Come molti di voi
sapranno, quest'estate è stata stilata dal ministero dell'università
e della ricerca (MIUR) una classifica sugli atenei italiani,
succesivamente pubblicata anche dal Corriere della Sera, che
ha visto il nostro Ateneo posizionarsi in 33° posizione, primo dei
bocciati. Oltre al normale danno d'immagine procurato da tale
classifica, c'è da annotare anche un danno economico nella quota di
200.000 euro in meno sull'FFO (fondo di finanziamento ordinario), che
si va a sommare ai già consistenti tagli effettuati con l'ormai
tristemente famosa 133.
La classifica è stata
però fortemente criticata sia dagli addetti ai lavori, sia dagli
studenti che hanno individuato diversi punti controversi e mal posti,
oltrechè una strana distribuzione dei "premi" e
delle "punizioni" usciti da tali votazioni. Con
questo documento non si desidera entrare nelle questione legislative
ed economiche, per le quali vi rimandiamo ad altre pubblicazioni, tra
le quali quelle della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università
Italiane) e quelle dell'UdU (Unione degli Universitari). Al
contrario, si vuole dare una panoramica generale dei punti che hanno,
a nostro avviso, penalizzato diversi atenei tra cui il nostro. La
trattazione verrà scomposta in diversi punti che verranno poi
analizzati singolarmente per far meglio comprendere la critica
portata ad essi.
- I dati usati per la
classifica sono vecchi : i dati utilizzati per stilare la
classifica risalgono anche all'anno accademico 2001/02, sono dunque
dati vecchi che non fotografano la situazione attuale, ma quella di
circa 10 anni fa. Il periodo preso in analisi è diverso rispetto a
quella attuale, in quanto vedeva in piena coabitazione due
ordinamenti profondamente diversi che in alcuni casi ha creato non
pochi problemi agli studenti e alle università. Inoltre per le
università più recenti i vecchi dati sono ancora più falsati in
quanto fotografano una realtà ancora poco sviluppata che ha però
avuto la possibilità di progredire in questi 10 anni.
-
I dati sono forniti dalle
università : i dati
forniti per stilare la classifica ministeriale, vengono forniti dagli
stessi Atenei. Gli stessi hanno tutto l'interesse a comparire
virtuosi e ben funzionanti, anche a discapito della vericidità dei
dati inviati. L'inviare i dati "manipolati" è permesso anche da regolamenti ministeriali mal formulati che non fissato regole stringenti.
- Il primo anno lo
studente deve conseguire 40 CFU : uno dei punti di valutazione è
la percentuale di studenti che passano al secondo anno avendo
acquisito almeno 40 crediti formativi, questo per valutare la
dispersione universitaria (si pressuppone che si abbandoni per una
questione di aver fatto pochi esami durante il primo anno). Questo
punto può essere critica sotto due punti di vista, uno prettamente
legislativo, l'altro di etica. Per quanto riguarda il punto
prettamente giuridico, in tutta Italia al primo anno del corso di
Medicina e Chirurgia, sono coseguibili al massimo 35 CFU (questo
perchè i restanti sono dati da corsi biannuali, durante il primo
anno si acquisisce esclusivamente la frequenza), quindi abbiamo che
tutti gli studenti di Medicina e Chirurgia sono dei potenziali
ritirati (cosa che sappiamo è molto lontana dalla verità). Il
problema principale, riguarda proprio il punto precedente. Grazie ad
un buco legislativo, alcune università assegnano i crediti anche
semplicemente per la frequenza senza attendere la verifica di tali
CFU attraverso un esame. In questo modo le università furbe
si avvantaggiano in classifica sulle università oneste (tra le quali
figura Brescia). Per quanto riguarda invece il punto di vista etico,
tale parametro di giudizio, invoglia le università a promuovere
tutti gli studenti con il 18 politico, cosi da non perdere punti e di
conseguenza fondi di finanziamento. Tutto il contrario di quello che
si vorrebbe quando si parla di premiare il merito e coloro che
studiano, il ministero punisce le università che cercano di
selezionare l'eccellenza, cercano un appiattimento dei laureati
italiani che non a certamente bene nè alla ricerca nè al mercato
del lavoro.
- vengono messe sullo
stesso piano facoltà scientifiche e facoltà umanistiche : con
tutto il rispetto che proviamo per le facoltà umanistiche, tale
graduatoria pone sullo stesso livello una laurea di Ingegneria con
una umanistica. Pensiamo che sia oggettivamente più difficile
ottenere 40 CFU presso facoltà come la nostra che non presso facoltà
più "facili". In questo modo il ministero invoglia
a creare corsi e facoltà con il solo scopo di creare laureifici per
tenere alto il punteggio all'interno della classifica. Conseguenza
che è tutto l'opposto dell'obbiettivo dichiarato dal ministro:
abbattere i costi cancellando i corsi inutili.
- equiparazione
della ricerca dei grandi atenei con quelle delle piccole università
: uno dei punti riguarda la quantità di fondi ricevuti da Bruxelles
per i propri piani di ricerca. In questo modo si confrontano i grandi
Atenei e Politecnici certamente più
propensi ad intercettare fondi europei con i piccoli atenei più
legati al territorio e quindi che fanno ricerche più mirate alle
necessità locali, ricerche certamente utili entrambe, ma con input e
obbiettivi diversi. Oltre a questa differenza, possiamo individuare
anche un confronto tra ricerca scientifica e ricerca umanistica, con
la prima certamente più richiesta e ricca di fondi, ma non per
questo sempre più importante. Da questo punto sembrerebbe intenzione
del ministro, il creare due categorie. I grandi Atenei con finalità
di didattica e di ricerca, e i piccoli atenei (tra cui sicuramente
Brescia) con esclusivamente finalità di didattica, senza pensare che
in questo modo si penalizza ancor di più la ricerca in Italia e si
accentua il già grave fenomeno della fuga dei cervelli, che saranno
costretti ad andare ancor di più all'estero per cercare luoghi dove
fare attività di ricerca.
- nella classifica non
viene conteggiata l'amministrazione del proprio FFO : nella
classifica, non c'è alcun punto che prenda in esame come è stato
amministrato il proprio FFO
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