sabato 21 maggio 2011

Brescia, Pisapia & Università

A Milano il candidato del centro sinistra, Giuliano Pisapia, oltre a presentare la sua figura gentile, caso più unico che raro, ha presentato anche un corposo programma su come intende agire per cambiare Milano e farla ritornare quel motore economico e morale di inizio anni '90.

In particolare, per l'importanza che la città riveste nel campo della cultura, è degno di nota il capitolo che Pisapia dedica alla cultura e più specificatamente all'Università. Egli porta 6 punti di sviluppo per la vita universitaria, non vista come un qualcosa chiuso all'interno delle quattro mura degli atenei, ma che si allarga ad abbracciare tutta la città di Milano, riconoscendo cosi lo status di studente universitario, e non di semplice cittadino che per propria scelta frequenta gli studi universitari nella capitale lombarda.
Potete leggere il suo programma cliccando qui e leggendo da pagina 29.



Pisapia ha capito quelli che molti politici e rappresentanti fanno fatica a capire, in Italia e anche a Brescia.
La crisi economica che stiamo attraversando ha dimostrato ancora una volta che per innovarci - non solo economicamente - e per essere produttivi è necessario investire nella ricerca e nella cultura. Un investimento che non deve però fermarsi ai finanziamenti alla ricerca o alla didattica, ma che deve incentivare in modo serio lo studente universitario ad essere un esploratore della cultura e del sapere a 360°. Oltreché incentivare la formazione dello specialista, bisogna incentivare la formazione del cittadino.

Tutto ciò è ancora più impellente nel territorio comunale e provinciale bresciano, che data la sua natura fortemente secondaria incapace di innovarsi, ha sofferto fortemente la crisi. La città di Brescia, dall'amministrazione alla cittadinanza, non ha mai capito la grande opportunità di trasformarsi da città industriale e locale in città universitaria ed europea.

Questo è stato il limite delle amministrazioni comunali che si sono succedute fino ad oggi. L'Ateneo cittadino viene fondato nel 1983 partendo dalle allora sedi distaccate del politecnico di Milano. In oltre 25 anni la Statale si è allargata arrivando ad avere 4 facoltà e circa 15mila studenti. E' stato però uno sviluppo proiettato al proprio interno, uno sviluppo autoreferenziale, senza grandi aperture verso la città per colpe individuabili da una parte e dall'altra.
Se si esclude il progetto Carmine, partito bene ma poi stoppatosi probabilmente per paure elettorali, nulla è stato fatto dalle varie giunte di centrosinistra che si sono succedute, e meno di nulla è stato fatto dall'attuale giunta di centrodestra che mai si è spinta oltre gli spot elettorali.
Lo studente ancora una volta viene visto come un semplice cittadino - sul quale fare propaganda politica - a cui non vengono riconosciute esigenze specifiche o l'essere una forza propulsiva per lo sviluppo economico della città.
Arriviamo cosi a non aver alcun tipo di incentivo, in termini di servizi, per gli studenti che frequentano gli Atenei cittadini, limitando cosi l'afflusso di studenti fuorisede e/o pendolari. Fatto ancor più grave si chiude il centro storico alla vita studentesca notturna, costringendo gli studenti ha cercare lo svago dall'attività didattica fuori dalla città.
Brescia che per la sua natura potrebbe essere polo attrattivo per molti studenti stranieri, frena questa internazionalizzazione per mancanza di servizi dedicati agli stessi, tra i quali sicuramente è da segnalare una mancanza a livello di lingua inglese sui servizi offerti dalla città.

Qual è allora la soluzione per portare Brescia ad un livello europeo?
Innanzitutto un riconoscimento sostanziale, oltreché formale, della rappresentanza degli studenti. Essi essendo in primis studenti sono a conoscenza delle necessità dei propri colleghi e possono essere la cartina tornasole degli interventi effettuati dall'amministrazione comunale.
Di pari passo dovrebbe esserci un riconoscimento di uno status di cittadinanza studentesca che stabilisca diritti e doveri degli studenti universitari indipendentemente dalla propria residenza e nazionalità. Gli studenti con il loro frequentare e vivere la città portano ricchezza e fanno girare l'economia, ma in cambio necessitano di alcuni servizi specifici che possono essere forniti solamente riconoscendo lo status sociale di studente universitario.

Dopo questi primi due step, fondamentali, una sinergia tra i due ambiti, quello amministrativo e quello rappresentativo studentesco, non può che portare ad una vera integrazione tra la città e i suoi Atenei che renda Brescia una città universitaria punto di riferimento a livello nazionale.

E' questa la grande sfida che il centro sinistra dovrà affrontare tra due anni.

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