domenica 13 settembre 2009

Della classifica ministeriale


Come molti di voi sapranno, quest'estate è stata stilata dal ministero dell'università e della ricerca (MIUR) una classifica sugli atenei italiani, succesivamente pubblicata anche dal Corriere della Sera, che ha visto il nostro Ateneo posizionarsi in 33° posizione, primo dei bocciati. Oltre al normale danno d'immagine procurato da tale classifica, c'è da annotare anche un danno economico nella quota di 200.000 euro in meno sull'FFO (fondo di finanziamento ordinario), che si va a sommare ai già consistenti tagli effettuati con l'ormai tristemente famosa 133.

La classifica è stata però fortemente criticata sia dagli addetti ai lavori, sia dagli studenti che hanno individuato diversi punti controversi e mal posti, oltrechè una strana distribuzione dei "premi" e delle "punizioni" usciti da tali votazioni. Con questo documento non si desidera entrare nelle questione legislative ed economiche, per le quali vi rimandiamo ad altre pubblicazioni, tra le quali quelle della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e quelle dell'UdU (Unione degli Universitari). Al contrario, si vuole dare una panoramica generale dei punti che hanno, a nostro avviso, penalizzato diversi atenei tra cui il nostro. La trattazione verrà scomposta in diversi punti che verranno poi analizzati singolarmente per far meglio comprendere la critica portata ad essi.

- I dati usati per la classifica sono vecchi : i dati utilizzati per stilare la classifica risalgono anche all'anno accademico 2001/02, sono dunque dati vecchi che non fotografano la situazione attuale, ma quella di circa 10 anni fa. Il periodo preso in analisi è diverso rispetto a quella attuale, in quanto vedeva in piena coabitazione due ordinamenti profondamente diversi che in alcuni casi ha creato non pochi problemi agli studenti e alle università. Inoltre per le università più recenti i vecchi dati sono ancora più falsati in quanto fotografano una realtà ancora poco sviluppata che ha però avuto la possibilità di progredire in questi 10 anni.

- I dati sono forniti dalle università : i dati forniti per stilare la classifica ministeriale, vengono forniti dagli stessi Atenei. Gli stessi hanno tutto l'interesse a comparire virtuosi e ben funzionanti, anche a discapito della vericidità dei dati inviati. L'inviare i dati "manipolati" è  permesso anche da regolamenti ministeriali mal formulati che non fissato regole stringenti.

- Il primo anno lo studente deve conseguire 40 CFU : uno dei punti di valutazione è la percentuale di studenti che passano al secondo anno avendo acquisito almeno 40 crediti formativi, questo per valutare la dispersione universitaria (si pressuppone che si abbandoni per una questione di aver fatto pochi esami durante il primo anno). Questo punto può essere critica sotto due punti di vista, uno prettamente legislativo, l'altro di etica. Per quanto riguarda il punto prettamente giuridico, in tutta Italia al primo anno del corso di Medicina e Chirurgia, sono coseguibili al massimo 35 CFU (questo perchè i restanti sono dati da corsi biannuali, durante il primo anno si acquisisce esclusivamente la frequenza), quindi abbiamo che tutti gli studenti di Medicina e Chirurgia sono dei potenziali ritirati (cosa che sappiamo è molto lontana dalla verità). Il problema principale, riguarda proprio il punto precedente. Grazie ad un buco legislativo, alcune università assegnano i crediti anche semplicemente per la frequenza senza attendere la verifica di tali CFU attraverso un esame. In questo modo le università furbe si avvantaggiano in classifica sulle università oneste (tra le quali figura Brescia). Per quanto riguarda invece il punto di vista etico, tale parametro di giudizio, invoglia le università a promuovere tutti gli studenti con il 18 politico, cosi da non perdere punti e di conseguenza fondi di finanziamento. Tutto il contrario di quello che si vorrebbe quando si parla di premiare il merito e coloro che studiano, il ministero punisce le università che cercano di selezionare l'eccellenza, cercano un appiattimento dei laureati italiani che non a certamente bene nè alla ricerca nè al mercato del lavoro.

- vengono messe sullo stesso piano facoltà scientifiche e facoltà umanistiche : con tutto il rispetto che proviamo per le facoltà umanistiche, tale graduatoria pone sullo stesso livello una laurea di Ingegneria con una umanistica. Pensiamo che sia oggettivamente più difficile ottenere 40 CFU presso facoltà come la nostra che non presso facoltà più "facili". In questo modo il ministero invoglia a creare corsi e facoltà con il solo scopo di creare laureifici per tenere alto il punteggio all'interno della classifica. Conseguenza che è tutto l'opposto dell'obbiettivo dichiarato dal ministro: abbattere i costi cancellando i corsi inutili.

- equiparazione della ricerca dei grandi atenei con quelle delle piccole università : uno dei punti riguarda la quantità di fondi ricevuti da Bruxelles per i propri piani di ricerca. In questo modo si confrontano i grandi Atenei e Politecnici certamente più propensi ad intercettare fondi europei con i piccoli atenei più legati al territorio e quindi che fanno ricerche più mirate alle necessità locali, ricerche certamente utili entrambe, ma con input e obbiettivi diversi. Oltre a questa differenza, possiamo individuare anche un confronto tra ricerca scientifica e ricerca umanistica, con la prima certamente più richiesta e ricca di fondi, ma non per questo sempre più importante. Da questo punto sembrerebbe intenzione del ministro, il creare due categorie. I grandi Atenei con finalità di didattica e di ricerca, e i piccoli atenei (tra cui sicuramente Brescia) con esclusivamente finalità di didattica, senza pensare che in questo modo si penalizza ancor di più la ricerca in Italia e si accentua il già grave fenomeno della fuga dei cervelli, che saranno costretti ad andare ancor di più all'estero per cercare luoghi dove fare attività di ricerca.

- nella classifica non viene conteggiata l'amministrazione del proprio FFO : nella classifica, non c'è alcun punto che prenda in esame come è stato amministrato il proprio FFO

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