L'11 Settembre del 1973 un golpe militare appoggiato dagli Stati Uniti abbatteva il governo democratico di Salvator Allende.
Con il golpe terminavano tre anni di passione e di speranza per il Cile e tutto il Sud America. Si aprivano 17 anni di terrore e di disperazione sotto il pugno di Augusto Pinochet guidato dalla longa mano statunitense che oggi si fa portatrice di democrazia in giro per il mondo.
Un mese dopo, il 12 Ottobre dello stesso anno, su Rinascita usciva un lungo articolo dell'allora segretario del Partito Comunista Italiano, Enrico Berlinguer, che in una ferma e lucida analisi degli avvenimenti tracciava i pericoli per la democrazia italiana. Potete leggere il suo articolo qui.
Di seguito invece il testo dell'ultimo discorso di Salvator Allende al popolo cileno trasmesso dalla radio nazionale.
“Sicuramente questa sarà l'ultima opportunità in cui
posso rivolgermi a voi. La Forza Aerea ha bombardato le antenne di Radio
Magallanes. Le mie parole non contengono amarezza bensì disinganno. Che
siano esse un castigo morale per coloro che hanno tradito il
giuramento: soldati del Cile, comandanti in capo titolari, l'ammiraglio
Merino, che si è autodesignato comandante dell'Armata, oltre al signor
Mendoza, vile generale che solo ieri manifestava fedeltà e lealtà al
Governo, e che si è anche autonominato Direttore Generale dei
carabinieri. Di fronte a questi fatti non mi resta che dire ai
lavoratori: Non rinuncerò!
Trovandomi in questa tappa della storia, pagherò con la vita la
lealtà al popolo. E vi dico con certezza che il seme affidato alla
coscienza degna di migliaia di Cileni, non potrà essere estirpato
completamente. Hanno la forza, potranno sottometterci, ma i processi
sociali non si fermano né con il crimine né con la forza. La storia è
nostra e la fanno i popoli.
Lavoratori della mia Patria: voglio ringraziarvi per la lealtà che
avete sempre avuto, per la fiducia che avete sempre riservato ad un uomo
che fu solo interprete di un grande desiderio di giustizia, che giurò
di rispettare la Costituzione e la Legge, e cosi fece. In questo momento
conclusivo, l'ultimo in cui posso rivolgermi a voi, voglio che traiate
insegnamento dalla lezione: il capitale straniero, l'imperialismo, uniti
alla reazione, crearono il clima affinché le Forze Armate rompessero la
tradizione, quella che gli insegnò il generale Schneider e riaffermò il
comandante Ayala, vittime dello stesso settore sociale che oggi starà
aspettando, con aiuto straniero, di riconquistare il potere per
continuare a difendere i loro profitti e i loro privilegi.
Mi rivolgo a voi, soprattutto alla modesta donna della nostra terra,
alla contadina che credette in noi, alla madre che seppe della nostra
preoccupazione per i bambini. Mi rivolgo ai professionisti della Patria,
ai professionisti patrioti che continuarono a lavorare contro la
sedizione auspicata dalle associazioni di professionisti, dalle
associazioni classiste che difesero anche i vantaggi di una società
capitalista.
Mi rivolgo alla gioventù, a quelli che cantarono e si abbandonarono
all'allegria e allo spirito di lotta. Mi rivolgo all'uomo del Cile,
all'operaio, al contadino, all'intellettuale, a quelli che saranno
perseguitati, perché nel nostro paese il fascismo ha fatto la sua
comparsa già da qualche tempo; negli attentati terroristi, facendo
saltare i ponti, tagliando le linee ferroviarie, distruggendo gli
oleodotti e i gasdotti, nel silenzio di coloro che avevano l'obbligo di
procedere.
Erano d'accordo. La storia li giudicherà.
Sicuramente Radio Magallanes sarà zittita e il metallo tranquillo
della mia voce non vi giungerà più. Non importa. Continuerete a
sentirla. Starò sempre insieme a voi. Perlomeno il mio ricordo sarà
quello di un uomo degno che fu leale con la Patria.
Il popolo deve difendersi ma non sacrificarsi. Il popolo non deve farsi annientare né crivellare, ma non può nemmeno umiliarsi.
Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino.
Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il
tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si
apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l'uomo libero, per
costruire una società migliore.
Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori!
Queste sono le mie ultime parole e sono certo che il mio sacrificio
non sarà invano, sono certo che, almeno, sarà una lezione morale che
castigherà la fellonia, la codardia e il tradimento.”
Santiago del Cile, 11 settembre 1973
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