venerdì 9 dicembre 2011

E noi siamo pronti? (Dell'ICI e del PD)

Negli ultimi giorni a seguito della manovra economica imposta dal Governo Monti, a causa della sua, secondo molti, iniquità, si è nuovamente sollevato il polverone sul mancato pagamento dell'ICI, da parte della Chiesa Cattolica, sugli immobili parzialmente commerciali - secondo il decreto legge n. 223/2006 l'esenzione per gli immobili di proprietà ecclesiastica «si intende applicabile alle attività che non abbiano esclusivamente natura commerciale».

Fino al suddetto decreto legge il pagamento dell'ICI - oltreché dal concordato Stato-Chiesa - veniva regolato dal Decreto Legislativo 30 Dicembre 1992 n.504 che richiamando il D.P.R. 22 Dicembre 1986 n. 917 sanciva che erano esentati dal pagamento dell'ICI gli immobili degli «enti pubblici e privati diversi dalle società, residenti nel territorio dello Stato, che non hanno per oggetto esclusivo o principale l'esercizio di attività commerciali» che erano «destinati esclusivamente allo svolgimento di attività assistenziali, previdenziali, sanitarie, didattiche, ricettive, culturali, ricreative e sportive».
Si comprende bene che rientrano in questa definizione solo gli immobili della Chiesa Cattolica, cosi come di altre confessioni, adibite esclusivamente a fini spirituali ed assistenziali. 

Nel frattempo la Cassazione (sentenza n. 4645 dell’8 marzo 2004) si è espressa confermando l'obbligatorietà da parte della Chiesa Cattolica di versare l'ICI anche per gli immobili parzialmente adibiti ad attività commerciale. Nonostante ciò il Governo Berlusconi nella finanziaria del 2006 esenta completamente gli immobili di proprietà ecclesiastica, anche con scopi commerciali, dal pagamento dell'ICI. 
Poco dopo cambia il governo e nell'estate del 2006 l'allora Governo Prodi stila il decreto legge n.223/2006 che non torna alla regolamentazione del 1992, ma aggiunge la frase sopraddetta che esenta dal pagamento dell'ICI anche le strutture con fini parzialmente commerciali. Se ciò sia stato fatto in buona o in  malafede questo non ci è dato saperlo, ma fa quanto meno pensare su quale sia oggi l'alternativa nel campo del centrosinistra ad un governo Berlusconiano almeno nel campo dei rapporti con la Chiesa Cattolica. Il Decreto Legge porta in calce le firme di: Prodi, Padoa Schioppa, Bersani in qualità di responsabili dei rispettivi incarichi dell'epoca.

Una decisione certo non felice visto che a seguito della denuncia dei Radicali la Commissione Europea ha deciso di avviare un'inchiesta per sospetti aiuti di Stato alla Chiesa Cattolica nei confronti dell'Italia. 
In particolare i Radicali e successivamente la Commissione Europea si è concentrata su quegli immobili che nell'arco di un anno assumono in alternativa o contemporaneamente sia l'aspetto commerciale che l'aspetto spirituale e/o assistenziale.


È ora utile, per proseguire nel discorso, capire quali siano gli importi di cui stiamo parlando anche considerando che la Chiesa Cattolica, anche attraverso molti enti ad essa collegati, è oggi proprietaria di circa il 22-25% dei valore immobiliare sul suolo italiano. Molti giornalisti ed associazioni si sono occupati della tematica e i dati a disposizione cercando in internet sono dei più vari. La stima che sembra più attendibile è quella che fa la UAAR che quantifica il costo per lo Stato Italiano in mancato pagamento in circa mezzo miliardo l'anno. Una cifra che si posiziona nel mezzo tra quella stimata dall'ANCI nel 2005 (300 milioni di euro) e quella stimata da alcuni libri-inchiesta che stimano la perdita in un miliardo l'anno.

Una cifra comunque considerevole - la città di Roma perde secondo l'ANCI qualcosa come 25-26 milioni l'anno - che in un momento di crisi economica e di profondi tagli strutturali permetterebbe alle casse comunali di tirare un po' il fiato con una buona iniezione di liquidità. Proprio qui sta il punto. L'ICI è una tassa comunale e sostituisce dal 1992 molti dei trasferimenti statali ai comuni. Ma essendo comunale, in mancanza di regole certe è fortemente soggettiva sopratutto se la gestione dei comuni è influenzata da lobby od interessi di enti ed associazioni. In questo senso è emblematica la dichiarazione del ministro Riccardi: «Credo che le attività di culto, culturali della Chiesa siano una ricchezza per il Paese e quindi l'Ici-l'Imu non va pagata. Per quelle che possono essere le attività commerciali gestite dalla Chiesa, dai religiosi, dalle associazioni cattoliche vigilino i Comuni o chi è preposto a questo per vedere se l'imposta viene pagata e intervenga. Inutile fare una grande battaglia. Si tirino fuori i casi, si valuti caso per caso e si intervenga: se c'è stata mala fede - ha concluso Riccardi - si prendano le misure necessarie».
Tralasciando la facile polemica sul fatto che sono importanti tutte le attività di culto e non solo quelle della Chiesa Cattolica e tralasciando il fatto che la polemica è nata su quelle attività non esclusivamente di culto o di assistenza, nelle parole del Ministro troviamo un profondo senso di realismo. 

Siamo cosi sicuri che in un'Italia ancora cosi fortemente influenzata e sottoposta alle gerarchie ecclesiastiche i comuni abbiano la forza, o l'interesse, a far pagare l'ICI alle strutture della Chiesa Cattolica che abbiano delle finalità parzialmente commerciali? Se la malafede è fatta dal controllore ancor prima che dal controllato non è forse il caso che intervenga lo Stato centrale per normare una situazione denunciata anche dalla Corte di Cassazione? E infine, è pronto il Partito Democratico, a Roma e negli enti locali a farsi portavoce di questa istanza? O ci limiteremo a bollare come demagogica l'ennesima proposta dell'IdV per mantenere uno status quo utile a tutti tranne che al paese?

1 commento:

  1. Se c'è da dare del demagogico all'IDV io firmo a prescindere. Poi parliamo pure del merito della questione...

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