lunedì 5 settembre 2011

Anche in guerra si può scegliere


"In Italia c'era quasi una guerra civile. Se me l'avessero ordinato, avrei ucciso. Per fortuna non è mai successo, e non ho mai pensato fosse una via d'uscita" Cesare Battisti
Sono queste alcune delle parole che il leader dei Pac ha rilasciato ad un giornale brasiliano in questi giorni e che sono poi state riprese dalla versione online di La Repubblica.
Battisti giustifica il ricorso alla violenza e all'assassinio con la presenza di una guerra civile in corso in quegli anni nel nostro paese.
E non si può dargli torto. Non sul ricorso alla violenza, ma quanto sulla presenza in quegli anni di una vera guerra civile, fatta non solo con le armi. 
Erano anni difficili e pericolosi, anni che la stessa Brescia ha ben impressi nella propria memoria storica, anni di bombe e di stragi di destra e attentati di sinistra. Erano gli anni delle stragi di stato e delle interferenze dei servizi segreti stranieri con i quali so progettavano e si millantavano golpe militari e reazionari. 
Era un periodo di contrapposizione anche ideologica con i due blocchi - l'est e l'ovest - che guidavano più o meno direttamente tutte le trame del belpaese. 
Eppure non possiamo usare tutto ciò come giustificazione a chi uso la violenza. Dal terrorista rosso a quello di stato passando per i terroristi neri. 
Anche in guerra l'essere umano ha la facoltà  scegliere, di decidere da che parte stare. In guerra l'uomo ha il dovere di chiamarsi fuori, di fermarsi e di pensare. 
Di pensare che la strada della violenza non porta a nulla, che quella intrapresa non era la strada giusta, e che il fuoco non si spegne con il fuoco. La violenza dello stato, o dei suoi organi deviati, non può giustificare quello che è stato fatto nel nome delle più diverse ideologie. 
Ma sopratutto avrebbe - e non solo lui - dovuto fermarsi a pensare e ad osservare tutta quella moltitudine di persone che ogni giorno portavano avanti la propria protesta e la propria lotta contro un mondo che volevano cambiare. Una lotta pacifica, fatta di ideali e di impegno e non di pistole o di bombe. 
Ma le bombe e le pistole possono coprire le proprie insicurezze, le proprie debolezze, la strada della non violenza no. La non violenza ti obbliga al confronto, a metterti in discussione, atto troppo difficile per i deboli. 

Ed oggi queste sue frasi non possono che essere lette come l'ennesima ricerca di una giustificazione morale a questa sua debolezza che non gli ha permesso di fermarsi e di ragionare quando avrebbe dovuto.

1 commento:

  1. Contesto assolutamente che in quegli anni fosse in atto una guerra civile.

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