mercoledì 28 settembre 2011

L'egemonia culturale


« Per l'imperialismo è più importante dominarci culturalmente che militarmente. La dominazione culturale è la più flessibile, la più efficace, la meno costosa. Il nostro compito consiste nel decolonizzare la nostra mentalità. »
(Thomas Sankara)
Apro questo post con un aforisma di uno sconosciuto presidente e rivoluzionario africano, perchè penso che seppur inserito in un contesto diverso rispetto alla realtà occidentale le parole di Thomas Sankara illustrano bene e in modo semplice l'egemonia culturale teorizzata agli inizi del 1900 da Antonio Gramsci.

Come Sankara diceva che i popoli africani non avrebbero mai potuto liberarsi finché avessero pensato seguendo il modello culturale imposto dagli occidentali, cosi Gramsci teorizzava che finchè l'egemonia culturale di un paese era imposta dalla borghesia il proletariato non avrebbe mai potuto prendere coscienza di se perchè proiettato all'interno di una visione culturale che lo distaccava dalla propria condizione sociale. Una dominazione culturale che è molto più semplice rispetto a quella militare - come dice Sankara - perché volta ad annichilire, non il corpo, ma la mente della popolazione attraverso una proiezione di un mondo in cui tutti sono ricchi e in cui i ricchi sono tali perchè sono i migliori. Il cosiddetto selfmade man.

In altre parole è necessaria una presa di coscienza di stessi e della propria condizione sociale per poter effettuare o quantomeno pensare ad un qualunque cambiamento. Ma la presa di coscienza non può essere singola o di ristretti gruppi di persone. Proprio in questo sta la grande rivoluzione culturale di Antonio Gramsci e proprio su questo il suo pensiero si distacca enormemente da quello di Marx e Lenin.
Il filosofo italiano non crede che le avanguardie rivoluzionarie possano compiere la rivoluzione con un appoggio passivo - se non con un palese contrarietà - dell'intera classe proletaria che ancora non ha raggiunto una coscienza di se.

Secondo Gramsci a questo punto entra in gioco il ruolo della scuola e dei mezzi di comunicazione di massa - che proprio in quegli anni si diffondono con la radio - che diffondono la cultura borghese, o imperialista come nel caso del Burkina Faso e del suo presidente. In altre parole per poter sperare di effettuare una rivoluzione o un cambiamento, devi prima di tutto sovvertire il modello culturale dominante e questo è possibile farlo solamente attraverso i mass media e la scuola, perché da essi partono.


Ma traslando il discorso da una visione rivoluzionaria, cioè dal piano sul quale l'ha impostata Gramsci, ad un piano più prettamente sociale le idee e le concezioni gramsciane rimangono comunque intatte. E chiunque neghi tutto ciò, sopratutto in Italia, dimostra la sua incompletezza politica ed analitica della società.

Questo perché proprio il belpaese è l'esempio portante di come l'imposizione di una visione culturale dominante possa cambiare l'aspetto politico e sociale di un paese. Penso che non sia difficile capire quale sia l'egemonia culturale a cui mi riferisco. In 30 anni la televisione commerciale in Italia ha imposto una propria visione sociale - egemonia culturale - e propri modelli sui quali la popolazione italiana si è poi appiattita. Come teorizzava Gramsci ottant'anni prima un mezzo di comunicazione di massa ha imposto un'ideologia dominante, rendendo impossibile solo immaginare un altro modello di pensiero.
Ma non finisce qui. I cosiddetti Berlusconiani, che a differenza di altri sembra che abbiano ben studiato Gramsci, resosi conto che con i mass media potevano compiere questa imposizione culturale e che al contempo la scuola - altra entità teorizzata da Gramsci - non poteva essere controllata e anzi poteva solo identificare un altro modello ideologico, hanno deciso di rendere nulla tale istituzione. Da qui nasce la distruzione di un istituto che in altri contesti è sempre stato visto che fondamentale per l'imposizione di un modello culturale (vedi come i vari regimi dittatoriale abbiano subito posto mano sulla scuola).

Solo attraverso una presa di coscienza di quanto teorizzato Gramsci e quindi di un successivo contrasto al modello egemonico in questo momento possiamo sperare di combattere la decadenza morale e materiale del belpaese.
Chi denigra o non prende in considerazione tali teorie non può che essere destinato ad continuar ad essere profeta senza patria.

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