lunedì 19 settembre 2011

Mediterraneum Mare Nostrum

Così usavano dire gli antichi romani parlando di quel pentolone di culture e di popoli che è sempre stato il Mar Mediterraneo. Con tale locuzione i latini intendevano rimarcare il loro dominio politico militare ed economico su questo grande bacino idrico che si estende dal Medio Oriente fino alle Colonne d'Ercole e quindi all'Oceano Atlantico.
Una vocazione quella verso il Mediterraneo che ha sempre caratterizzato le popolazioni che hanno vissuto nella penisola italiana. Come non ricordare le quattro repubbliche marinare e i loro commerci che vissero poi il successivo declino in concomitanza con il declino dell'importanza del Mediterraneo. E cosi fino al XX secolo e alla follia imperiale del del fascismo che desiderava conquistarsi anch'esso un posto al sole. Nessun paese è più legato al Mar Mediterraneo dell'Italia che ne ha segnato e seguito le sorti per oltre 2000 anni.

E' in questo senso che va letta la politica filo araba intrapresa dai governi italiani degli anni '80. Il tentativo di riacquistare una posizione di leader, non più militare ma diplomatico, nel Mar Mediterraneo ha portato i governi del belpaese a distaccarsi dalla politica americana e ad intraprendente un percorso diplomatico volto alla ricerca di un'autonomia che non si è poi mai concretizzata anche e sopratutto per la discesa in campo di Silvio Berlusconi.
Dico fino a Berlusconi perchè fino agli inizi degli anni '90 del XX secolo l'Italia ha avuto le potenzialità per essere il leader geografico dell'area e di conseguenza la capacità di essere la cerniera tra l'Europa del nord e il mondo Mediterraneo. In questo senso vanno intesi gli interventi come forze di peacekeeping delle forze armate italiane in Libano - l'ultima volta sotto il governo Prodi - e gli interventi diplomatici nelle varie crisi che si sono susseguite nell'area, di cui la più famosa è sicuramente quella relativa alla nave Achille Lauro e al successivo incidente di Sigonella, entrambi legati ad un episodio della controversa questione isrealopalestinese.
Ma con i vari governi Berlusconi tutti questi sforzi sono sempre stati resi vani, sia dalla poca considerazione che gode il Presidente del Consiglio all'estero, sia dalla maldestra gestione della macchina diplomatica italiana.
Tale situazione politica non solo non ha più permesso all'Italia di mostrarsi come serio interlocutore per i popoli arabi, ma ne ha addirittura aggravato la situazione, accostando il governo italiano ai dittatori dell'area nordafricana.

Siamo cosi giunti alla paradossale situazione che quando nei prossimi giorni all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si discuterà delle situazioni palestinese e libica, l'unico capo di governo che non sarà presente sarà il nostro Silvio Berlusconi. Mentre per le altre nazioni parleranno i vari Obama, Sarkozy, Cameron, Merkel ed altri, per l'Italia parlerà il ministro Franco Frattini, imbarazzante in altre sue uscite e certamente non al livello di un capo di Governo, per quanto questi sia Silvio Berlusconi.

E cosi ancora una volta, mentre a New York andrà in scena la politica mondiale che getterà le basi per le future relazioni economico politiche e per la futura governance mondiale noi italiani come al solito discuteremo di veline e di escort.

Per saperne di più puoi leggere l'articolo de L'Unità a firma di Umberto De Giovannangeli.

Nessun commento:

Posta un commento