.
I conservatori francesi di contro ribatto che un aumento delle tasse per le classi agiati semplicemente provocherebbe una fuga di capitali all'estero presso nazioni come la Svizzera o il Lussemburgo – una mossa, sostengono i conservatori, che vedrà i governanti della sinistra aumentare le tasse a tutti i livelli a (parziale) copertura del deficit. Questa è un'accusa che suona ideologica, ma è un'improbabile eventualità. Con il livello generale medio di tassazione del 49.5% per famiglia nel 2010, anche molti economisti sfrenatamente di sinistra dicono che c'è un limite a quanto possono essere alzate le tasse prima che queste colpiscano seriamente il potere d'acquisto – e minare cosi i consumi e la crescita. (Questo può essere vero, ma tasse alte non sono sinonimo di rovina economica o finanziaria. Mentre la Francia è il più alta del 5% rispetto la media europea, è considerevolmente più bassa rispetto a economie robuste come la Svezia, la Danimarca, la Finlandia e la Norvegia). Al contrario, il dibattito in Francia è molto aperto sui ricavi non tassati che per il momento sono coperti da deroghe e scappatoie per i ricchi – e alcune aziende – con un consenso crescente tra il 99% sul fatto che lo Stato dovrebbe prendere più fondi dall'1% privilegiato. Nel frattempo si è anche parlato, nell'eventuale vittoria della sinistra il prossimo anno, della demolizione della complessa e spesso opaca struttura fiscale francese, e sostituirla con una struttura più snella, trasparente ed equa che sposti il peso maggiore della contribuzione sulle spalle dei redditi più alti.
Tutto questo non può che suggerire che c'è un consenso crescente e uniforme sul proteggere il welfare state attraverso l'innalzamento delle tasse – e dove tali aumenti dovrebbero colpire pù duramente. C'è un altro dibattito in Francia, come c'è negli USA o in UK, sulla correttezza, la saggezza o la produttività di “inzuppare i ricchi” con tasse più alte – e lo scontro di opinioni su questo argomento è frontale come in altre parti. Al contrario, il tema di usare le tasse per redistribuire la ricchezza – e salvaguardare il sistema di welfare nazionale nel processo – è non solo un'idea accettata, a differenza di altre nazioni più liberali economicamente come gli Stati Uniti, ma essa è vista come un slam dunk (termine americano per dire schiacciata a canestro, in questo contesto quindi assume un valore altamente positivo essendo la schiacciata molto apprezzata nel gioco del basket ndt) in Francia tale che solo poche persone hanno alzato la voce arrabbiate al vedere il proprio reddito anche più tartassato dal piano di Sarkozy. Quando gli economisti neoliberisti affermano che il welfare state è morto perché non può essere finanziato, i francesi rispondono sottolineando che una tassazione più alta può farlo (almeno fino ad un certo punto).
Segno che i francesi sono ancora francesi – e in un modo che non può non sconcertare e far sorridere le persone in qualsiasi luogo in ugual e opposta misura.

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